Isaia

Isaia 9,1-6 – Natale del Signore – Messa della notte

Isaia. Il contesto

La Prima Lettura è tratta dal libro del profeta Isaia (9,1-6). Fa parte di quel gruppo di oracoli che gli studiosi chiamano anche «libro dell’Emmanuele» (cc. 6-12).

In essi domina la figura misteriosa di quel discendente di Davide che Isaia preannuncia ad Acaz (736-716 a.C.) come «segno» da parte di Dio (cf Is 7,14) e che nel significato stesso del nome («Dio con noi») assicura che Dio sta per proteggere e benedire il regno di Giuda.

L’oracolo di oggi inizia con l’immagine della luce: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse».

Isaia pronuncia queste parole in un momento drammatico della storia d’Israele.

Tiglat-Pileser III, re d’Assiria (734-732), nella guerra siro-efraimita, ha invaso la Galilea e la Samaria mettendole a ferro e fuoco e spargendo ovunque sangue e terrore.

Il paese è avvolto dalle tenebre e dall’oscurità della morte (v. 1), quando Isaia interviene, in nome del Signore, per annunciare pace e infondere speranza. Sta per spuntare, dice un giorno di gioia e di giubilo.

Isaia. L’oracolo

Per descrivere l’immensa gioia suscitata dall’apparire di questa luce («Hai moltiplicato la gioia, hai causato grande letizia»), Isaia introduce due paragoni legati alla cultura e all’esperienza del suo popolo.

Il primo è tratto dalla vita dei contadini, l’altro da quella dei cacciatori.

Entrambi sono accomunate da un aspetto.

Come il contadino lavora duro prima di poter godere del suo raccolto con la mietitura e come il cacciatore fatica prima di catturare la sua preda e dividerla con i suoi compagni, così anche la salvezza del Signore arriva dopo un tempo di grande sofferenza per Israele.

Isaia. Ragioni per cui gioire

Qual è il motivo di tanta festa? È finita la guerra – è vero – ma ne potrebbe scoppiare un’altra. Il momentaneo allentarsi dell’oppressione assira non basta a giustificare l’esplosione di gioia.

In un appassionato crescendo Isaia presenta tre ragioni.

La prima: «… il suo giogo opprimente, la verga sopra le sue spalle, il bastone del suo sorvegliante tu hai spezzato come nel giorno di Madian» (v. 3).

Le immagini si riferiscono alla deportazione degli Israeliti del nord dove agli uomini veniva messo un giogo o una trave perché non scappassero ed erano spronati a camminare con le bastonate.

È l’annuncio della fine di ogni forma di schiavitù. Il Signore interverrà in favore del suo popolo come fece a Madian dove gli Israeliti non ebbero nemmeno bisogno di battersi contro i loro oppressori. Dio li mise in fuga seminando il panico nel loro accampamento (Gdc 7,16-23).

La seconda: «Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco» (v. 4).

Tutto ciò che ricorderà la guerra come le calzature impolverate del soldato o la sua divisa sporca di sangue, sarà ridotto in polvere come merce votata allo sterminio.

Il terzo motivo di gioia: la nascita di un bambino che introdurrà nel mondo la liberazione e la pace (vv. 5-6).

«Perché un bambino è nato per noi, ci è stato donato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”» (v. 5).

È il motivo più grande di gioia. Dio stesso dona un bambino e questo lo capiamo dal passivo “ci è stato donato” perché nella Bibbia ogni volta che si incontra un passivo, si sottintende che l’autore è Dio. Significa che è inviato dal cielo.

Isaia. Caratteristiche del bambino

Nel versetto 5 Isaia sottolinea gli attributi di questo bambino.

«Consigliere ammirabile».

È un titolo che rimanda alla politica interna. Questo bambino sarà saggio come Salomone, capace di grandi decisioni e non folle e temerario come i suoi predecessori, e farà meraviglie. Cioè governerà in piena sintonia col Signore.

«Dio potente».

Il testo originale ebraico parla di El Ghibbor.

Benché molte traduzioni rendano questo titolo appunto come “Dio potente”, suggerendo al lettore che il bambino di cui si parla sia un essere divino (come sostiene tradizionalmente l’esegesi cristiana), di fatto El Ghibbor si può tradurre anche semplicemente con “potente guerriero”, “prode valoroso”.

In Ez 32,21, la stessa espressione (al plurale) è infatti utilizzata per indicare gli eroi del passato che sono caduti di spada. In questo caso, gli stessi traduttori parlano di “eroi più potenti”, o di “forti tra i prodi”.

Il titolo «Dio potente» riguarda la funzione politica estera e militare.

Chiamarlo Dio, per gli Ebrei, voleva indicare lo stretto legame che il bambino avrebbe avuto col Signore. Indica la capacità di portare a termine i suoi progetti senza che alcuno glielo possa impedire. Dio lo proteggerà e lo guiderà a favore del suo popolo.

«Padre per sempre».

È un appellativo di taglio sociale.

Essendo re è “padre della patria”. Padre e quindi a servizio del suo popolo, se ne prenderà cura. È padre e non padrone e la sua paternità è duratura.

«Principe della pace».

Non sarà Signore, perché l’unico Signore è Dio.

È un principe che non impedirà i conflitti armati con la forza di un potente esercito, con la paura dei castighi e delle ritorsioni. Egli agirà sulle cause della guerra: farà scomparire le tensioni sociali, le prevaricazioni, gli abusi. Il suo regno si consoliderà non con il ricorso alle astuzie, agli inganni, alle scaltrezze politiche, ma mediante «la giustizia e il diritto» (v. 6).

Isaia. Chi è il bambino

In lui c’è come la sintesi e il superamento di tutto il passato.

Si tratta perciò di un personaggio «trascendente», che è più nella sfera del divino che dell’umano, come riconosce il testo stesso quando alla fine dichiara: «Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti» (v. 6).

Cioè soltanto l’amore «geloso» (zelo è una parola che si usa in ebraico per indicare la “gelosia” come amore ardente ed appassionato) di Jahveh per il suo popolo potrà compiere un simile prodigio.

Isaia. Nesso di questo oracolo con il Natale

Questo oracolo di Isaia viene letto sempre nella Messa della notte di Natale come Prima Lettura.

Perché la Chiesa fa questa scelta?

Per la Chiesa il Messia è Gesù. Quel bambino di Betlemme, della stirpe di Davide di cui parla la profezia di Isaia è lui.

Del resto, lo stesso evangelista Matteo, per primo, dà un’interpretazione messianica del nostro passo, quando lo vede attuato negli inizi della predicazione di Gesù in Galilea, proprio in quei luoghi ricordati dall’oracolo di Isaia (Zabulon e Neftali) (cf Mt 4,12-17).

Foto: Particolare de la “Natività con l’Annuncio ai pastori e Annunciazione”, splendida pala in terracotta invetriata realizzata da Andrea della Robbia nel 1480 per il monastero di Santa Chiara a Sansepolcro (AR).

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