Il miracolo polacco

Il miracolo polacco
della moltiplicazione dei pani
Marzena Michałowska, volontaria a Kherson

 

Il miracolo polacco – «L’ aiuto
dei polacchi per gli ucraini
è come un nuovo miracolo
della moltiplicazione dei pani,
abbiamo nei loro confronti un debito
di gratitudine per tutta la vita».

Non usa mezzi termini
padre Misza Romaniv,
domenicano ucraino,
responsabile del Centro
San Martino di Porres
a Fastiv.

Situato a 70 km da Kyiv,
il Centro domenicano è diventato
durante la guerra il più grande
hub umanitario in Ucraina.
La sua attività
mostra l’altro volto
del conflitto,
quello legato alla misericordia,
al servizio, al coraggio
e alla determinazione.

***

Il miracolo polacco – «Siamo diventati
una grande famiglia di guerra
e sperimentiamo che il Signore Dio
benedice fortemente il nostro lavoro»,
sottolinea da parte sua
Marzena Michałowska.

La volontaria polacca
è appena tornata da Kherson
dove, subito dopo
la liberazione della città dai russi,
l’équipe di Fastiv
ha aperto una cucina sociale,
sostenuta da Papa Francesco
attraverso l’Elemosineria Apostolica.

«I bisogni sono enormi,
ogni giorno serviamo
fino a mille pasti
che vengono consegnati
anche agli anziani e ai malati»,
precisa la volontaria.

Il miracolo polacco

Lo scorso anno
sono stati preparati
100.000 pasti caldi.

La città,
devastata dall’occupazione
e dall’alluvione,
causata dalla distruzione
della diga di Kakhovka
lo scorso anno,
è ancora sotto il fuoco
dell’esercito russo che staziona
sull’altra riva del Dnipro.

«Più volte
– ammette Michałowska –
abbiamo dovuto fuggire
dalle sparatorie,
ma quando si sa
che il destino di quelle persone
dipende dal tuo aiuto,
non si può smettere di aiutare.

Quando arriviamo,
nei loro occhi
si accende la speranza
e questo è forse più importante
che il portare cibo in scatola,
farina o zucchero».

***

Il miracolo polacco – Ascoltando
la sua storia, si capisce
che il Signore Dio
l’ha voluta in Ucraina
in questo momento così buio.

Michałowska
di professione
è un’educatrice
e logopedista.

Una decina di anni fa
è stata coinvolta
nella pastorale domenicana
di Varsavia, in via Freta,
che organizza gli aiuti
per il centro di Fastiv.

Così dapprima
ha conosciuto il Centro
da lontano.
Si è occupata
della ricerca di benefattori
e della logistica.

Col tempo,
ha conosciuto gli ucraini
che venivano
a studiare in Polonia
grazie al sostegno dei domenicani
e ha cercato di aiutarli
nei loro problemi quotidiani.

«Con il passare del tempo
– racconta –
nel mio cuore è nata
una sorta di urgenza
di andare personalmente
a Fastiv e conoscere
il posto dall’interno».

Il miracolo polacco

Ci è andata
nell’autunno del 2021
per tre mesi.
Ha visto
come funziona il Centro,
quali sono le maggiori esigenze
e ha elaborato un piano
per le sfide più urgenti.

Per poter avviare questo lavoro,
ha deciso di andare in Ucraina
per un anno:
«Ho fatto domanda
per un visto di volontariato
e l’ho ritirato il giorno prima
dello scoppio della guerra».

I tre mesi successivi
sono stati impegnati
nell’organizzazione intensiva
degli aiuti a Varsavia.

I camion
con gli aiuti umanitari
si fermavano continuamente
davanti al monastero domenicano.

A volte succedeva di svegliare
i padri domenicani di notte
perché i camion degli aiuti
dovevano essere scaricati.

Dopo tre mesi la volontaria
si è messa al volante di un camion
pieno fino all’orlo di aiuti
ed è partita per Fastiv:

«Era la prima volta
che guidavo un mezzo così grande,
c’erano 2.000 km da percorrere
e attraversare il confine
con il Paese in guerra.

Ho chiesto
ai miei genitori defunti
di intercedere per me
dal cielo
e ho pregato per tutto il tragitto».

***

Il miracolo polacco – Michałowska riconosce
che senza il gruppo di volontari
legati a Fastiv,
che da anni portavano gli aiuti
e sapevano come reagire
nelle diverse necessità,
questa macchina umanitaria
non avrebbe funzionato così bene.

«Quando sono arrivata a Fastiv,
sulle prime case intorno a Kyiv
abbiamo sistemato i tetti
distrutti dai bombardamenti.

Allo stesso tempo,
migliaia di rifugiati
passavano per il centro,
madri con bambini,
anziani e disabili
si rifugiavano da noi.

Dalla mattina alla sera
preparavamo il pane
per chi ne aveva bisogno».

Il miracolo polacco

Quando i russi
hanno cominciato a ritirarsi,
i volontari
si sono mossi immediatamente
per aiutare i villaggi liberati.

I ricordi della volontaria sono nitidi:
«Non dimenticherò mai la scena:
decine di chilometri
di terra bruciata,
enormi crateri di bombe sulle strade
e la consapevolezza
che ogni luogo era pieno di mine
lasciate dagli invasori».

Michałowska ricorda che,
in occasione
della Giornata dei bambini,
è stato fatto un giro
per i villaggi del fronte
con una macchina
per lo zucchero filato
e i popcorn.

***

Il miracolo polacco – «Alcuni
di quei bambini hanno trascorso
più di tre mesi nel seminterrato.
Hanno preso i regali,
ma non sorridevano affatto,
avevano paura di ogni estraneo.

Questo ci ha spinto
a fornire loro
un supporto psicologico».

La volontaria ricorda
una senzatetto
incontrata a Borodianka
(circa 60 km da Kyiv),
che durante l’occupazione russa
girava per la città
con un carrello della spesa
e un’orda di cani intorno a lei.

«I soldati russi la trattavano
come una pazza innocua
e le davano persino da mangiare
e lei portava acqua e cibo
alle persone
che vivevano sotto le macerie
con il pretesto di nutrire gli animali.
I ragazzi ucraini
che tornavano dal fronte
la chiamavano eroina».

Beata Zajaczkowska, «Il
“miracolo” polacco
della moltiplicazione dei pani», in
“L’Osservatore Romano”,
giovedì 22 febbraio 2024, p. 5.

Foto: Secondo anno di guerra
in Ucraina / valori.it

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