Oscar Wilde

Oscar Wilde – Al giorno d’oggi…

 

Oscar Wilde – «Al giorno d’oggi si sa il prezzo di tutto,
e non si conosce il valore di niente».

Questo aforisma
è attribuito a Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde,
meglio conosciuto come Oscar Wilde.
L’opera dalla quale è tratto è
«Il ritratto di Dorian Gray»,
trad. di Sergio Ortolani, Facchi, Milano 1920, p. 31:

«Ne sono lietissimo, amor mio
(riferendosi alla propria moglie, ndr):
lietissimo» – disse Lord Enrico,
alzando le oscure sopracciglia ad arco
e guardandoli tutti e due
con un sorriso di divertimento.

«Mi spiace di aver tardato, Dorian.
Sono andato a cercare
un pezzo di vecchio broccato in via Wardour
e ho dovuto contrattare per delle ore intere.
Oggi la gente sa il prezzo di tutto e il valore di nulla».

Commento

Queste poche parole sono di straordinaria attualità
al fine di descrivere la società odierna,
che spesso dimentica il vero valore delle cose,
delle persone ma soprattutto degli affetti.

Chi è l’autore

Oscar Wilde (Dublino, 16 ottobre 1854 –
Parigi, 30 novembre 1900) è stato uno scrittore,
aforista, poeta, drammaturgo, giornalista,
saggista e critico letterario irlandese.

Autore dalla scrittura
a prima vista semplice e spontanea,
ma sostanzialmente assai raffinata e incline
alla ricerca del bon mot (ossia della “battuta” di spirito),
con stile talora sferzante e impertinente
voleva soprattutto risvegliare l’attenzione
dei suoi lettori e invitarli alla riflessione.

È noto soprattutto
a causa dell’uso frequente di aforismi e paradossi,
per i quali è ancora oggi frequentemente citato.

Nato da famiglia irlandese, trasferitosi poi in Inghilterra,
l’episodio più importante della sua vita,
di cui si trova ampia traccia nelle cronache del tempo,
fu il processo e la condanna a due anni di carcere
a causa di «gross public indecency».

Così, infatti,
era definita allora l’omosessualità
dalla legge penale
che codificava le regole, anche morali,
riguardanti la sessualità

Oscar Wilde, già sposato,
perse inoltre la possibilità
di vedere i due figli.

Dovette pertanto abbandonare la Gran Bretagna
per l’Europa continentale.

Morì in Francia a causa di meningoencefalite,
dopo essersi convertito, in punto di morte,
alla religione cattolica,
a cui da tempo si sentiva più vicino.

Storia editoriale de «Il ritratto di Dorian Gray»

Alla fine di marzo del 1890, Oscar Wilde
inviò il dattiloscritto ai redattori della rivista
Lippincott’s Monthly Magazine.
Fu pubblicato, in una forma purgata dai redattori
al fine di censurare alcuni passi ritenuti scabrosi,
nel luglio dello stesso anno.

All’inizio del 1891
Oscar Wilde pubblicò allora su
The Fortnightly Review
una prefazione al romanzo
(«A Preface to “The Picture of Dorian Gray”»)
al fine di rispondere ad alcune polemiche
sollevate dalla sua opera.

Nell’aprile 1891,
Oscar Wilde fece stampare
in volume il romanzo,
da Ward, Lock & Company
unendovi la propria prefazione.

L’autore modificò a sua volta il dattiloscritto,
non solo cancellando delle parti rischiose;
ma anche aggiungendo molti capitoli
(il 3°, il 5°, il 16°, il 17° e il 18°),
al fine di raggiungere
le centomila parole richieste dall’editore,
e anche al fine di depistare i critici.

L’autocensura fu tuttavia inutile,
e il romanzo fu usato in pratica
– a causa del suo contenuto omosessuale –
come arma processuale contro Oscar Wilde.

Trama de «Il ritratto di Dorian Gray»

Il romanzo è ambientato
nella Londra vittoriana del XIX secolo,
che all’epoca era pervasa
da una mentalità particolarmente borghese.

Narra di un giovane di bell’aspetto, Dorian Gray,
che arriverà a fare della sua bellezza un rito insano.

Egli comincia a rendersi conto
del privilegio del suo fascino
quando Basil Hallward, un pittore (nonché suo amico),
gli regala un ritratto da lui dipinto,
il quale lo riproduce nel pieno della gioventù.

Lord Henry Wotton, in seguito,
avrà un ruolo decisivo nella vita di Dorian,
che conosce precisamente presso lo studio
di Basil Hallward.

Lì, infatti, Wotton, con i suoi discorsi
estremamente lunghi,
influenza negativamente Dorian.

Questi comincia allora a guardare la giovinezza
come qualcosa di veramente importante,
tanto da provare invidia verso il suo stesso ritratto,
che sarà eternamente bello e giovane
mentre lui invece invecchierà.

Pertanto, colpito dal panico,
Dorian arriva a stipulare
una sorta di “patto col demonio”.

Grazie a questo patto
rimarrà eternamente giovane e bello,
mentre il quadro mostrerà i segni
non solo della decadenza fisica
ma anche della corruzione morale
del personaggio.

Vive una tormentata storia d’amore
con un’attrice di teatro di nome Sybil Vane,
terminata col suicidio della ragazza
dopo uno spettacolo in cui ha recitato male.

In seguito a ciò, Dorian,
vede che la sua figura nel quadro invecchia
e assume spaventose smorfie tutte le volte
che egli commette un atto feroce e ingiusto,
come se fosse la rappresentazione della sua coscienza.

Nasconde pertanto il quadro in soffitta
e si dà a una vita all’insegna del piacere,
certo che il quadro patirà le miserie della sorte
al posto suo.

Conseguentemente non rivelerà a nessuno
l’esistenza del quadro, se non a Hallward,
che poi però ucciderà in preda alla follia
fomentata dalle critiche del pittore,
che ritiene causa dei suoi mali
in quanto creatore dell’opera.

Ogni tanto, però, si reca segretamente nella soffitta
al fine di controllare e schernire il suo ritratto
che invecchia e si imbruttisce giorno dopo giorno,
ma che gli crea anche tanti rimorsi e timori
finché, stanco della sua malvagia vita,
lacera il quadro con lo stesso coltello
con cui aveva ucciso Hallward.

Alla fine i servi trovano Dorian morto
con un pugnale conficcato nel cuore,
irriconoscibile e precocemente avvizzito,
ai piedi del ritratto,
ritornato meravigliosamente giovane e bello.

Foto: Gerbere rosse / dal cellulare

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