Giovanni da Triora

Giovanni da Triora (1760-1816) – Sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori – 8 febbraio

Giovanni da Triora, al secolo Francesco Maria, nasce a Molini di Triora
in Liguria, il 15 marzo 1760, da genitori benestanti:
Antonio Maria Lantrua e Maria Pasqua Ferraironi,
ed è battezzato il giorno seguente.

Dopo i primi studi a Triora,
frequenta le scuole dei Barnabiti di Porto Maurizio (Imperia)
dove è ancora fresco il ricordo di S. Leonardo (1676-1751),
instancabile predicatore delle missioni al popolo
durante le quali diffuse il pio esercizio della Via Crucis.

Non è difficile intuire che è proprio l’incontro
con le memorie ancora vive di S. Leonardo
a far sbocciare nel cuore del giovane Francesco Maria
il primo germe della vocazione e dell’ideale francescano e missionario.

Con fatica ottiene il permesso di recarsi a Roma,
nel convento di Santa Maria in Ara Coeli,
dove ad accoglierlo trova un altro ligure,
Luigi da Porto Maurizio, provinciale dei francescani.

Il 9 marzo 1777, indossato il saio nel convento di San Bernardino di Orte,
inizia l’anno di prova e cambia il nome di battesimo
Francesco Maria in quello di Giovanni da Triora.

Studia filosofia e teologia, dimostrando capacità di studio.
Ordinato sacerdote a 24 anni, nel 1784, è destinato all’insegnamento:
prima filosofia a Tivoli e, in un secondo tempo, teologia a Tarquinia.
In seguito è nominato Guardiano dei conventi di Tarquinia, Velletri e Montecelio.

A fianco dell’insegnamento fra Giovanni da Triora non trascura
di esercitare il suo ministero nella predicazione e nel confessionale,
dove molte persone possono apprezzare
e godere della sua solida dottrina e del suo prudente consiglio.

Il desiderio che mai ha abbandonato fra Giovanni da Triora
è quello di partire un giorno per terre lontane
dove predicare il vangelo di Gesù.
ertanto nel 1798 chiede ed ottiene di partire missionario
nella sterminata ed affascinante Cina.

Perché la Cina? Perché già nel Duecento
c’è stata nello sterminato Paese una presenza francescana.
All’epoca di fra Giovanni da Triora,
la vita delle comunità cristiane in territorio cinese è molto dura,
per ragioni soprattutto politiche.
Il cristianesimo è avversato non tanto in sé,
ma piuttosto per la sua provenienza dal detestato e temuto “Occidente”.

Nel 1799, padre Giovanni da Triora lascia Roma,
raggiunge Lisbona dove si imbarca per la Cina
e dopo 8 mesi e diverse peripezie di viaggio arriva a Macao,
dove continua lo studio della lingua cinese
ed inizia a far propria la cultura orientale.

Si veste da cinese, parla cinese: con questo bagaglio
incomincia la sua opera di evangelizzazione a Lian-tain,
nella provincia dello Hu-nan.

Si dedica in particolare al recupero e all’incoraggiamento,
rivolgendosi a individui e gruppi che avevano accolto la fede cristiana,
staccandosene poi per paura; o perché lasciati soli,
a causa dell’avversione del potere contro i missionari.

Aiutato da generosi catechisti locali
e dalle famiglie rimaste fermamente cristiane,
il suo sforzo di evangelizzazione ottiene buoni risultati,
dovuti anche alla sua capacità di ambientare la fede cristiana nella realtà locale,
nonché alla fiducia personale che si conquista
(a partire dallo studio accurato della difficilissima lingua).
Fra Giovanni da Triora rianima comunità cristiane in crisi, e ne crea di nuove.

In seguito gli è affidato il distretto di Xam-sim-sien,
che conta 8.000 cristiani, dispersi nei villaggi pagani,
lungo i fiumi, nelle selve.
Guerre e persecuzioni avevano ridotto quelle fiorenti cristianità
ad uno stato di miserando squallore.

Sempre in giro di perlustrazione e di evangelizzazione,
fra Giovanni da Triora fa rifiorire lo spirito del vangelo.

Dopo anni di relativa quiete – di cui peraltro fra Giovanni si lamenta
per l’affievolimento della fede che crea nei cristiani! –
nel 1811 si riaccende la persecuzione dei Mandarini verso i cristiani,
diretta soprattutto contro i missionari.

Nel 1815, fra Giovanni da Triora è denunciato al Mandarino
perché la sua attività è considerata sovversiva.
La sera del 26 luglio 1815, dopo aver celebrato la sua ultima Messa,
è arrestato assieme ad altri dieci fedeli cinesi.

Questi finiranno schiavi e deportati,
per aver rifiutato di abiurare calpestando la croce.
Per lui, straniero, l’accusa invece è gravissima:
«Entrato di nascosto, ha percorso varie province, ha raccolto discepoli».
Pena di morte, dunque, accuratamente motivata e sottoposta all’approvazione imperiale.

Il 7 febbraio 1816 è condotto al patibolo.
Lungo il duro percorso il condannato
non riesce a incrociare lo sguardo di un solo amico.
Dove sono in quel momento i cristiani più fedeli?
La paura li tiene tutti rinchiusi in casa.

Raggiunto il luogo designato, a Changxa,
fra Giovanni da Triora sta dritto sulla piattaforma
e chiede che lo lascino pregare ancora un po’.
Si fa il segno della croce e poi, al cospetto del popolo,
s’inchina profondamente con la fronte sino a terra per cinque volte,
secondo il costume dei cattolici cinesi.

In quelle cinque prostrazioni c’è l’estrema professione della sua fede.
Significano cinque atti solenni di ringraziamento alla Trinità divina
per la creazione, la redenzione, la vocazione alla fede,
la grazia dei sacramenti e per le grazie particolari ricevute.

Alla fine allarga le braccia e dice ai carnefici:
«Fate il vostro dovere».
In pochi istanti gli son tolte le catene
e strappata di dosso la veste rossa ed è avvicinato alla croce.
Le braccia e le gambe sono assicurate alle travi per mezzo di funi,
poi un’altra corda gli è girata intorno al collo.

A un cenno di ventaglio del Mandarino a cavallo,
i carnefici saltano indietro simultaneamente
e la corda si tende tremando sotto lo sforzo…
al rallentare della stretta, il corpo si abbandona inerte sulle ginocchia.
Conta 66 anni di età.

Dopo un mese, il corpo di fra Giovanni da Triora è recuperato,
trasportato e sepolto nella cattedrale di San Paolo a Macao
e successivamente a Roma,
nella basilica di Santa Maria in Ara Coeli, dove si trova tuttora.

Il 27 maggio dell’Anno Santo del 1900 è dichiarato Beato da Leone XIII
e il 1 ottobre dell’Anno Santo del Grande Giubileo del 2000
canonizzato da san Giovanni Paolo II.

San Giovanni da Triora ci trasmette un grande slancio di entusiasmo per la missione.
Troviamo inoltre una profonda capacità di ascolto e di pazienza
per conoscere e far propria un’altra cultura:
si fa cinese coi cinesi non solo assumendone la lingua, i vestiti, i costumi,
ma cercando anche di incarnare il messaggio evangelico
per quel popolo e con quella gente.

Una forte e intensa vita spirituale lo sostiene in ogni istante.
Vicino alla sua gente in tutto, la serve senza risparmio di energie e di tempo.
Mansueto ed umile, avulso da ogni espressione di violenza,
affronta le diverse situazioni senza offendere nessuno,
nemmeno chi lo tradisce.

Incarna così quello spirito francescano missionario
che la Regola esprime con queste parole:
«I frati non facciano liti o dispute,
ma siano soggetti ad ogni creatura umana
per amore di Dio e confessino di essere cristiani».

San Giovanni da Triora confessa di essere cristiano
con la testimonianza di tutta intera la sua vita.

È ricordato l’8 febbraio.

Foto: Statua di San Giovanni Lantrua presso Molini di Triora, Liguria, Italia / foto di Davide Papalini in it.wikipedia.org

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