Spiritualità russa

Spiritualità russa – Primato dello spirito contro il Cremlino
Alcuni libri che parlano della religiosità della cultura russa

Spiritualità russa
un filone di pensiero
profondamente sentito
dal popolo sovietico.

Spiritualità russa – I russi sono fatti così:
con Dio o contro Dio,
ma mai senza Dio.

E anche coloro i quali si sono formati
nell’ambito culturale del marxismo,
sprofondatisi negli abissi della ricerca
scavano – quando siano coraggiosi –
fino a sbucare fuori dal lato opposto,
riscoprendo, alla fine,
la dimensione spirituale dell’esistenza.

La cultura del dissenso rappresenta,
infatti, definitivamente la prova
dell’unicità quasi paradossale
della rivoluzione bolscevica.

Questa, in effetti,
proclamava il dogma
del determinismo economico
e negava, invece,
significato alle libertà spirituali.

D’altra parte, la cultura del dissenso
si è affermata, invece
a causa della volontà e dell’entusiasmo
di milioni di uomini bisognosi di una fede,
quindi mediante valori,
seppure deviati,
tutt’altro che materialistici.

Questa dicotomia
tende poi a risolversi,
a causa di nuovi eroismi,
con la riscoperta
del primato dello spirito.

Spiritualità russa – In che modo?

Attraverso un lavoro come di talpe
tutt’altro che cieche,
le quali, al contrario,
sono più numerose e più laboriose
di quanto lasci credere
il pure cospicuo drappello
di intellettuali esiliati o incarcerati.

In un romanzo
poco conosciuto
di Ilja Erenburg
c’è un personaggio,
un professore,
che dice schiettamente
a un suo allievo:

«Durante la prima guerra mondiale
i tedeschi trasformarono in orti
tutti i loro giardini,
ma non per questo
la rosa è diventata una patata».

La parabola vale, ovviamente,
per tutti gli uomini «amministrati»
da poteri che pensano ad essi
come a dei produttori-consumatori
e a nient’altro,
reprimendo così o sottovalutando
le loro esigenze spirituali.

Una buona metà essenziale
della loro esistenza
è quindi costretta
a operare in modo disorganico.

Tuttavia, per varie vie,
è destinata ad approdare
– dopo lunghi,
interminabili viaggi sotterranei –
su territori illuminati
dalla cultura di tanti profeti.

Spiritualità russa – I segni
dell’irriducibilità della spiritualità russa,
ossia del primato dello spirito,
non sono, infatti, soltanto successivi
all’affermarsi del potere sovietico,
ma anche precedenti
e contemporanei alla rivoluzione.

«La mentalità russa – osserva Ivan Kologriov,
eminente studioso non solo della Chiesa ortodossa,
ma anche della cultura rinascimentale
del grande continente storico erede di Bisanzio –
è del tutto contraria al concetto
di civilizzazione borghese, e soprattutto è cosciente
di non avere quaggiù nessuna dimora permanente».

Ne deriva, di conseguenza,
una specie di nomadismo spirituale,
di ricerca senza soste,
i cui moderni e geniali testimoni
sono stati soprattutto Gogol, Tolstoj,
Dostoevskij, Leontev, Soloviev,
tutti peregrinanti cercatori di verità.

«L’amore della peregrinazione, infatti,
si oppone a tutto ciò che è borghese
nel senso morale della parola».

Invece, il materialismo, sia pure
nella versione dialettica del marxismo,
è pensiero di derivazione borghese,
illuministica.

Pertanto,
la sua applicazione politica
lo ha effettivamente degradato
al più banale livello positivistico,
con gli esiti drammatici
che tutti conosciamo.

Spiritualità russa – Il merito, pertanto,
di riproporre i temi della crisi
che scuote come un sisma
le strutture ideologiche
di un sistema che ha scisso l’uomo,
scartandone la parte migliore,
spetta ad alcuni involontari profeti.

Costoro, a causa dell’iniziativa
delle editrici Jaca Book
e Casa di Matriona, praticamente,
sono tradotti e offerti
anche al lettore italiano.

Spiritualità russa – Un’opera, certamente,
di straordinaria attualità
è «Il senso della storia»
(Jaca Book, L. 4000)
di Nikolaj Berdjaev.

Si tratta di un’opera che il filosofo,
già marxista, pubblica nel 1923
al fine di dimostrare che i meccanismi
che determinano la storia
sono totalmente di natura metafisica.

«Il tempo» afferma Berdjaev
«non contiene l’eternità
e tuttavia
questa entra nel tempo
che sfocia nell’eternità».

L’eternità, quindi,
interna-esterna alla vita
permea di sé
anche le più umili cose,
dando così all’esistenza
significati anti-utilitaristici.

La spiritualità russa, poi, trova
nella straordinaria opera
del citato Kologrilov «Santi russi»,
L. 5000, La Casa di Matriona,
il più ampio profilo di una cultura
che non ha mai smesso
di operare nell’Unione Sovietica.

La lettura di quest’opera,
in effetti, illumina le ragioni
della diversità tra il destino culturale
e ideologico dell’Occidente
rispetto a quello orientale,
la cui ecumenicità è ostacolata solo
da elementi esteriori, superabili.

Spiritualità russa – Inoltre, un’opera come
«Contemplazione del colore»
di Evgenij Trubeckoj,
tradotta da Piero Cazzola
e curata da Sergio Rapetti
(prefazione di Giuseppe Valentini),
L. 4000, La Casa di Matriona,

ci rivela, anche visivamente,
la qualità del cristianesimo russo
tradotto in quell’arte unica e misteriosa
che è la pittura delle icone.

Trubeckoj,
nasce nel secolo scorso
e muore dopo il trionfo
della rivoluzione d’ottobre.

Parte anch’egli
da posizioni ateistiche,
pervenendo successivamente
a una concezione religiosa del mondo,
tributario nel suo pensiero
del grande Soloviev.

La conversione avvenne
quando Trubeckoj decise di dedicarsi
allo studio di quell’arte-preghiera
che per secoli riempì l’impero russo
a causa di artisti monaci vaganti,
uno dei più grandi dei quali
fu indubbiamente Andrej Rublev.

Spiritualità russa – I tre saggi
che formano questo libro,
peraltro corredato da stupende
riproduzioni iconografiche
e architettoniche a colori,
sono segnati da un’ispirazione
sconfinante nella poesia.

È certo uno dei casi
in cui la capacità
di analisi storica ed estetica
si sposa intimamente
con la partecipazione spirituale
del ricercatore.

Diventano, così, racconto
di secoli e destini
turbati dal terrore
di invasioni barbariche
e salvati dalla fede.

Nei saggi di Trubeckoji,
osserva esplicitamente Valentini
«c’è più che non una scienza,
più che un’arte letteraria;
assai più che una poesia.
Non ci sembra illecito dire
che c’è una grazia».

Arrigo Bongiorno, «Lo spirito
contro il Cremlino. Alcuni libri che parlano
della religiosità della cultura russa»,
in “Avvenire”, martedì 14 febbraio 1978, p. 8.

Foto: Il Cremlino, la Piazza Rossa
e la Cattedrale di San Basilio
al crepuscolo / it.wikipedia.org

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