Benedetto XVI visto da Camon

Benedetto XVI visto da Camon
Così Benedetto XVI portò noi artisti nel Regno della bellezza

 

Benedetto XVI visto da Camon – Papa Ratzinger
è stato sensibile e generoso
con gli scrittori e con gli artisti.
Gliene rendo atto,
ora che ci ha lasciati,
ma sarebbe giusto che anche gli altri
gliene rendessero atto.

Il suo più grande gesto
verso la cultura fu questo:
convocò nella Cappella Sistina
250 cosiddetti “artisti”,
scrittori pittori attori
registi musicisti,

voleva tener loro
un discorso sull’arte,
a cosa serve,
a cosa può ulteriormente servire,
come sarà premiata.

***

Benedetto XVI visto da Camon – Per errore
o per bontà, chiamò anche me.
Ci andai.
Vestito scuro, camicia bianca,
cravatta regimental, mi presentai.

All’ingresso
ci danno un numero d’ordine,
a me tocca il 123,
sono esattamente a metà,
che vuol dire?
Che metà degli artisti
vale più di me?

Può essere.
Lo accetto.

All’entrata,
lungo i corridoi
che ci portano alla Cappella Sistina,
ci sono guardie svizzere
che ci salutano battendo i tacchi.
Mi piace questo schiocco dei tacchi.

***

Benedetto XVI visto da Camon – Adesso
sto scrivendo un articolo,
se quando l’avrò finito e uscirò per la mia città,
carabinieri e vigili mi salutassero
battendo i tacchi, sarebbe bello e giusto.
Ma non accadrà.
Con papa Ratzinger accadde.

Quando ci sistemammo
nella Cappella Sistina,
il Papa entrò per ultimo,
a microscopici passettini,

si sedette sotto il Cristo Giudicante,
e tenne un discorso di commovente bellezza,
che mi fa venire i brividi ancor oggi.

***

Benedetto XVI visto da Camon – Disse che l’arte
salva più della scienza
(grazie, santità),
che la vita senza arte
è una vita al buio,
va bene per la talpa ma non per l’uomo.

Disse che il suo compito,
come Papa,
era di rendere “commovente”
il mondo dello spirito, che è Dio.

E disse che ci aveva chiamati
per una sola ragione:
«In questa operazione…
voi siete maestri».

Spiegò l’aspirazione
della Chiesa cattolica
con queste parole:
«Far coincidere il sacerdozio
con l’arte».

***

Benedetto XVI visto da Camon – Dunque
tutto il contrario
di quel che credevamo noi scrittori:
non ci aveva chiamati
per insegnarci qualcosa,
ma perché gl’insegnassimo qualcosa.

Disse che sant’Agostino
parlava come se lo vedesse,
prima che fosse dipinto,
questo Giudizio Universale
che noi avevamo davanti agli occhi,
quando scriveva

(qui il Papa parlava lentamente,
scandendo le sillabe):

«Godremo di una visione
mai contemplata dagli occhi,
mai udita dalle orecchie,
e mai immaginata dalla fantasia:

una visione che supera
tutte le bellezze terrene,
quella dell’oro, dell’argento,
dei boschi e dei campi,

del mare e del cielo,
e del sole e della luna,
delle stelle e degli angeli:
la fonte di ogni altra bellezza».

***

Benedetto XVI visto da Camon – Mentre ascoltavo,
prendevo appunti,
per non perdere quelle parole.
Le ho poi messe in un libro,
dal quale ora le ripesco,
e spero di non sbagliarle.

Sentivo che gli tremava la voce.
Stava descrivendo il Paradiso,
nel quale allora sperava
che un giorno sarebbe entrato.

Nel quale oggi
(primi giorni del 2023)
entra.

Ho avuto l’impressione
che fondesse,
senza confonderli,
Giudizio Universale di Michelangelo
e Paradiso.

Se si può usare “fanciullesco”
nel senso di innocente,
allora dirò
che c’era un’innocenza fanciullesca
nella sua visione-descrizione dell’Eden
riservato ai giusti.

***

Benedetto XVI visto da Camon – All’acme
di quella visione-descrizione,
chiuse il discorso:

non l’abbassò per uscire dall’Eden,
ma lo chiuse nel bel mezzo dell’Eden,
lasciandoci lì, noi e lui insieme.

Non ci salutò
per una separazione,
mandandoci via,
ma smise di parlare con una formula
che ci lasciava presenti,
o ci riconvocava.

Disse infatti:
«Vi saluto
con una sola parola:
arrivederci!».

***

Benedetto visto da Camon – Non so
se qualcuno gli avesse dato consigli
per il suo discorso,
qualche scrittore,

ma sentivo
che c’era una concezione dell’Arte
n quel discorso,
per cui identificava Fede e Bellezza,
saper predicare e saper scrivere.

Chi fa un’opera d’arte
fa un’opera morale
e anche spirituale.

Chi scrive
non dovrebbe dimenticarlo,
il suo compito non è divertire
ma educare,
e il suo primo dovere
non è estetico-letterario,
ma etico.

Il nostro più grande scrittore
l’aveva espresso così:
“Non proferir mai verbo /
che plauda al vizio o la virtù derida”.

Ferdinando Camon, «Così Benedetto XVI
portò noi artisti nel Regno della bellezza»,
in “Avvenire”, martedì 3 gennaio 2023, p. 10

Foto: Benedetto XVI
(Joseph Aloisius Ratzinger) /
insiemenews.it

DA SAPERE

Benedetto Xvi visto da Krajewski
Krajewski: attento, delicato non ci dava mai del “tu”

***

Quando il 19 aprile 2005
il cardinale protodiacono
Jorge Medina Estévez
si affacciò alla Loggia delle benedizioni
della Basilica vaticana
per comunicare l’elezione a Papa
di Joseph Ratzinger,

seguito poi dal nuovo Pontefice,
era visibile un cerimoniere pontificio
che teneva stretta la croce al suo fianco:
l’attuale cardinale
ed elemosiniere pontificio
Konrad Krajewski.

Con Benedetta Capelli
del portale Vatican News
il porporato polacco, 59 anni,
ha voluto condividere alcuni ricordi
di quei momenti emozionanti
e del pontificato di Benedetto XVI.

***

«Quando è stato scelto il cardinale Ratzinger
– ha raccontato Krajewski –
lì in Cappella Sistina,
monsignor Marini mi disse che
dovevo portare la croce processionale
davanti al Santo Padre.

“Quando aprono le tende
– aggiunse –
tu uscirai per primo
e poi il Papa con il maestro”.

Il Santo Padre ha poi rivolto
a tutti le parole che conosciamo.

Ho seguito come cerimoniere
gli 8 anni del suo pontificato.
Ho fatto tanti viaggi,
tutte le celebrazioni a Roma, in Italia».

***

«Ricordo la sua enorme gentilezza,
la sua semplicità – ha detto ancora Krajewski –
eravamo giovani,
io avevo 17 anni di meno,
ma il Santo Padre mai ci dava del “tu”,
era molto cordiale.

Si era interessato al mio nome Konrad
che è più un nome tedesco che polacco,
poi quando è morta mia madre
mi chiese come era successo,
quanti anni aveva.

Era molto, molto, molto semplice,
molto familiare, molto delicato».

Da “Avvenire”, martedì 3 gennaio 2023, p. 10.

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