Gv 20-1-9

Gv 20-1-9 – Domenica di Pasqua – Anno A

 

Premessa

Gv 20-1-9 – «Nel primo giorno della settimana,
Maria di Magdala si recò al sepolcro
di buon mattino quando era ancora buio» (v. 1a).

In queste prime parole
del Vangelo secondo Giovanni,
si percepiscono, quasi si respirano
i segni della vittoria della morte.
Sulla terra tutto è silenzio, immobilità, quiete
e una donna, sola, si muove nell’oscurità.

La morte sembra dominare incontrastata
e il silenzio e il buio ne celebrano in trionfo.

«vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
Corse allora da Simon Pietro e dall’altro discepolo,
quello che Gesù amava… Uscì allora Simon Pietro
insieme all’altro discepolo… correvano insieme…
ma l’altro discepolo corse più veloce» (vv. 1b-4).

La scena cambia come d’incanto.
Colti da improvviso fremito,
tutti i personaggi si scuotono dal loro torpore
e prendono a muoversi rapidamente.

Ci si può fermare a questa prima constatazione
o si può continuare a cercare un senso
a ciò che si constata.
Ed è quello che, sulla traccia dei protagonisti
del Vangelo di oggi, cerchiamo ora di fare.

***

Gv 20-1-9 – Le coordinate fondamentali
che annunciano l’evento della risurrezione
sono state descritte in forma narrativa
con grande cura dagli evangelisti.
Nessuno ha potuto vedere con i propri occhi
il momento in cui il corpo del Crocifisso
ha ripreso vita.

Quello che era stato deposto nella tomba
era certamente un uomo
morto per le sofferenze inflitte.
Vederlo risorto non poteva che scatenare
le reazioni più diverse.

Come spesso succede anche oggi,
pur consapevoli della distanza millenaria
da quel giorno di Pasqua,
si preferisce congetturare e fantasticare
sull’atto del risorgere,
con il rischio di perdere tempo ed energia,

invece di concentrarsi sugli elementi
consegnati dai suoi primi discepoli.

Quali sono questi elementi
da accogliere e custodire
per intravedere la risurrezione di Gesù?

La luce della Pasqua

Gv 20-1-9 – Anzitutto un’indicazione temporale:
il primo giorno dopo il sabato
e di primo mattino, quando è ancora buio.
È il giorno della ripresa della settimana,
anzi, è il giorno in cui la settimana
ricomincia il ciclo.

È il primo giorno; in quel giorno,
come ricorda il libro della Genesi,
è stata creata la luce, condizione necessaria
per la vita di tutte le creature esistenti.
È primo mattino, quando la luce del giorno
inizia a diradare le tenebre della notte.
È una luce iniziale, non ancora compiuta.

Cristo risorto è stato giustamente chiamato
primizia delle cose future;
lui è il seme che darà il frutto della vita
a chi appartiene a lui.

La luce del mattino,
del primo giorno della settimana,
è un elemento importante
ricordato dagli evangelisti
per indicare l’evento della risurrezione.

Il desiderio dell’incontro

Gv 20-1-9 – Un secondo elemento
è l’andare di Maria di Magdala al sepolcro
e subito dopo l’evangelista Giovanni
descrive la corsa di Pietro e dell’altro discepolo.

Il dono della Pasqua del Signore non è un fatto
che può cambiare la vita delle persone
se non vi è una certa disponibilità ad incontrare
il mistero di Dio nella persona di Gesù.
Muoversi, andare, correre sono verbi di movimento
che implicano un centro propulsore
innestato nel desiderio di incontrare Gesù.

La presenza di questa discepola al sepolcro
non può lasciare indifferenti:
non sono gli apostoli i primi
a scoprire il sepolcro vuoto.

È, invece, una donna,
particolarmente affezionata al Maestro,
a non rassegnarsi nel rimanere prigioniera
della paura o dal senso di sconfitta,
e a tentare di avvicinarsi a quel sepolcro
dove si custodisce l’ultima memoria
del suo amato rabbì.

Trovatolo aperto e vuoto, il primo pensiero
è quello di un furto.
Il desiderio di Maria di Magdala, tuttavia,
non è frenato e, correndo, va ad avvisare
i discepoli più stretti,

offrendo così un dato
(il fatto della tomba vuota)
e creando un problema che l’evangelista
concentra nelle parole
«Hanno portato via il Signore» (v. 2).

Il brevissimo dialogo tra la donna e Pietro
e l’altro discepolo si conclude
con la sottolineatura dell’evangelista
sull’ignoranza dei primi testimoni
circa l’evento della risurrezione,
espressa nella frase al plurale:
«Non sappiamo dove l’hanno posto» (v. 2).

La testimonianza di Maria di Magdala
fa sì che i discepoli inizino
a confrontare se stessi
con questo straordinario evento di vita.

I testimoni

Gv 20-1-9 – Un terzo elemento riguarda i testimoni.
Maria di Magdala esce momentaneamente di scena
ed è come se passasse il testimone,
nella corsa verso la fede, ai due discepoli.

Uno è ben noto, Pietro, l’altro non ha nome.
In genere si dice che si tratti di Giovanni l’evangelista.
Ma questa identificazione è avvenuta molto tardi,
circa cent’anni dopo che l’apostolo era morto.
Può darsi che fosse lui «il discepolo che Gesù amava»,
tuttavia, nel Vangelo secondo Giovanni, questa figura
ha certamente anche un carattere simbolico.

Chi rappresenta? Come mai non ha nome?
Rappresenta il discepolo autentico, quello che
appena incontra Gesù non ha esitazioni,
lo vuole conoscere, lo segue immediatamente.
Non ha nome perché ognuno è invitato
a inserire il proprio nome.

La ricerca di questa coppia di discepoli

Gv 20-1-9 – Essi corrono al sepolcro.
Il discepolo senza nome giunge per primo,
si china, vede le bende per terra, ma non entra.

Giunge anche Simon Pietro che entra,
vede le bende per terra e il sudario
che era stato posto sul capo di Gesù,
non per terra con le bende,
ma arrotolato in un luogo a parte.

Nulla di miracoloso,
non c’è alcuna apparizione di angeli,
ovunque si vedono i segni della morte.

Forse i due discepoli hanno un’intuizione,
quella che sarà formulata da Giovanni Crisostomo:
«Chiunque avesse portato via il corpo,
non lo avrebbe prima spogliato,
né si sarebbe preso il disturbo
di rimuovere e arrotolare il sudario
e di lasciarlo in un luogo a parte».

Pietro si ferma, attonito e stupefatto.
Constata, ma non riesce ad andare oltre.
I suoi pensieri si bloccano
davanti all’evidenza della morte.

Il discepolo senza nome, invece,
fa un passo avanti: vede e crede (v. 8).
Di fronte ai segni della morte (la tomba,
le bende, il sudario…) egli comincia
a percepire la vittoria della vita.

«Non avevano ancora compreso la Scrittura,
cioè che egli doveva risorgere dai morti» (v. 9)

Gv 20-1-9 – Questa annotazione, che accomuna i due,
sembra illogica, almeno per quanto riguarda
il discepolo senza nome.
Ma l’evangelista Giovanni non sta redigendo
una fredda cronaca dei fatti, sta indicano
ai cristiani delle sue comunità l’itinerario
attraverso il quale si giunge alla fede.

Si parte dai segni – quelli documentati dai Vangeli –
che però rimangono misteriosi e incomprensibili
se non ci si lascia guidare dalla Parola di Dio
contenuta nelle Sacre Scritture.
Sono queste che spalancano la mente e il cuore
e danno l’illuminazione interiore che svela il Risorto.

Gesù ha detto ai discepoli: «Se il chicco di grano
caduto in terra non muore, rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto».

Chi ancora non crede considera un’assurdità,
una follia il dono gratuito della vita,
perché dietro questo dono
vede solo i segni della morte.

Alla luce della Pasqua invece,
il discepolo autentico «comincia a capire»
che la vita donata per i fratelli
introduce nella beatitudine di Dio.

Foto: Sepolcro vuoto / uccronline.it

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