Memoria storica

Memoria storica – La memoria storica
avvicina il passato al presente,
può rendere attuale quello che forse appariva morto,
è capace di rintracciare costanti
dove sembrava regnare soltanto la variabilità,
canonizza come profezia ciò che a suo tempo
– nella percezione della gente comune –
a malapena si sarebbe catalogato tra le coincidenze.
Nelle paludi della crisi
la memoria storica sa scoprire i parametri classici
che procurano all’uomo ispirazioni feconde.

 

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Memoria storica – L’espressione sopra citata
è tolta da una riflessione sviluppata da
Jorge Mario Bergoglio, futuro Papa Francesco
e si trova in Id., «Percorrere cortili
sorgendo praterie», in Jorge Mario Bergoglio,
Papa Francesco, «Nel cuore di ogni padre.
Alle radici della mia spiritualità», Rizzoli ed. –
L.E.V., Milano – Città del Vaticano 2014, p. 8.

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Ecco il contesto dal quale l’ho tratta:

Memoria storica – Quando noi gesuiti
diamo uno sguardo al percorso compiuto,
sappiamo bene
che il fuoco della maggior gloria di Dio
che ardeva in Ignazio di Loyola
– la parola ignis è nel suo stesso nome –
ci pervade bruciando ogni vano compiacimento
e avvolgendoci in una fiamma interiore,
che ci concentra e ci espande,
c’ingrandisce e ci rimpicciolisce.

La nostra stessa storia ci impedisce di guardarla
con un distacco scientifico
improntato a curiosità per le cose accadute,
o desideroso d’imporre
un’ideologia predefinita a un passato
che si fa incontro aperto, fluido e missionario.

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Memoria storica – Certamente,
data la frammentarietà del nostro stesso comprendere,
guardare la nostra storia vuol dire
percorrere cortili scorgendo praterie,
guardare frammenti ma contemplare forme.

Accostarci alla nostra storia
comporta un compito primario:
recuperare la nostra memoria.
Una memoria che in Ignazio significa ricordare
«i benefici ricevuti nella creazione
e nella redenzione e i doni particolari;
ponderando con molto affetto quanto
ha fatto Dio nostro Signore per me» (ES 234).

Memoria storica – Questa raccomandazione
va oltre il pio consiglio e rimanda
alla densità della concezione ignaziana,
che contiene la possibilità
di armonizzare gli opposti,
d’invitare a una mensa comune concetti che
in apparenza
non si sarebbero potuti incontrare,
perché rinviandoli a un piano superiore
dove essi trovano la loro sintesi.

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Memoria storica – E la memoria storica
avvicina il passato al presente,
può rendere attuale
quello che forse appariva morto,
è capace di rintracciare costanti
dove sembrava regnare soltanto la variabilità,
canonizza come profezia ciò che a suo tempo
– nella percezione della gente comune –
a malapena si sarebbe catalogato tra le coincidenze.
Nelle paludi della crisi
la memoria storica sa scoprire i parametri classici
che procurano all’uomo ispirazioni feconde.

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Memoria storica – In fondo,
quando sant’Ignazio si riferisce alla memoria,
mette in gioco una concezione di unità.
Si fa possibile sintetizzare in unità
la diversità dei tempi.
Così è successo nella nostra terra, in Argentina:
i gesuiti vi giunsero con una storia
vasta quanto sedici secoli di Chiesa,
con una posizione nettissima
sulla problematica religiosa
dibattuta nell’Europa dell’epoca,
e fecero sintesi con l’epoca dei nostri nativi.
E quella sintesi fu storia.

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Memoria storica – La successiva storia dei gesuiti
sarebbe stata segnata da un’unità
capace di modellare insieme sintesi di contrasti.
Unire riducendo
è un’operazione relativamente facile,
ma non destinata a lunga vita.
Più difficile è elaborare quell’unità
che non annulla ciò che è diverso,
che attenua il conflitto;
ed è questa che la Compagnia ha impresso
alla sua opera di evangelizzazione.

Memoria storica – Ha scelto in favore dell’indio,
del progetto possibile di giustizia,
ma non ha trascurato l’educazione degli spagnoli
e dei creoli delle città.
Ha portato in queste terre
la predilezione spagnola per l’arte barocca,
ma con gli americani – che Carpentier
ha definito già barocchi perfino nella geografia –
ha foggiato un’arte che,
pur riconoscendosi spagnola nella propria origine,
s’identifica anche nella sua originalità americana.

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Memoria storica – Esperta dell’Illuminismo,
che a quei tempi
partoriva la pseudounità dell’Europa
collocando il principio dell’unità
in una ragione cieca alla trascendenza,
la Compagnia propone il Vangelo
senza razionalismi e senza ingenuità,
ma con un solido sostegno intellettuale
armonizzato con la fedeltà alla rivelazione
e al Magistero della Chiesa.

Memoria storica – Inoltre,
mente evita di avventurarsi
in un misticismo soggettivista,
sa tuttavia alimentare il popolo
con una devozione semplice
e tutt’altro che priva di elementi affettivi.
E nel guidare le coscienze,
non esita a correre il rischio
che la dicano lassista e casuista,
riuscendo a sintetizzare
la morale tradizionale del corpo della Chiesa
con la circostanza delle esistenza concrete.

È questa fedeltà a un carisma di discernimento
che la rigidità gianseninsta
non è mai riuscita a comprendere.

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Memoria storica – Non tutto,
in questo percorso della Compagnia,
sarà luce, e non tutto sarà grazia.
Anche i gesuiti, sono, e sono stati, peccatori,
e anche la Compagnia, in quanto corpo,
è stata peccatrice.
Nella sua missione,
non sono mancate esitazioni peccaminose.
A volte la fedeltà verso il passato
si è tradotta in un irrigidimento meschino,
così come lo slancio verso il futuro
non sempre è andato esente
da un progressismo sconsiderato.
E la sua ondivaga ricerca di realismo
non si è affrancata, in altri casi,
da un opportunismo accomodante…

Ibid., 7-9.

Foto: Ortensie collocate all’ingresso
della Casa delle Suore dei Sacri Cuori
a Tabiano (Parma) / foto mia

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