Odorico Da Pordenone

Odorico da Pordenone (1280 ca-1331) – Sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali – 14 gennaio

1. Odorico da Pordenone. Secondo il cronista trecentesco Giovanni di Viktring
(Liber certarum historiarum, II, a cura di F. Schneider,
Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum
ex Monumentis Germaniae historicis separatim editi, Hannover-Leipzig 1910, p. 113),
nasce a Villanova di Pordenone da una delle famiglie
lasciate a presidio della cittadina friulana da Ottocaro II, re di Boemia
nei primi anni Settanta del Duecento.

Forse da questo ha origine la voce, non confermabile,
che Odorico da Pordenone sia di stirpe boema.

Sicuramente non nasce dalla famiglia Mattiussi o Mattiuzzi
e nemmeno nel 1265, data proposta da padre Girolamo Golubovich,
mosso da preoccupazioni ostili alla supposta ascendenza boema di Odorico.

Preferibile è la tradizione che lo vuole nato nei primi anni Ottanta del secolo XIII,
rafforzata dalla ricognizione medica sui resti parzialmente mummificati del corpo (2002).

2. Gli agiografi trecenteschi
dicono che Odorico da Pordenone entra giovanissimo tra i frati minori,
dopo una esperienza di vita eremitica, ed è ordinato sacerdote a 25 anni a Udine.

Si dedica volentieri all’attività missionaria in alcune regioni dell’Italia,
finché i superiori lo richiamano a Udine.

Lo si accredita come buon predicatore, ma poco sappiamo dei suoi anni giovanili.

3. Odorico da Pordenone compare in tre atti notarili (1316, 1317 e 1318)
nei quali appare, come teste o attore, in diverse località del Friuli:
Cividale, Castello di Porpetto, Portogruaro.

La qualità dei negozi giuridici, gli attori e i testimoni
svelano il prestigio e le relazioni di alto livello sociale e istituzionale
nelle quali è inserito e lasciano pensare che abbia contatti con la curia avignonese.

4. Tale possibilità darebbe senso istituzionale al successivo viaggio in Oriente,
data l’attenzione del papato per le missioni.

Il concilio di Vienne, infatti, dispone la costituzione,
a Bologna, Parigi, Oxford e Salamanca,
di scuole di arabo, ebraico e caldeo per istruire missionari
disposti a evangelizzare i popoli orientali (canone 24).

5. Proprio la relazione del viaggio in Oriente,
che rende celebre Odorico da Pordenone, può corroborare l’ipotesi.
Dettata nel maggio 1330 a Padova, al confratello Guglielmo da Solagna,
per ordine del ministro provinciale dei Minori,
sembrerebbe dunque concepita come un documento ufficiale
da recapitare alla curia papale, dove giunge.
Le fonti agiografiche trecentesche, inoltre,
sostengono che Odorico da Podenone torna in patria
per ottenere dal papa rinforzi per le missioni in Cina.

6. Sono notizie non verificabili, però la mobilità del frate,
che mostra di aver conosciuto numerose città italiane prima dell’Oriente,
e la sua caratura elevata nel contesto storico in cui vive
suggeriscono che il viaggio oltremare non sia il frutto dell’inquietudine di una coscienza,
né il riflesso di un moto di fuga di un membro di una frangia spirituale emarginata
e perseguitata all’interno dell’Ordine.

La “missione” sembra condotta secondo le consuetudini dei frati
(Odorico da Pordenone ha almeno un socius, frate Giacomo d’Irlanda)
ed è conclusa, appunto, con un resoconto ufficiale.

Si tratta dell’Itinerarium o Relatio,
che conosce un’ampia fortuna manoscritta latina (circa 80 testimoni superstiti),
suddivisa in diverse recensioni, più volte pubblicate a stampa, a partire dal 1513,
sebbene manchi un’edizione critica migliore di quella di Anastaas van den Wyngaert, del 1929.

Precoci sono i “volgarizzamenti” (molti editi):
sette in italiano, due in francese e in tedesco, uno in catalano-castigliano e in gallese,
fino a versioni più recenti in inglese e in ceco.

7. Odorico da Pordenone parte dopo il 1318, da Venezia,
per sbarcare a Trebisonda, sul Mar Nero,
la prima sosta documentata nella relazione.
Da là, si muove per via terra verso Hormuz, per salpare verso l’Oceano Indiano.

Non ci sono dati cronologici precisi circa il susseguirsi delle tappe.
Odorico da Pordenone fornisce brevi note descrittive dei luoghi toccati,
segnala peculiarità culturali, religiose, sociali, produttive e commerciali,
e indica i tempi di percorrenza medi che separano una località dall’altra.

8. L’approdo di Odorico da Pordenone in India è Thana, a nord est di Bombay.
Qui è informato del martirio di quattro frati minori, avvenuto nell’aprile 1321.
Recupera le ossa di Tommaso da Tolentino, Giacomo da Padova
e Demetrio da Tiflis (ma non il corpo di Pietro da Siena)
e le porta sino a Quanzhou, allora sede vescovile.
Una lettera del vescovo, Andrea da Perugia, datata 1326, conferma la loro ricezione.

Dopo Thana, Odorico da Pordenone prosegue verso Malabar e Chennai (Madras),
visita la tomba dell’apostolo Tommaso a Maylapur nei pressi di Madras.

Di seguito il racconto appare più confuso
ed è difficile capire la direzione dei movimenti e identificare le località toccate,
in una peregrinazione che, se non è casuale,
ha lo scopo di esplorare quanto più possibile rotte e regioni incognite.

Da Ceylon
Odorico da Pordenone passa per le isole Adamane, Nicobare, Sumatra, Giava, Borneo,
forse per le Filippine e altri approdi.
Giunge infine nel porto di Chin-Kalan l’attuale Canton nella Cina meridionale.

9. Interessante notare come i figli di san Francesco,
morto appena cento anni prima,
già avevano raggiunto gli estremi confini del mondo allora conosciuto.

Il primissimo tentativo missionario, quello di Giovanni di Pian di Carpine,
compagno di san Francesco d’Assisi,
non aveva avuto il successo sperato;
ma più tardi, un altro francescano italiano, Giovanni da Montecorvino,
non soltanto era giunto in Cina, ma vi era rimasto lungamente,
diventando Arcivescovo e Patriarca dell’Estremo Oriente.

La sede vescovile era a Khanbaliq, l’odierna Pechino,
capitale dell’Impero Mongolo e sede del Gran Khan.

Questa espansione, come spiegherà Odorico da Pordenone,
è in parte favorita dallo sterminato Impero Mongolo,
instauratosi in quegli anni in Asia.
I Mongoli, non avendo una religione propria,
sono influenzati dalle religioni dei popoli che incontrano.
Divengono musulmani in Persia, buddisti in India e seguaci di Confucio in Cina
e sono anche affascinati dalla predicazione dei missionari cristiani
che raggiungono le loro contrade.

10. Odorico da Pordenone prosegue il viaggio verso nord, tocca Fuzhou
e attraverso i monti giunge a Zhejiang e Hangzhou,
allora conosciuta come la città più grande del mondo.
Prosegue poi per Nanchino e, attraversato il fiume Azzurro,
si imbarca sul Gran Canale per raggiungere, dopo sette anni di viaggio nel 1325,
la capitale dell’impero allora chiamata Khanbaliq, l’attuale Pechino,
rimanendovi per tre anni.

11. Riparte infine per l’Italia attraverso l’Asia Centrale,
ma qui il racconto di fra Odorico da Pordenone si fa meno preciso
e i riferimenti geografici sono confusi.

Probabilmente attraversa il Tibet, giunge nel nord della Persia
e poi di nuovo in Armenia fino al porto di Trebisonda
dove si imbarca per Venezia giungendovi alla fine degli anni venti.

12. Nel maggio del 1330, su richiesta del suo superiore Guidotto,
Odorico da Pordenone, ospite del convento presso la Basilica di Sant’Antonio a Padova,
detta al confratello Guglielmo da Solagna il resoconto dei suoi viaggi
(I ed. a stampa, Odorichus de rebus incognitis, 1513),
una tra le più importanti fonti medievali
per la conoscenza dell’Estremo Oriente
(in particolare per l’arcipelago malese e la Cina).

13. Da Padova Odorico riprende il cammino per raggiungere il Papa ad Avignone
e informarlo su quanto visto in Estremo Oriente.
L’itinerario prescelto prevede un viaggio via terra fino a Pisa,
poi via mare fino a Marsiglia e quindi ad Avignone.

Giunto a Pisa, però, si ammala.
Fa allora ritorno nella sua patria natale il Friuli,
presso il convento di San Francesco che lo vide novizio a Udine,
dove muore il 14 gennaio del 1335 per complicanze cardiache
causate da insufficienze respiratorie,
secondo gli esiti dell’autopsia praticata sui resti mummificati della salma.

I suoi resti sono stati collocati nella chiesa udinese della Madonna del Carmelo.

14. È beatificato il 2 luglio 1755 da Benedetto XIV,
che due anni più tardi concede all’Ordine dei Frati Minori la facoltà di celebrarne la festa,
facoltà poi estesa alle diocesi di Udine e di Concordia-Pordenone.

La fase diocesana del processo di canonizzazione,
aperta formalmente il 14 gennaio 2002, è chiusa positivamente nel 2006.
Gli atti, trasmessi a Roma, non hanno ancora dato esito conclusivo.

Oltre all’iniziativa per la canonizzazione di Odorico,
si è aperta sul piano storico e filologico una nuova intensa stagione di studi.

Foto: Odorico da Pordenone / oubliettemagazine.com

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