Verona

Verona – Archeologia, tesoro di Verona
Siti e reperti di epoca romana sono tra i più interessanti del Nord

 

Verona. L’archeologia romana
è certamente uno dei tesori di Verona.
Questo tesoro è racchiuso nella pubblicazione
di una nuova guida archeologica,
dedicata a monumenti e a siti della nostra città.

Tale guida, edita con i caratteri della casa editrice Electa.
è in vendita al Museo di Castelvecchio,
alla casa di Giulietta, agli Scavi Scaligeri,
oltre che nelle librerie.
Curatrice del volume è Margherita Bolla,
direttrice del Museo archeologico del Teatro Romano.
Margherita è succeduta nella carica a Lanfranco Franzoni.

Il promotore dell’iniziativa è stato
l’Assessorato alla Cultura del Comune di Verona.
Hanno collaborato inoltre alla stesura dei testi
Alessandra Aspes, Giuliana Cavalieri Manasse,
Lanfranco Franzoni, Peter John Hudson,
Gian Paolo Marchini, Francesca Morandini,
e Fabrizio Pietropoli.

«L’idea era principalmente quella di fornire uno strumento
ai visitatori interessati all’aspetto archeologico della città» –
dice la direttrice del Museo, Margherita Bolla.
«Uno strumento che raccogliesse infatti
tutte le realtà archeologiche di Verona,
soprattutto le realtà visitabili.

In altre parole, con questo libro si è voluto mostrare
che Verona ha un patrimonio archeologico
di epoca romana veramente ricco.
Non sono tante in effetti le città del nord Italia
che abbiano così tanti monumenti in vista:
come i grandi edifici da spettacolo ampiamente conservati,
il Teatro, l’Arena, le monumentali porte.

Il visitatore dunque può avere qui
un contatto diretto
con una realtà tanto amica».

Copertina della guida ai siti archeologici di Verona / ebay.it

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Nel libro, in primo luogo,
sono riuniti tutti i monumenti,
tutte le collezioni museali
a carattere archeologico
con l’illustrazione dei contenuti generali
e delle opere più notevoli.

Sono poi citati anche alcuni dei resti visibili per le strade,
inseriti nelle murature di palazzi e chiese:
si tratta di materiali provenienti dalle grandi necropoli
poste lungo le strade all’esterno della città;
di lapidi e blocchi di monumenti funerari,
oppure sono elementi architettonici,
come capitelli e cornici, e frammenti diversi.

Ancora, nella guida sono segnalati
i reperti meglio conosciuti
oppure più interessanti
per il contenuto epigrafico
o per ciò che rappresentano.

Come limite cronologico
la curatrice del volume ha posto il V secolo d.C.
Tale limite è stato superato
solo nella descrizione degli Scavi Scaligeri
e dei materiali alto medioevali esposti
nel Museo di Castelvecchio.

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«Sono descritti tutti i resti monumentali
di una certa entità
effettivamente visibili al pubblico»
– sottolinea la dottoressa Bolla.

«Altri scavi che saranno visitabili in futuro
e che per il momento non sono accessibili,
non sono stati citati nel libro:
ad esempio la porta di via Redentore.

C’è un progetto di renderla visitabile,
anche se non da tutti liberamente.
In futuro sarà aperto anche il Museo Capitolare.

Nel libro sono presentate, inoltre,
tutte le realtà raggiungibili,
magari con un po’ di fatica.

In alcuni casi,
quando si tratta di scavi
all’interno di proprietà private,
la visita è possibile solo mediante un appuntamento
fissato per telefono con il proprietario,
oppure mediante una richiesta
rivolta alla Soprintendenza Archeologica.

Non solo i gruppi organizzati
hanno la possibilità di vedere certi siti sotterranei,
come la zona delle mura di via San Cosimo,
nei sotterranei dell’Istituto delle suore Figlie di Gesù,
ma anche i singoli cittadini
possono chiedere alla Soprintendenza Archeologica
l’autorizzazione per entrare».

La guida presenta dapprima un percorso
che inizia dal Teatro Romano
e dal Museo Archeologico,

con una particolareggiata descrizione
del complesso del teatro,
come doveva essere in epoca romana:
con le due porte monumentali,
i due ponti, ponte Postumio e ponte Pietra,
l’Odeon, e sulla sommità il tempio visibile da tutta la città.

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Teatro romano a Verona / cronacadiverona.com

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Il percorso prosegue poi
con San Giovanni in Valle
e con la descrizione
dei sarcofagi romani conservati nella cripta.

Prosegue successivamente con il Foro
con gli edifici monumentali
che gravitavano in quell’area;
poi con gli Scavi Scaligeri,

inoltre con l’area archeologica presso la Cattedrale,
e, infine, con i monumenti classici per eccellenza:
porta Leoni, porta Borsari, l’Arena, l’arco dei Gavi.

I musei cittadini sono presenti con le loro specificità:
le collezioni preistoriche del Museo di Storia Naturale,
le raccolte archeologiche del Museo Miniscalchi-Erizzo,
il patrimonio di lapidi del Museo Maffeiano,
e la collezione alto medioevale del Museo di Castelvecchio.

Si possono trovare nel libro anche
preziose informazioni sugli scavi
che hanno riportato alla luce domus romane,
in piazza Nogara e in Valdonega,
e sull’area archeologica sotto via Dante
e sotto il cortile del Tribunale.
Lo scavo di quell’area è durato dal 1981 al 1984.

Al visitatore appare molto suggestivo,
perché raccoglie tante realtà diverse,
cronologicamente diverse:
si va dal mosaico romano fino al 1364
quando si chiude l’occupazione dell’area.

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Le novità di questa guida
risiedono soprattutto nelle presentazioni
dei siti scavati nell’ultimo ventennio.

Lo scavo del cortile del Tribunale costituisce
indubbiamente uno spartiacque
tra il passato e il presente.
Prima di quell’intervento (1981-1984),
l’archeologia a Verona
è stata più che altro un recupero
a scoperta avvenuta.

Le ricerche intraprese
nel complesso degli Uffici Giudiziari,
programmate sin dal momento della progettazione,
hanno dimostrato senza dubbio
il potenziale dell’archeologia

nel raccontare la storia della città,
non soltanto quella romana,
ma di tutti i periodi storici cittadini.
Un salto di qualità.

Verona, grazie al controllo puntuale, quotidiano,
da parte della Soprintendenza Archeologica
dei progetti di ristrutturazione all’interno del centro storico,
può essere orgogliosa per due motivi:

anzitutto non è soltanto una delle città pioniere
dell’archeologia urbana italiana,
ma è anche una città
dove quella sorveglianza archeologica
dei movimenti terra nelle zone a rischio
è curata di giorno in giorno.

Verona

Nella guida,
la ricostruzione dell’area attorno a piazza Erbe
(il foro romano) è infatti emblematica.
Le conoscenze dell’area monumentale
(basilica, Campidoglio, ecc.)
erano rimaste invariate dagli anni ’30
fino agli inizi degli anni ’80.

Una serie di ricerche intraprese in occasione
di ristrutturazioni private e pubbliche
negli ultimi quindici anni
ha permesso, inoltre, di precisare
la conformazione dei lati settentrionale
(palazzo Maffei, corte Sgarzerie)
ed occidentale del foro.

La pratica dell’archeologia urbana
può essere avvicinata ad un mosaico
in cui gli scavi individuali
rappresentano una sola tessera.

Il maggior pregio dell’archeologia urbana
praticata a Verona negli ultimi venti anni
è certamente quello di sfruttare ogni occasione
al fine di fare in modo che i risultati delle ricerche
di ciascun cantiere-tessera contribuiscano a ricostruire
una pagina storica globale
più significativa di quella individuale.

La ricostruzione dell’impianto monumentale del Foro romano
è indubbiamente l’esempio più chiaro ed eclatante.

Verona
Ipogeo di Santa Maria in Stelle Verona / youtube.com

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L’itinerario della guida si conclude, infine,
con l’ipogeo di Santa Maria in Stelle
dove si conserva un ciclo di affreschi
considerato uno dei più rari dell’arte paleocristiana
dell’Italia Settentrionale.

«Il volume ha richiesto quasi un anno di lavoro»
– conclude la dottoressa Bolla – «sia per i testi
che abbiamo voluto rendere il più possibile semplici
e accessibili a tutti, sia per la scelta
delle immagini più significative.
Alcune appartenevano alla Soprintendenza Archeologica,
altre sono state realizzate appositamente per il libro».

Gabriella Lombardo, «Archeologia, tesoro di Verona.
Siti e reperti di epoca romana
sono tra i più interessanti del Nord»,
in “L’Arena”, domenica 30 aprile 2000, p. 15.

Foto di apertura: Arco dei Gavi a Verona /
commons.wikimedia.org

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