Richard Throop Headrick

Richard Throop Headrick
L’eroe bambino del cinema muto che bombardò Trento e la Portèla

Richard Throop Headrick a sei mesi nuota a dorso,
a tre anni fu scritturato a Los Angeles, a cinque era già un divo, a otto
divenne predicatore e a 15 entrò nell’aviazione.
E poi finì sui cieli di Trento

La morte sul quartiere della Portèla arrivò all’improvviso
e lo stupore fu talmente grande che per un momento
superò addirittura ciò che accadde immediatamente dopo.

Infatti, nessuno degli abitanti dell’antico borgo di Trento
se lo aspettava quel tremendo bombardamento,
men che meno l’immane strage che poi causò fra la popolazione.

Richard Throop Headrick
Si scava fra le macerie in cerca di superstiti.  Foto Fondazione Museo Storico del Trentino

Sì, è pur vero che da parecchio tempo si vedevano alti nel cielo gli aerei alleati
che andavano a bombardare le città della Germania,
ma da sempre correva voce che sarebbe stato impossibile
che all’aviazione americana o inglese potesse interessare Trento
perché città molto piccola e insignificante dal punto di vista strategico
e troppo incassata fra le montagne.

In più, girava da tempo la “leggenda”
che fra la Paganella e il Bondone spirasse in quota
una corrente talmente forte da rendere impossibile
agli aerei bombardare il centro abitato.

Erano quelli i giorni incerti di un’Italia sfinita e allo sbando.
Il 25 luglio era caduto il fascismo e Mussolini era stato arrestato,
mentre di lì a pochi giorni si sarebbe consumato anche in Trentino
un secondo “rebalton” dopo quello tristemente noto del 1918.

Infatti, l’8 settembre ci sarebbe stato l’armistizio:
da quel momento in avanti chi ieri era stato l’alleato,
ora sarebbe diventato il nemico;
così come l’avversario del giorno prima,
adesso avrebbe assunto il ruolo del “liberatore”.

Il 12 settembre, poi, il Duce sarebbe stato liberato dal Gran Sasso
e avrebbe fondato a Salò la Repubblica Sociale Italiana
la quale avrebbe causato altri lutti al Paese.

Infine, in Trentino-Alto Adige l’autorità civile e militare
sarebbe passata direttamente alle dipendenze dei tedeschi,
diventando il nostro territorio, di fatto,
un’ulteriore provincia del Reich: l’Alpenvorland.

Il tragico 2 settembre 1943

In questo quadro confuso e desolante,
la guerra, comunque, andava avanti.
L’esercito alleato, sbarcato un mese prima in Sicilia,
continuava la sua lenta avanzata lungo la Penisola
bombardando ponti, ferrovie e luoghi strategici
per impedire da nord i rifornimenti all’esercito tedesco.

Fu dunque all’interno di quel piano bellico che gli americani
programmarono il loro primo bombardamento su Trento.
E quel tragico 2 settembre 1943 lascerà per sempre nella popolazione trentina
una ferita talmente profonda da non poter più essere rimarginata.

A lato della Torre Vanga, alcuni giorni dopo il bombardamento Foto Fondazione Museo Storico del Trentino

In uno sforzo per ricordare quella data
che segnò la morte di quasi duecento persone,
in anni recenti la storiografia ufficiale
ha fornito qualche contributo alla verità.

Chi scrive si appresta a realizzare,
in collaborazione con il regista Federico Maraner,
un documentario sui bombardamenti di Trento,
dando però all’indagine storica un taglio diverso dai precedenti,
puntando essenzialmente su quelle che furono le vittime “bambine”
di quell’atroce avvenimento di guerra.

La scoperta

E nell’indagare su coloro che furono i martiri innocenti della Portèla,
per la prima volta si cercherà di rappresentare anche chi era “sopra”,
quelli cioè che impropriamente potremmo chiamare i “carnefici”,
quelli che dall’alto, stretti pericolosamente nei loro bombardieri,
ubbidendo agli ordini superiori lanciarono in pochi minuti su Trento
circa 34 tonnellate di bombe.

Iniziata pochi mesi fa, di quest’indagine possiamo ora dire
di avere già la prima scoperta e cioè il nome di colui
che si trovava al comando di quella missione.

Ma non è un nome qualsiasi quello che abbiamo rintracciato
negli archivi USA grazie all’Associazione Aerei Perduti:
è un personaggio singolare, una personalità poliedrica,
un protagonista-bambino degli anni Venti,
all’epoca conosciuto in tutti gli Stati Uniti
e probabilmente anche in Europa.

La mattina del 2 settembre 1943, prima di mezzogiorno,
il capitano Richard Throop Headrick si trovava ai comandi del suo B17
(comunemente chiamato “Fortezza volante”),
un bombardiere pesante quadrimotore.

Richard Throop Headrick
Richard Throop Headrick fotografato 50 anni dopo davanti ad una Fortezza Volante

Al contempo era anche il primo responsabile della missione
partita alle 7 dall’aeroporto di Massicault in Tunisia
con il preciso obbiettivo di bombardare il cavalcavia,
il nodo stradale e la ferrovia (“Railroad Junction”)
nei pressi della stazione di Trento.

Con lui sull’aereo c’erano altri nove ragazzi
e altrettanti ne contava ognuno degli altri B17
che componevano la squadriglia.

Con ventisette anni d’età già vissuti intensamente, stavolta il suo destino
non era dipeso da lui, ma erano state le vicende belliche
che lo avevano spedito in Europa su di un bombardiere
a combattere dal cielo i nazifascisti.
Proprio lui, Richard Throop Headrick, giovanissimo capitano (poi colonnello)
che sugli aerei ci stava già da 11 anni e che in gioventù aveva fatto ben altro.

Richard Throop Headrick.  Il ragazzo prodigio

Richard Throop Headrick era nato il 19 aprile 1917 a Chico,
in California, in una famiglia religiosa e tradizionalista.
Suo padre era un pastore evangelico
e la madre una donna molto devota e dedita alla famiglia.

Il piccolo Richard Throop Headrick sin dai primi anni
si dimostrò un bambino molto intelligente,
al di sopra della media dei coetanei,
un bimbo prodigio come si diceva già allora.

I suoi biografi raccontano che “Itchie”
(come veniva chiamato in famiglia)
amava molto stare in piscina a tal punto
che già a sei mesi riusciva a nuotare a dorso.

All’età di due anni i cineasti iniziarono a interessarsi di lui
proprio grazie a questa sua incredibile abilità nel nuoto
e il suo debutto cinematografico avvenne nel 1919
in “Should a Woman Tell”.

Era l’epoca del film muto e grazie alla sua capacità
di sapersi destreggiare con naturalezza sul set, all’età di tre anni
Richard Throop Headrick fu scritturato a Los Angeles come attore giovanile
e si fece un nome soprattutto con il film “The Woman in Her Home”
prodotto da Mildred Harris, moglie di Charlie Chaplin.

Richard Throop Headrick
Richard Throop Headrick da bimbo sul set di un film

A 5 anni, le riviste popolari erano innamorate di lui.
“Picture Play” arrivò addirittura a dichiarare
che “la stella del piccolo Richard Throop Headrick
era destinata a un lungo splendore nei cieli cinematografici”.

Le riprese dei film per i quali il bambino veniva richiesto
erano però lunghe e massacranti, per cui, al fine di tutelarne la crescita,
i genitori pretesero dalla Harris la stipula di un contratto
che garantiva a Richard “un pisolino ogni pomeriggio,
programmando un calendario che non interferisse con i suoi pasti regolari
e la proibizione di passare più tempo del necessario negli studios”.

Richard Throop Headrick
Richard Throop Headrick nel film “Hearts Aflame” del 1923 aveva sei ann

La presenza sul set cinematografico non interferì comunque
con le altre passioni di Richard. Nonostante i 19 film girati in quegli anni,
lui continuò a nuotare vincendo coppe e medaglie nelle gare di nuoto e di tuffi
e iniziò pure a suonare il violino.

Anche in questo caso dimostrò doti non comuni e un talento incredibile.
All’età di 5 anni dalla stampa sportiva fu indicato
come “il nuotatore più talentuoso di questi anni”.
Così che quando alcuni anni dopo fu annunciato il suo nuovo impegno
in tutt’altro settore, questo fu accolto dall’opinione pubblica
con enorme stupore e pure con grande dispiacere.

Da li in avanti Richard Throop Headrick
sarebbe stato chiamato “The litte minister”.

Richard Throop Headrick. Da attore a pastore evangelico

Era accaduto – non si sa bene come – che all’improvviso,
all’età di 8 anni, il piccolo attore di successo,
conteso da tutte le case cinematografiche americane,
lasciasse il set per iniziare a “interpretare” un altro ruolo:
quello del pastore evangelico.

Tuttavia, non si trattò di una scelta circoscritta alla sfera privata,
in quanto la decisione andò a rafforzare ulteriormente la sua celebrità
attraverso i suoi sermoni che venivano regolarmente trasmessi per radio.

Richard Throop Headrick stesso, accompagnato dai genitori,
iniziò a tenere conferenze negli Stati occidentali
mentre i giornali parlavano con entusiasmo di lui,
sottolineando come “i suoi sermoni fossero istruttivi
e portassero gli ascoltatori a vivere una vita più profondamente cristiana”.

Nel 1927 gli verrà pure dedicata una biografia
dal titolo History of Richard Headrick “The Little Minister”.

Richard Throop Headrick. E infine aviatore

Fu negli anni successivi che l’ormai quindicenne Richard Throop Headrick
conobbe Orville Wright, il più grande pioniere del volo
(figlio anche lui di un pastore evangelico),
diventando anni dopo pure amico di Charles Linbergh,
il trasvolatore dell’Atlantico.

Da quella prima amicizia scoccò una nuova scintilla,
quella che lo portò in breve tempo a diventare
uno fra i più giovani aviatori degli States.
Da lì in poi, la sua nuova carriera di pilota sarà ricca di successi
così come prima lo era stata quella di attore e di predicatore.

Si arruolerà dapprima nella Royal Canadian Air Force
e poi nella U.S. Army Air Force, la quale con l’inizio della guerra
lo invierà, ai primi del ’43, in Europa.

Richard Throop Headrick. La Portéla

Ed è proprio da qui, da quest’ultima tappa
della vita di Richard Throop Headrick,
che torniamo là dove avevamo iniziato questa nostra storia,
al 2 settembre 1943, al decollo, cioè, di 90 bombardieri
dalla base alleata in Tunisia e al loro volo verso il Trentino.

È da dire, tuttavia, che di quel folto gruppo di B17
del 2nd Bomber Group USAAF decollati in contemporanea
verso il Nord Italia, non tutti raggiunsero Trento
perché molti di essi avevano l’ordine di colpire altre città e poi rientrare alla base,
altri, ancora, quello di proseguire e bombardare Bolzano.

In più, nel risalire la Penisola,
qualche Flying Fortress era stata anche abbattuta
dai caccia Luftwaffe o dalla contraerea tedesca.

Sui cieli di Trento, dunque, si presentarono in diciannove,
come descrive lo storico Charles Richards nel suo libro “Second was First”
attingendo dai report originali della missione.
Il leader del gruppo, conferma lo storico, è Richard Throop Headrick.

Poi il rapporto prosegue col linguaggio tecnico dei militari:
“Gli aerei rilasciano 152 bombe da 500 libbre
(poco più di 2 quintali l’una, ndr) su di un ponte stradale.
L’area del target è ben coperta tenuto conto dei colpi che hanno raggiunto la strada.
Così come quelli sul ponte del fiume Adige.
Entrambi i ponti (sul fiume e sopra la ferrovia, ndr) sono stati abbattuti”.

Il ponte di San Lorenzo crollato nel fiume Adige. Foto Fondazione Museo Storico del Trentino

Il resoconto poi continua: Questa missione è stata un buon esempio
di bombardamento di precisione in una situazione di contrasto.
L’obbiettivo era un viadotto stradale sopra la ferrovia,
un incrocio chiave per le vie “di comunicazione

provenienti dal Passo del Brennero per il movimento di truppe
e i rifornimenti dalla Germania all’Italia.

Le bombe tagliarono il ponte ferroviario
e fecero crollare nel fiume un ponte adiacente.
Danni collaterali si sono avuti per il deposito di benzina,
i capannoni merci e la stazione ferroviaria.
L’interferenza del nemico – conclude il report – è stata trascurabile”.

Dunque, nulla, neppure una parola
circa i numerosi edifici distrutti nelle vicinanze,
né alcun riferimento alle probabili vittime.
Del tutto singolare, inoltre, il fatto
che nei rapporti si esalti il bombardamento “di precisione”
quando poi quei 200 morti furono per Trento un’enorme tragedia.

A questo proposito è il caso di ricordare
come le forze alleate avessero visioni molto differenti.

Infatti, se da una parte il Bomber Command inglese
(che puntava ai bombardamenti di massa
anche per spingere le popolazioni al rivolgimento politico)
decise di effettuare quasi sempre operazioni notturne
per evitare agli equipaggi troppe perdite,
dall’altra parte gli americani riposero la massima fiducia
in quello diurno di precisione, sicuri del nuovo sistema di puntamento “Norden”.

Richard Throop Headrick. Ingegnere e filantropo

Chissà, forse stava proprio in questo la convinzione
(o la speranza?) di Richard Throop Headrick
di aver centrato gli obbiettivi assegnati
senza aver causato gravi perdite fra la popolazione.

Del resto sappiamo bene come in guerra l’obbedienza agli ordini superiori
sia sempre stato l’unico antidoto ai sensi di colpa e ai rimorsi della coscienza
e quell’ordine “Bombardate Trento!” non si poteva di certo disattendere.

La sua buona stella, comunque, salverà dalla guerra il nostro protagonista,
unico comandante americano -a quanto scrissero i giornali –
ad aver portato a termine 96 missioni
senza perdere un solo componente del proprio equipaggio.

Rientrato alla vita civile, Richard Throop Headrick
continuò le sue attività lontano dai riflettori:
la guerra lo aveva sconvolto.

Poco dopo, riprese come un tempo
a tenere i suoi sermoni girando per gli Stati Uniti
e non smise mai di alimentare neppure la sua eclettica personalità.
Infatti, nel corso della sua vita fu ingegnere,
inventore, filantropo, storico e scrittore.

Morì il 19 novembre 2001 a Chico, in California,
alla veneranda età di 84 anni,
ma delle vittime innocenti della Portèla,
morte sotto il bombardamento di quell’ormai lontano 1943,
lui non seppe mai nulla.

Maurizio Panizza, «L’eroe bambino del cinema muto
che bombardò Trento e la Portèla»,
in “Trentino”, domenica 1 settembre 2019, pp. 16-17.

Foto: Danni delle bombe nel rione la Portèla di Trento.
Nel riquadro Richard Throop Headrick,
comandante dei bombardieri che effettuarono la strage / trentino.it

Lascia un commento