Assunzione di Maria

Assunzione di Maria: Con Cristo nella vittoria

Tra tutte le verità della dottrina cattolica – come ha ricordato il Vaticano II – esiste un ordine gerarchico per il diverso nesso che esse hanno con il fondamento della fede cristiana: la risurrezione (UR 11). Le verità della fede in questo senso si illuminano a vicenda e la retta comprensione di una, diviene luce di intelligenza e di fede per comprendere rettamente anche le altre.

È in questo senso che vanno inquadrate le parole che a proposito della Dottrina sulla Assunzione di Maria ha ultimamente dette la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede in una sua Lettera su alcune questioni concernenti l’escatologia:

«La Chiesa, nel suo insegnamento, sulla sorte dell’uomo dopo la sua morte, esclude ogni spiegazione che toglierebbe il suo senso all’Assunzione di Maria in ciò che essa ha di unico, ossia il fatto che la glorificazione corporea della Vergine è l’anticipazione della glorificazione riservata a tutti gli altri eletti» (n. 6).

È nella retta comprensione e meditazione del mistero dell’Assunzione di Maria che quale dogma richiede il nostro assenso di fede, che noi siamo in grado di capire quello che un domani saremo dopo la morte.

In tutto conformata a Cristo

Il Signore nel suo mistero pasquale di morte-resurrezione ed ascensione ha realizzato pienamente la vittoria sul peccato e sulla morte. Il novello Adamo ha trasformato radicalmente la situazione originale, e come conseguenza tutti gli uomini possono partecipare a questa vittoria fondamentale. La resurrezione inaugura i tempi nuovi: «Egli è morto per tutti, affinché chi vive non viva più per se stesso ma per colui che è morto e risuscitato per essi» (2 Cor 5,15).

L’Assunzione di Maria si situa in questa linea: Maria è la partecipazione alla pienezza del mistero pasquale. Si può dire che la Assunzione configura la Vergine a questa morte resurrezione del Signore, i cui frutti si manifestano già per anticipazione sul suo stesso corpo, mentre gli altri eletti gemono nell’attesa della redenzione dei propri corpi: «Quanto a noi, – dice l’Apostolo – la nostra patria è il cielo, donde inoltre aspettiamo quale salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro corpo di miseria conformandolo al suo corpo di gloria, con la forza per cui egli può sottomettere a sé tutte le cose» (Fil 3,20-21).

Maria non ha conosciuto questa attesa: al termine della sua vita terrena è stata elevata in anima e corpo alla gloria celeste. Il suo corpo è stato conformato al corpo di gloria del suo Figlio, in virtù di questa forza che Egli ha di sottomettere tutto l’universo e di ridurre i tempi. La tradizione ha quindi percepito che la gloria di Maria è la irradiazione di quella di Cristo. L’Assunzione di Mario sgorga dalla resurrezione e dalla ascensione di Cristo, dove si trova appunto la sorgente della trasfigurazione del corpo di Maria.

Nella incarnazione la Vergine Maria aveva formato il corpo di Gesù; per mezzo di Lei Dio aveva preso un volto umano. Gesù di Nazareth aveva i tratti di Maria. Ma nella Assunzione Maria si lascia plasmare dai caratteri gloriosi del corpo del Figlio suo. È il mirabile scambio della incarnazione che si completa nella Assunzione.

Segno e anticipo della Chiesa

Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha voluto che si rivolgesse l’attenzione alla funzione di questo mistero per la Chiesa e per i singoli fedeli: «La Madre del Signore – ha puntualizzato a questo proposito il Concilio – glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione fino a quando non verrà il giorno del Signore» (LG 68).

In queste poche parole è condensato il significato del mistero della Assunzione di Maria dal punto di vista della sua funzionalità per la Chiesa e nella Chiesa. Il Cristo risuscitato e asceso al cielo si trova nello stato che sarà quello di tutta l’umanità beata alla fine dei tempi, e verso il quale Egli cerca di condurre tutti gli uomini. Il Cristo rappresenta l’umanità intera secondo quanto dice S. Paolo: «Dio… mentre eravamo morti per le nostre colpe, ci ridonò la vita con Cristo… e lui ci risuscitò e ci fece sedere nelle regioni celesti, in Cristo» (Ef 2,5-6).

Ma nella sua Assunzione, Maria – secondo il Concilio – è similmente rappresentante di tutta la umanità gloriosa, cioè della Chiesa che attende la sua consumazione. In Maria Assunta infatti la Chiesa riceve i frutti del mistero della redenzione e li partecipa. In essa l’umanità redenta aspetta il termine glorioso del suo destino. Il destino di Maria, già in cielo anima e corpo, manifesta per anticipazione per i singoli e per l’umanità intera quello che deve realizzarsi per tutti, alla fine dei tempi. È per questo che l’Assunzione di Maria è segno di speranza.

È interessante notare come S. Paolo metta in rapporto la speranza con la resurrezione del corpo umano: «Sappiamo infatti che tutta la creazione fino al momento presente geme e soffre i dolori del parto. E non essa soltanto: anche noi che già possediamo le primizie dello spirito. Noi pure gemiamo dentro di noi, anelando alla redenzione del nostro corpo. Poiché siamo salvi, ma in speranza» (Rom 8,22-24). In Maria Assunta la nostra speranza non si appoggia più su una promessa, ma sulla realizzazione della medesima in Maria, elevata alla gloria in anima e corpo.

L’Assunzione di Maria dà un senso al corpo umano di fronte al pessimismo contemporaneo. Il corpo non è fatto per la definitiva disgregazione, ma per la gloriosa trasfigurazione: sono i cieli nuovi e la terra nuova di cui parla la S. Scrittura. In questo senso si deve dire che nell’Assunzione di Maria la carne è già salva, e non solamente la carne di un Dio fatto uomo, ma quella di una donna della nostra razza. Un giorno Dio sarà tutto in tutti. L’Assunzione di Maria testimonia che questo corpo mortale sarà invaso completamente di vita divina nella gloria. L’Assunzione svela il senso ultimo della Creazione.

Nuove teorie ed errori

Ma ultimamente, in base alle nuove teorie sulla resurrezione di Cristo e sulla resurrezione dei corpi, si è tentato di reinterpretare in termini alquanto diversi il mistero della Assunzione di Maria. L’attuale problematica intorno alla resurrezione nella teologia cattolica è vasta e assai complessa, investendo in particolare ripensamenti a livello cristologico, mariologico e antropologico, in prospettiva escatologica.

In poche parole si tratta di questo. Nella teologia protestante moderna è nata una tendenza raccolta da alcuni teologi cattolici, con la quale si tende ad affermare che la resurrezione di ciascun uomo ha luogo nel momento stesso della morte. Secondo questa tendenza sulla base di categorie ellenistiche secondo cui l’anima prigioniera del corpo ritrova la sua libertà al momento della morte, la resurrezione sarebbe ridotta semplicemente alla sopravvivenza del proprio «io».

Tale tendenza non può essere accettata, anche perché, tra l’altro, se essa fosse vera, il domma centrale del cristianesimo, la resurrezione dei morti, la resurrezione della carne, sarebbe non solo svuotato del suo contenuto, ma anche ridotto ad una pura e semplice spiritualizzazione. Secondo questa tendenza della escatologia moderna, l’Assunzione di Maria sarebbe equiparata alla glorificazione di ciascun santo; e conseguentemente la stessa definizione dogmatica dell’Assunzione di Maria passerebbe come una canonizzazione, cioè una dichiarazione infallibile che Maria è stata glorificata da Dio come qualsiasi altro santo che risuscita gloriosamente al momento di morire.

Va rigettato in definitiva anche il tentativo di avallare la conciliabilità di questa tendenza con la dottrina tradizionale e conciliare, facendo appello al fatto che nella formula di definizione dell’Assunzione di Maria non si hanno le parole «per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente», come nella formula della definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione. Il tentativo va rigettato in quanto l’Assunzione di Maria verrebbe ad essere interpretata come processo comune a tutti gli uomini, che risuscitano al momento di morire. Infatti vi è sì una differenza di linguaggio nelle due formule definitorie. Ma nella definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione si tratta di un privilegio, di una prerogativa mariana totale e fondamentale, della condizione di Maria rispetto agli altri uomini. Nel caso della Assunzione di Maria invece non si tratta di una esclusività di prerogativa, ma solo di una differenza di realizzazione, cioè di anticipazione del destino finale e della resurrezione gloriosa alla quale tutti i giusti sono chiamati.

Il proprio, lo specifico dell’Assunzione di Maria sta proprio nell’anticipazione della resurrezione, che invero alla fine dei tempi, e solo allora, sarà comune a tutti gli eletti. E proprio per questa attualizzazione anticipata della resurrezione di tutti, l’Assunzione di Maria è segno del destino comune verso il quale è in cammino la Chiesa peregrinante.

La mariologia, con e nel mistero dell’Assunzione di Maria, può dare una mano alla escatologia moderna per chiarire e riesaminare certe sue posizioni tendenziose sul problema della resurrezione di Cristo e resurrezione dei corpi.

Da quanto detto, abbiamo riscontro della importanza della funzione della definizione solenne della dottrina dell’Assunzione di Maria. Se Maria è stata veramente glorificata, nella sua anima e nel suo corpo in una attualizzazione anticipata della resurrezione comune a tutti (ma solo alla fine dei tempi), cioè è una verità dogmatica, allora noi abbiamo, nella fede, la certezza della resurrezione dei nostri corpi. Abbiamo inoltre la certezza che la resurrezione dei nostri corpi non è semplice sopravvivenza del nostro «io», come vorrebbero farci intendere le nuove tendenze della escatologia moderna (come del resto ha cercato di fare il punto il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, citato all’inizio).

Per tutto questo l’Assunzione di Maria, come ha detto giustamente il Concilio, per ognuno di noi, per quanto riguarda la resurrezione dei nostri corpi, è «segno di sicura speranza e di consolazione fino a quando non verrà il giorno del Signore» (LG 68), quando appunto i nostri corpi risorgeranno e saremo glorificati in tutta la nostra personalità, come lo è già Maria, in anima e corpo.

Ernesto Piacentini, «Con Cristo nella vittoria. L’Assunzione della Vergine Maria», in “L’Osservatore Romano”, mercoledì 15 agosto 197, p. 2.

Foto: Guido Reni, Assunzione di Maria, (1635-1640), Musée des Beaux-Arts, Lione / it.wikipedia.org

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