Benedetto XVI visto da Monda

Benedetto XVI visto da Monda
Gentilezza gioia e umiltà

 

Benedetto XVI visto da Monda – Il 19 aprile 2005
Joseph Ratzinger,
che tre giorni prima aveva compiuto 78 anni,
veniva eletto 265° Papa
con il nome da lui scelto di Benedetto XVI.

Tutti ricordiamo le poche ma dense parole
con cui si è presentato dalla Loggia delle Benedizioni:

«Cari fratelli e sorelle,
dopo il grande Papa Giovanni Paolo II
i signori cardinali hanno eletto un semplice
e umile lavoratore nella vigna del Signore.

Mi consola il fatto
che il Signore sa lavorare e agire
anche con strumenti insufficienti
e soprattutto mi affido alle vostre preghiere.

Nella gioia del Signore risorto,
fiduciosi nel suo aiuto permanente,
andiamo avanti,
il Signore ci aiuterà e Maria,
sua santissima Madre,
sta dalla nostra parte. Grazie».

Chiamando “grande” il suo predecessore,
per il quale aveva lavorato con strenua generosità
fino dal 1981 quando fu nominato prefetto
della Congregazione per la Dottrina della fede,

attribuiva automaticamente il carattere
della “piccolezza” a se stesso,
aggiungendo poi anche la semplicità, l’umiltà,
dichiarandosi infine “strumento insufficiente”.

Una narrazione opposta
a quella divulgata per anni dai mass-media
che lo avevano dipinto come il panzer-kardinal,
il prefetto di ferro, chiuso nelle astratte complicazioni
della teologia e alla fine quindi arrogante
nel suo porsi e imporsi
come gendarme dell’ortodossia.

Benedetto XVI visto da Monda

Benedetto XVI visto da Monda – Chi ha avuto
la fortuna di conoscere di persona Joseph Ratzinger
sa quale delle due versioni
è la più aderente alla verità.

Gentilezza, garbo, finezza, delicatezza,
mitezza, leggerezza, umiltà…
questa è la “costellazione” che ha illuminato
la parabola umana di Joseph-Benedetto.

Un’umiltà che si associava anche
ad una forma semplice di senso dell’umorismo
e di lieve ironia che ogni tanto trapelavano
e colpivano gli osservatori più attenti.

Senza dubbio per lui l’umorismo
era una virtù molto importante
(«La gioia profonda del cuore
è anche il vero presupposto dello humour
e così lo humour, sotto un certo aspetto,
è un indice, un barometro della fede»)

soprattutto perché esso è collegato alla gioia
che per il Papa emerito è l’essenza della fede.

Nel saggio di teologia dogmatica
Il Dio di Gesù Cristo afferma che:
«Una delle regole fondamentali
per il discernimento degli spiriti
potrebbe essere dunque la seguente:

dove manca la gioia, dove l’umorismo muore,
qui non c’è nemmeno lo Spirito Santo,
lo Spirito di Gesù Cristo.
E viceversa: la gioia è un segno della grazia».

Benedetto XVI visto da Monda

Benedetto XVI visto da Monda – Inoltre,
nel libro intervista con Peter Seewald
Il sale della terra ribadisce che:
«La fede dà la gioia.
Se Dio non è qui, il mondo è una desolazione,
e tutto diventa noioso,
ogni cosa è del tutto insufficiente.

[…] L’elemento costitutivo del cristianesimo
è la gioia. Gioia non nel senso
di un divertimento superficiale,
il cui sfondo può anche essere la disperazione».

Ad un mondo “forzato” al divertimento
perché profondamente disperato,
Benedetto rispondeva con la gioia del Vangelo,
con l’annuncio di una novità ricca di luce e di vita,
capace di penetrare anche l’abisso più oscuro.

È questo il tema
di una delle sue più belle riflessioni
dedicate al triduo pasquale
ed in particolare al Sabato Santo,
giorno a cui era molto legato
visto che coincideva con il 16 aprile 1927,
data della sua nascita.

In questa riflessione
Ratzinger medita sul mistero di Gesù
che discende agli inferi
e così facendo va a liberare l’uomo
dalla sua angoscia più atroce:

«Quest’angoscia infatti non ha un oggetto
a cui si possa dare un nome,
ma è solo l’espressione terribile
della nostra solitudine ultima.
Chi non ha sentito la sensazione spaventosa
di questa condizione di abbandono?

[…] Una cosa è certa:
si dà una notte nel cui buio
non penetra alcuna parola di conforto,
una porta che noi dobbiamo oltrepassare
in solitudine assoluta:
la porta della morte.

Tutta l’angoscia di questo mondo è,
in ultima analisi,
l’angoscia provocata da questa solitudine».

Benedetto XVI visto da Monda

Benedetto XVI visto da Monda – La discesa di Gesù
è una luce che penetra
«anche nella notte estrema
nella quale non penetra alcuna parola,
e nella quale noi tutti siamo come bambini
cacciati via, piangenti».

In questo buio ecco che
«si dà una voce che ci chiama,
una mano che ci prende e ci conduce.

La solitudine insuperabile dell’uomo
è stata superata dal momento
che Egli si è trovato in essa.
L’inferno è stato vinto dal momento in cui
l’amore è anche entrato nella regione della morte
e la terra di nessuno della solitudine
è stata abitata da lui».

Ratzinger conclude con parole che oggi
risuonano in modo ancora più vertiginoso,
se «qualche volta ci è dato di avvicinarci
all’ora della nostra solitudine ultima,
ci sarà permesso di comprendere qualcosa
della grande chiarezza di questo mistero buio.

Nella certezza sperante
che in quell’ora di estrema solitudine
non saremo soli,
possiamo già adesso presagire
qualcosa di quello che avverrà.

Ed in mezzo alla nostra protesta
contro il buio della morte di Dio
cominciamo a diventare grati per la luce
che viene a noi proprio da questo buio».

Benedetto XVI visto da Monda

Benedetto XVI visto da Monda – L’incipit
di un racconto di Vladimir Nabokov
parla di un signore tedesco, di nome Albinus,
di cui si sa quel poco che recita la lapide funebre
ma, scrive Nabokov,

«sebbene la superficie
di una pietra tombale orlata di muschio
sia sufficiente a contenere
il riassunto della vita di un uomo,
i dettagli sono sempre i benvenuti».

In queste pagine (de “L’Osservatore”, ndr.)
ci saranno alcuni dettagli
della vita di Benedetto XVI,
raccolti e raccontati nella luce della stessa fede
che ha animato tutta la sua esistenza,

quella fede dei cristiani che ben sanno
che non esiste pietra tombale sufficiente
a racchiudere il destino di nessun uomo.

Il titolo di quel racconto è Una risata nel buio:
è questa la condizione di Joseph-Benedetto
che oggi ha attraversato la porta della morte
per vivere in quella gioia e in quella luce
che ha seguito con umile tenacia per tutta la vita.

Andrea Monda (direttore responsabile
de “L’Osservatore Romano”, «Gentilezza,
gioia e umiltà», in Id., Edizione straordinaria,
31 dicembre 2022, pp. 1-2.

Foto: Benedetto XVI (Joseph Aloisius Ratzinger) /
insiemenews.it

Lascia un commento