Terzo sommario

Terzo sommario – At 5,12-16 – II Domenica di Pasqua – Anno C

Terzo sommario. Introduzione

Terzo sommario. Immediatamente potrebbe sembrare
che la prima lettura, ripresa dagli Atti degli Apostoli (5,12-16),
non si inquadri bene in questa festa liturgica di dopo-Pasqua:
in essa, infatti, niente pare rimandare al clima pasquale
in cui si inseriscono invece assai felicemente gli altri due brani liturgici.

Riflettendoci meglio, però,
anche qui la dimensione pasquale è evidente.
Luca infatti intende descriverci
la vita concreta della primitiva comunità di Gerusalemme,
invasa dalla lievitante presenza dello Spirito,
procuratale proprio dal Cristo morto e risorto.

Terzo sommario. Il testo

La prima lettura di questa seconda domenica di Pasqua
propone alla nostra attenzione il terzo e ultimo dei sommari
riguardanti gli inizi della comunità cristiana di Gerusalemme.

Se nei primi due (cf. At 2,42-47; 4,32-35)
l’attenzione riguarda in particolare la situazione interna alla comunità,
la koinonìa e la condivisione dei beni,
in questo terzo sommario l’accento invece cade decisamente sugli effetti
che la comunità irradia verso l’esterno,
ovvero sulla forza di attrazione
che essa esercita verso coloro che stanno fuori.

Il sommario ha anche lo scopo di cucire insieme
i due racconti difficili della frode di Anania e Saffira (5,1-11)
e della persecuzione ad opera dei Sadducei (5,17-42)
che precedono e seguono il nostro brano.

I motivi che Luca unisce qui,
così da operare una sutura nella trama del racconto,
sono essenzialmente due:
i segni e i prodigi ad opera degli Apostoli
e l’aggiunta di nuovi membri alla comunità dei credenti.

Terzo sommario. Commento

«Segni e prodigi»

Quasi come in una sorta di titolo,
il sommario riferisce anzitutto in maniera sintetica che
«molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli» (v. 12).

Il binomio segni e prodigi contiene un immediato rimando
alla preghiera della comunità apostolica
nel caso della prova che segue al primo arresto
e liberazione di Pietro e Giovanni.

Così, il nostro testo relaziona
a proposito del pieno compimento di questa preghiera,
la cui conseguenza immediata è stata una nuova effusione
dello Spirito Santo, seguita dalla proclamazione
della Parola di Dio con franchezza (il termine tecnico è parresìa).

È come se Luca, non volendo togliere il primato allo Spirito e alla Parola
– veri e unici protagonisti degli Atti
abbia rimandato in seguito il racconto dei segni prodigiosi,
come guarigioni ed esorcismi.

Nel terzo sommario, riferito dal nostro brano,
lo fa con ricchezza di particolari
e senza paura di usare un linguaggio
che contiene l’eco della pietà religiosa popolare del tempo,
comune anche ai pagani.

In altre parole, Luca vuole metterci di fronte alla concretezza
della salvezza che passa attraverso la persona
– letteralmente «la mani», v. 12 – degli Apostoli:
è attraverso di loro infatti che Dio è all’opera in questo tempo,
che è il tempo della missione nella potenza dello Spirito.

La guarigione dell’uomo – nella totalità di anima e corpo –
attuata da Gesù attraverso il suo ministero, culminato
nella passione, morte e risurrezione, ora si estende a tutti
attraverso la missione della comunità apostolica,
che rende presente, concreta e accessibile la salvezza donata in Cristo.

Caratteristiche della primitiva comunità cristiana di Gerusalemme

In secondo luogo, il nostro sommario passa a descrivere
le caratteristiche della primitiva comunità cristiana di Gerusalemme.

«Tutti erano soliti stare insieme» (v. 12)

La comunità cristiana di Gerusalemme
è anzitutto una comunità unita.

La fede cristiana non può essere vissuta in solitudine,
nell’isolamento dagli altri.
Il cristiano non è uno che se la intende
direttamente e da solo con Dio.
La Chiesa non è il luogo dove ogni singolo fedele va a prendere
ciò di cui ha bisogno per salvare la propria anima.

I cristiani costituiscono una famiglia,
sono solidali gli uni con gli altri, e, in qualche modo,
si sentono responsabili di tutto ciò che accade ai loro fratelli.

«Il popolo li esaltava» (v. 13).

La seconda caratteristica dei primi cristiani: sono persone stimate.
La vita di coloro che abbracciano la fede suscita interesse e ammirazione
perché è totalmente diversa da quella degli altri uomini.
Non agiscono al fine di ostentare la propria integrità e superiorità morale.
Anche per questo chi li osserva non è irritato,
disturbato da questa vita singolare, ma invogliato a imitarla.

«Una moltitudine di uomini e di donne» (v. 14).

A conferma di tutto ciò,
il terzo sommario sottolinea in diversi modi la reazione della folla.

Questa passa dal sacro timore nei confronti degli Apostoli,
riuniti nel portico di Salomone, alla loro esaltazione,
per cui la gente accorre dalle città vicine per ottenere guarigione
e liberazione dal maligno.
Sempre più di fatto una moltitudine di uomini e donne
viene aggiunta ai credenti al Signore.

L’uso del passivo – «venivano aggiunti credenti al Signore» (v. 14) –
sta a indicare che colui che opera attraverso le mani degli apostoli è Dio stesso,
che agisce ora come ha agito prima in Gesù (At 2,22),

L’accorrere della folla «dalle città vicine» (v. 16),
ovvero dalla regione della Giudea,
è dunque il primo segno dell’adempimento della missione
affidata dal Risorto agli Apostoli:

«Di me sarete testimoni a Gerusalemme,
in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8).

Non solo in Gerusalemme,
ma in tutta la Giudea giunge l’eco di questa testimonianza,
che è Parola in azione, nella potenza dello Spirito del Signore.

Conclusione

Attraverso l’intreccio di questi motivi e caratteristiche del terzo sommario,
che tiene uniti i racconti che precedono e seguono,
Luca, narratore e storico, intende anzitutto mostrare
come vi sia un unico disegno provvidenziale
che guida le vicende della Chiesa delle origini:

se il peccato di Anania e Saffira,
che ha avuto per conseguenza la morte,
ha dato prova che il Dio grande del passato di Israele
è all’opera nella comunità apostolica,

la persecuzione attuata dal Sinedrio
sarà la conseguenza inevitabile
di questo “annuncio con potenza”.

Nella misura in cui la missione della Chiesa
– primariamente incentrata sul gruppo dei Dodici,
ma che ben presto si arricchirà di altri protagonisti –
ricalca le orme del suo Maestro e Signore, essa si incammina
verso il medesimo destino di lui: la croce del martirio.

Tutta la storia narrata dagli Atti
è infatti un’attestazione dell’irresistibile forza di attrazione
esercitata dall’annuncio del Vangelo,
accompagnato dai segni della presenza di Dio
e vissuto nell’adesione di tutto la vita al suo modello,
che è Gesù Cristo il Signore.

Foto: Visione di Trento Sud dalla Casa di Riposo
”Civica San Bartolameo” / Foto personale

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