Cartagine

Cartagine – I Romani non distrussero Cartagine

 

Rispettarono invece la locale civiltà
della quale, oggi, tornano in luce resti suggestivi,
anche se non ancora sistemati.

Cartagine – Davvero i romani distrussero Cartagine,
o il celebre «delendam» di Catone
è solo una frase polemica
e poi, nella realtà, Roma fu tutt’altro che spietata
verso la sua terribile rivale?

È una domanda che oggi è lecito porsi,
soprattutto dopo una visita ai molti punti
della vecchia Cartagine riportati alla luce,
agli innumerevoli resti
della civiltà punica tornati alla ribalta,
anche se un po’ confusamente.

Ma, soprattutto, a quella domanda,
condizionata al riferimento storico
che ha impressionato ogni scolaretto di ginnasio
(oggi, probabilmente,
una cosa del genere non accade più)
occorre rispondere in due modi.

Roma distrusse, di Cartagine,
tutto quello che era militare
e che avrebbe potuto essere riutilizzato,
sul terreno di guerra,
da una popolazione che, senza dubbio,
aveva accettato la sconfitta
con speranze di vendetta.

Ma al di fuori dell’attrezzatura di potenza, Roma,
di Cartagine, nulla o quasi toccò; e gli scavi
che nella zona sono stati condotti incessantemente
(soprattutto per opera dei Padri Bianchi Delattre,
Lapeyre e Ferron, dagli inizi del nostro secolo ad oggi)
hanno valorizzato tesori archeologici,
altrimenti introvabili.

In particolare,
le cronache delle ricerche di padre Delettre
hanno coloriture quasi incredibili
per la quantità di reperti: in una sola giornata
si aprirono addirittura dieci tombe,
tutte contenenti oggetti di massimo interesse.

C’è da aggiungere questo: una volta messi in luce,
i reperti sono stati almeno in parte di nuovo «sepolti»;
inviati a quel magnifico Museo di Tunisi, il Bardo,
i resti non vennero subito catalogati
e passarono molto tempo dentro le casse
nelle quali erano stati trasportati,
rendendo, in seguito, difficile una collocazione.

Qualche anno fa,
l’UNESCO lanciò un appello
al fine di una sistemazione completa
(e per salvarlo dalla rovina)
di quello – e molto – che era rimasto
della Cartagine punica.

Un appello che non ha avuto fortuna,
tanto è vero che il Museo nazionale di Cartagine,
sistemato nei locali dell’ex convento dei Padri Bianchi,
in vetta alla collina
sulla quale sorge anche l’ex Cattedrale,
è ancora difficilmente visitabile
a causa della non completa sistemazione.

Un vero peccato,
perché ce ne sono tanti oggetti da esporre;
non solo, ma quella che manca a Cartagine
è la possibilità di un colpo d’occhio generale,
troppo dispersi e nascosti sono i resti
(e si tratta, infatti, di tombe,
di luoghi di culto sistemati in cimiteri).

Una visione d’insieme
alla quale non dovrebbe mancare
anche un’angolatura indubbiamente meno nota
della storia dell’antica Bidone,
e riservata alla cristianità che,
nelle colline di Cartagine,
ebbe una fioritura eccezionale.

Ne sono ancora riprova non solo l’ex Cattedrale
(della quale abbiamo sopra accennato)
dedicata a San Luigi;
ma anche le rovine della Damus el Karita
(indubbiamente il nome è una corruzione
di Domus Caritas);

e infine resti di edifici
di notevole importanza storica
nella comunità cristiana di Cartagine;
come, ad esempio,
la stessa Basilica di San Cipriano.

Indubbiamente lo sforzo finanziario
che una totale sistemazione della zona di Cartagine richiede,
presenta proporzioni da chiamare «sovranazionali»
(ed ecco, infatti, il ricordato appello dell’UNESCO).

Ma non è Cartagine
un patrimonio storico dell’umanità intera?
Un patrimonio di cui, per fortuna, e in particolare
per l’abilità e l’accuratezza dei Padri Bianchi
che per anni si dedicarono agli scavi,
oggi molti dettagli sono tornati alla luce.

Fascino della autenticità dei reperti;
suggestione di ricordi sempre attraenti;
dolce paesaggio che intorno a quei ricordi si snoda,
e che è percorso da una delle ferrovie più piccole,
ma più cariche di storia del mondo;

e le cui stazioni si chiamano «Amilcare»,
«Annibale», o anche «Byrsa»
che in fenicio significa «fortezza»
e in greco «pelle di bue»,
quella pelle che la regina Bidone
tagliò a sottili striscioline
al fine di delimitare il suo regno.

Gianni Cagianelli, «I Romani
non distrussero Cartagine»,
in “L’Osservatore della Domenica”,
supplemento al n. 184 del 12 agosto 1979
de “L’Osservatore Romano”, pp. 1-2.

Foto: La cattedrale di San Luigi a Cartagine (Tunisia).
Situata sulla collina di Byrsa
e vicina alle rovine dell’antica città punica e poi romana,
non è più adibita al culto,
ma è utilizzata come sala da concerto
per l’esecuzione di musiche tunisine
e musica classica occidentale / it.wikipedia.org

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