Lc 1

Lc 1,26-38 – Immacolata Concezione della B. V. Maria – Anno A

 

Introduzione

Lc 1 – È difficile celebrare la solennità
dell’Immacolata Concezione di Maria
senza patire un senso di disagio.

Anzitutto perché si ha come l’impressione
di trattare concetti e parole
che non hanno più alcuna presa
sull’uomo di oggi.
Immacolata Concezione, peccato, grazia:
che cosa vogliono dire?

Inoltre, presentando Maria
esentata dal peccato originale
e dalle sue drammatiche conseguenze,
– e questo non per merito suo,
ma per un singolare privilegio divino
ci chiediamo cos’abbia in comune con noi
questa donna meravigliosa.

Noi, poveri discendenti di Adamo,
costretti a sopportare, senza averne colpa,
le pene di un peccato che non abbiamo commesso,
possiamo provare invidia nei suoi confronti,
ma difficilmente amore.

Lc 1 – Cosa c’entra l’Immacolata con il Natale?

Tutto si spiega
– per quanto è possibile spiegare il mistero –
in vista dell’Incarnazione.

La Madonna
doveva accogliere il Verbo nel suo corpo.
Infatti, Dio ha trovato una madre per il proprio Figlio:
l’ha «preparata», ossia formata in maniera tale
che fosse degna di Lui.
Certi capolavori riescono soltanto a Dio.

L’Immacolata Concezione (da non confondere
con il concepimento verginale di Gesù),
significa pertanto uno spazio umano intatto,
non contaminato, non guastato dal male,
e non inquinato dal peccato, ossia sottratto
alla presa del Maligno, dell’usurpatore.

Va tuttavia notato, che questo «spazio sacro»
non è stato preservato dalla sofferenza,
ma dal peccato

Tuttavia, nella festa di oggi, è opportuno insistere,
non tanto sull’aspetto negativo del privilegio
concesso a Maria («preservata da qualsiasi peccato»,
quanto piuttosto sulla realtà positiva: «piena di grazia».

Inoltre, come si vedrà dal Vangelo di oggi,
una creatura ha detto «sì».

«Il Signore chiamò l’uomo e gli disse:
“Dove sei?” (in ebraico si usa una parola sola: Ayéka).
Rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino…
e mi sono nascosto» (Gn 3,9-10).

L’uomo non si è fatto trovare all’appuntamento con Dio,
si è sottratto al rischio dell’incontro e del dialogo.
Adesso, finalmente, c’è una creatura che si fa trovare:
«Eccomi… sono la serva del Signore».

Dio ha trovato, soprattutto, una creatura
disposta a ricevere, prima ancora che dare.
Una creatura sgombra da preoccupazioni egoistiche,
svuotata di sé, diventata pura accoglienza.

Lc 1,26-38 – Il Vangelo dell’Annunciazione

Il Vangelo di oggi
ci propone la pagina dell’Annunciazione,
ossia della vocazione di Maria.

Lc 1,26-27 – «In quel tempo…»

L’ambientazione del misterioso evento
dell’Annunciazione è molto realistica.

Anzitutto è indicato il luogo, Nazaret,
minuscolo villaggio della Galilea, tanto insignificante
da non essere neppure nominato nell’Antico Testamento.

A Filippo che, infervorato,
dichiarava la sua ammirazione per Gesù di Nazaret,
Natanaele risponde irridente: «Ma da Nazaret
può mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46).

L’intera Galilea era ritenuta una regione infedele,
semipagana, lontana dalla pratica religiosa pura
della Giudea.

Dopo l’accenno al luogo, è introdotta sulla scena
una vergine promessa sposa a un uomo
della dinastia di Davide, chiamato Giuseppe.

Infine, è indicato il nome della ragazza,
quello con cui è da tutti conosciuta:
a Nazaret la chiamano Maria, che significa «l’eccelsa,
colei che è elevata in alto».
Di nuovo, Luca, nel ricordarne il nome,
la designa come «vergine».

Apro una parentesi per capire l’«intrigo»
vergine, sposa, madre.

Il matrimonio, in Palestina,
era celebrato in due tempi:

il fidanzamento-matrimonio,
che contemplava il rito per cui gli sposi,
dopo aver dato il loro consenso
alla presenza dei rispettivi genitori e testimoni,
erano dichiarati ufficialmente marito e moglie;

e le nozze che contemplavano la festa nuziale
e l’inizio della convivenza coniugale,
che si celebrava circa un anno dopo.

L’Annunciazione avviene
durante il primo momento matrimoniale di Maria.
Chiusa la parentesi.

Lc 1,28 – «Rallegrati, piena di grazia:
il Signore è con te»

L’angelo non la chiama col suo nome: Maria.
La interpella col nome nuovo, dato da Dio:
«piena di grazia».
Il termine greco è quasi intraducibile:
kekharitòmene.
Possiamo dire: “Colmata di grazia”.

Anche qui apro una parentesi:
parlare delle «meraviglie» compiute da Dio in Maria,
per qualcuno significa confinare la Madonna
in una distanza inaccessibile. Un essere eccezionale,
fuori dai nostri orizzonti.

Non è affatto così.
Anche Maria è stata salvata.
Pure lei ha avuto bisogno della grazia del «capo»,
ossia Cristo.

La madre, colei che ha dato la vita,
è stata la prima a beneficiare (in anticipo)
del frutto della morte del Figlio.
Dunque, anche lei è stata «graziata»,
come tutti noi

Non è lontana. Sta dalla nostra parte.
I suoi privilegi non la separano da noi.
Al contrario, la rendono totalmente solidale,
in comunione con noi.

Inoltre, leggere questo brano nella solennità
dell’Immacolata Concezione ci aiuta anche
a mettere a fuoco il disegno provvidenziale
che Dio ha imbastito al fine della nostra salvezza.

Se, infatti, la perdita della grazia è conseguenza
della disobbedienza di Adamo ed Eva alla volontà
di Dio, in Maria questa frattura è risanata
dalla sua docilità e prontezza
nell’obbedire alla sua volontà.
Chiusa la parentesi.

Lc 1,30-31 – «Non temere, Maria,
perché hai trovato grazia presso Dio.
Ed ecco, concepirai un figlio…»

L’arcangelo Gabriele rassicura Maria
riprendendo quel che le aveva detto nel saluto.

Quindi le spiega in che modo il Signore sia con lei:
nel suo grembo il Figlio dell’Altissimo
sta per assumere forma umana,
l’eterno sta per entrare nel nostro tempo,
il Figlio del creatore dell’universo
sta per farsi creatura.

Lc 1,34 – «Come avverrà questo?»

Il racconto dell’Annunciazione continua
con la domanda di Maria: «Come avverrà questo?».

Non chiede come sia possibile che questo accada,
né intende porre ostacoli, vuole solo sapere
quale sarà il suo compito, come dovrà comportarsi
affinché in lei si realizzino i disegni del Signore.

Lc 1,38 – «Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga per me secondo la tua parola»

Maria acconsente senza condizioni al piano di Dio
e si abbandona con umiltà alla sua volontà:
che si compia in lei quanto le è stato annunciato.

In questo modo, Maria appare come colei
che accoglie Cristo nella fede, cioè nel suo cuore,
prima che nel suo corpo.
Modello dell’accoglienza e dell’attesa.

Lc 1,38 – «E l’angelo si allontanò da lei»

Su questo versetto, in apparenza banale
e senza significato, ha richiamato l’attenzione
don Alessandro Pronzato:
Non è certo un lieto fine.
Anzi è un faticoso e impegnativo inizio.

Maria rimane sola.
Più nessuna comunicazione straordinaria.
Né più nessun messaggio
che la rassicuri ed elimini i dubbi.

Il cammino lo deve compiere
con l’aiuto della propria fede, come noi,
non con l’assistenza speciale dell’angelo.
Anche nella sua vita scoccheranno i perché.
E la luce la dovrà ricavare
attraverso le tenebre più fitte,
non attraverso le risposte più rassicuranti.

E ogni volta che dirà «sì»
– prima ancora di aver capito –
approfondirà il mistero della propria esistenza.

Ecco il paradosso
che scandisce l’itinerario della fede nella Bibbia,
e che Maria ha vissuto
sino alle estreme conseguenze.

Foto: Leonardo da Vinci, Annunciazione,
1472-1475 circa, olio e tempera su tavola
(98 x 217 cm.), Galleria degli Uffizi, Firenze /
it.wikipedia.org

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