anLa solidarietà salva la vita

La solidarietà salva la vita: L’appello
dell’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč,
Sviatoslav Shevchuk
«Non dimenticateci! La solidarietà salva la vita»

 

La solidarietà salva la vita – «Chiediamo
al Signore
la pace per la nostra gente,
chiediamo che questa guerra
finisca il prima possibile,
chiediamo al Signore
che ci protegga dalla sofferenza,
dalla morte.
Ma è importante essere consapevoli
che il Signore è più pronto
a dare che noi a chiedere.
Questo ci dà la speranza»:

a colloquio con i media vaticani,
l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč,
Sviatoslav Shevchuk,
descrive così l’anelito alla pace
che alberga nel cuore
del popolo ucraino.
Un anelito accompagnato
dalla preghiera quotidiana,
così come quotidiano è,
dopo due anni,
il suono delle sirene
e delle esplosioni
che devastano il Paese.

***

La solidarietà salva la vita – La guerra
porta morte, sofferenza,
provoca odio e
crea gravi problemi sociali.
In che modo la Chiesa
cerca di contrastare tutto questo?

In questi due anni,
la nostra Chiesa ha sviluppato
una “pastorale del lutto”
perché dobbiamo accompagnare
la gente che piange, che soffre,
che vive nel lutto
per la perdita dei familiari,
della casa, del suo mondo.
È una sfida,
perché è molto facile
essere pastori di gente felice.

Ma nei contesti di guerra
abbiamo a che fare
con una situazione
di profondo dolore e
spesso ci sentiamo impotenti.

La solidarietà salva la vita

Cosa possiamo fare?
Talvolta si dà la precedenza
all’essere presenti,
piuttosto che al fare qualcosa:
essere presenti
accanto alle persone
che piangono
cercando di far vedere
che il Signore è con noi.

Trovare le parole appropriate
per una madre che è in lutto
per la morte di suo figlio,
o per avvicinarsi a un giovane
che ha perso le gambe
o a un bambino
che ha visto la morte di sua madre.

Questa “pastorale del lutto”
è una sfida,
ma è anche
una pastorale della speranza,
perché la fede cristiana
ci chiama a portare
la speranza della risurrezione
in mezzo al lutto.

***

La solidarietà salva la vita – Quindi
il popolo ucraino continua a sperare,
nonostante tutto?

Noi siamo feriti,
ma non disperati.
Il popolo
che crede nella vita eterna,
che crede nel Cristo risorto,
trova la speranza.
E la speranza
non è un vano sentimento,
un fidarsi ciecamente
di ciò che non sai.

No,
il senso della speranza cristiana
è la vita del Risorto:
noi sicuramente risorgeremo.
Quindi, la speranza cristiana
ci apre nuove prospettive.

In Ucraina
spesso possiamo sentire
la frase Contra spem spero
(Spero contro ogni speranza)
che è diventata anche
il titolo di una poesia
della famosa poetessa ucraina
Lesja Ukraïnka (1871-1913):
noi speriamo cristianamente
contro una disperazione
semplicemente umana.

La solidarietà salva la vita

Il Sinodo
dei vescovi greco-cattolici
in Ucraina, che si è riunito
all’inizio di febbraio,
aveva come tema principale
la pastorale della famiglia.
Quali sono le sfide principali
in questo ambito e
cosa cercate di fare come Chiesa?

Abbiamo quattro nuove sfide
per la pastorale della famiglia:
innanzitutto, abbiamo famiglie
che hanno perso un parente,
per esempio
una giovane moglie
che ha perso il marito
e non sa spiegare ai suoi bambini
quando tornerà il loro padre.

L’altra tragedia
è quella delle famiglie
dei feriti di guerra:
oggi in Ucraina
abbiamo 200.000 persone
gravemente ferite.
E la famiglia
porta tutto il peso
della loro assistenza
sociale e medica.

***

La solidarietà salva la vita – Poi
abbiamo le famiglie
dei dispersi al fronte che,
ufficialmente, sono 35.000.

Voi non immaginate
l’inferno che vivono
la madre e il padre
che ha, non hanno
notizie del figlio
o la moglie che vive
senza notizie del marito!

Poi abbiamo le famiglie
dei prigionieri di guerra
ed accompagnarle
è una sfida molto difficile:
in ogni parrocchia che visito,
mi presentano liste
senza fine
di prigionieri di guerra.

Raccolgo continuamente questi nomi
e li trasmetto al Santo Padre.
Sono profondamente grato
al Santo Padre per il suo impegno
nella liberazione
dei prigionieri di guerra.

Preghiamo
perché un giorno
possano essere liberati
e tornare a casa.

La solidarietà salva la vita

Un’altra dimensione
è quella dei bambini:
secondo le statistiche dello Stato,
nel 2023 in Ucraina
sono nati 210.000 bambini.

Per l’anno 2024
si prevedono soltanto
180.000 nascite,
un terzo di ciò che normalmente
accadeva in Ucraina.

Ufficialmente
il governo ucraino
afferma che 527 bambini
sono stati uccisi
e 1.224 feriti.

Un grande crimine
contro la dignità dei minori
sono anche le deportazioni
da parte del governo russo
dei bambini ucraini
dalle zone occupate in Russia.

Ho incontrato alcuni bambini
che erano stati deportati dai russi
e poi attraverso
vari meccanismi internazionali,
compresa la missione
del cardinale Matteo Zuppi,
erano riportati alle loro famiglie.

Questi bambini hanno bisogno
di cure specifiche,
di un accompagnamento pastorale
molto particolare,
perché alla loro piccola età
hanno sperimentato
tutta la crudeltà umana possibile.

***

La solidarietà salva la vita – Qual è
il suo messaggio
ai cattolici di tutto il mondo
a due anni dall’inizio dell’invasione
su larga scala?

Facciamo di tutto
per far finire
questa guerra insensata!
Perché la guerra
sempre porta con sé
la morte, la tragedia,
la distruzione della persona umana
e dell’intera società.

La guerra in Ucraina
non è la “guerra ucraina”,
cioè non è semplicemente
un fenomeno
che si può chiudere
dentro i confini
del nostro Paese che soffre,
ma è una realtà
che sta invadendo il mondo.

Perciò chiediamo solidarietà:
la solidarietà veramente salva la vita,
e ci può aiutare
a trovare le soluzioni
che forse oggi ancora
non abbiamo individuato.

Pertanto, non dimenticate l’Ucraina,
non ci abbandonate nel nostro lutto
e nel nostro dolore.

Svitlana Durkhovych,
«Non dimenticateci!
La solidarietà salva la vita», in
“L’Osservatore Romano”,
giovedì 22 febbraio 2024, p. 4.

Foto: Non dimenticateci!
La solidarietà salva la vita /
osservatoreromano.va

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