Mitezza

Mitezza – Elogio della mitezza
Martedì, 9 aprile 2013
Cappella della Domus Sanctae Marthae

 

Mitezza – La tentazione
di chiacchierare degli altri
e bastonarli con le parole
è sempre dietro l’angolo.

Anche in famiglia,
tra amici e in parrocchia,
«dove le signore della catechesi
lottano contro quelle della Caritas».

Queste «sono tentazioni quotidiane»
– «nemiche della mitezza»
e dell’unità tra le persone
e nella comunità cristiana –
«che capitano a tutti, anche a me».

E proprio da questo atteggiamento
Papa Francesco ha messo in guardia
durante la celebrazione della messa,
martedì mattina 9 aprile,
nella cappella
della Domus Sanctae Marthae.

***

Il Pontefice ha indicato la strada
della mitezza evangelica
per lasciare allo Spirito
la possibilità di lavorare
e rigenerarci a una «vita nuova»,
fatta di unità e di amore.

«Chiediamo la grazia», ha detto,
di «non giudicare nessuno»
e di imparare
a «non chiacchierare»
alle spalle degli altri

– sarebbe «un gran bel passo avanti»
cercando di «essere caritatevoli
l’uno con l’altro», «rispettosi»
e lasciando con mitezza
«il posto all’altro».

***

Con il Santo Padre
hanno concelebrato, tra gli altri,
i monsignori Luigi Mistò,
segretario dell’Amministrazione
del Patrimonio della Sede Apostolica
e presidente del consiglio di amministrazione
del Fondo Assistenza Sanitaria,

e Paolo Nicolini, delegato
per i settori amministrativo-gestionali
dei Musei Vaticani,
nel venticinquesimo anniversario di sacerdozio.

Tra i presenti Giovanni Amici,
direttore dei servizi generali
del Governatorato
dello Stato della Città del Vaticano,

e Paolo Sagretti, floriere,
con i rappresentanti
dei servizi della motorizzazione,
del transito merci e della floreria,

e i componenti
del consiglio di amministrazione
del Fondo Assistenza Sanitaria
con i dipendenti.

***

«Nella preghiera all’inizio della messa
– ha detto il Pontefice nell’omelia –
abbiamo chiesto al Signore che,
per la forza di Gesù risorto,
manifesti al mondo la pienezza
della vita nuova.

Dopo la risurrezione di Gesù,
incomincia una vita nuova:
è questo che Gesù disse a Nicodemo.
Dovete “nascere dall’alto”,
incominciare».

Nicodemo
– ha spiegato Papa Francesco
in riferimento al brano
del Vangelo di Giovanni (3,7-15) –
«è un uomo studioso.

Un po’ prima, nel Vangelo,
aveva risposto a Gesù:
ma come un uomo
può nascere di nuovo,
tornare nel grembo della sua mamma
e nascere di nuovo?

Gesù parlava di un’altra dimensione:
“nascere dall’alto”, nascere dallo Spirito.

È una nuova nascita, è quella vita nuova,
quella potenza, bellezza della vita nuova
che abbiamo chiesto nella preghiera.
È la vita nuova
che noi abbiamo ricevuto nel Battesimo,
ma che si deve sviluppare».

***

«Dobbiamo fare di tutto
– ha affermato ancora il Papa –
perché quella vita si sviluppi
nella vita nuova.
E come sarà,
questa vita nuova?

Non è che oggi diciamo:
“Sì, oggi sono nato, è finito,
incomincio di nuovo”.
È un cammino, è un laborioso cammino,
bisogna lavorare per fare.

Ma è anche un cammino
che non dipende soltanto da noi:
principalmente dipende dallo Spirito,
e noi dobbiamo aprirci allo Spirito
perché lui faccia in noi questa vita nuova».

***

«Nella prima lettura
– ha detto Papa Francesco
commentando il passo degli
Atti degli apostoli (4,31-37)
della liturgia odierna –
abbiamo come un anticipo,

un’anteprima di quello
che sarà la “vita nuova”,
quello che deve essere
la “vita nuova”.

La moltitudine di coloro
che erano diventati credenti
aveva un cuore solo
e un’anima sola.

L’anima sola, il cuore solo:
l’unità, quell’unità,
quella unanimità, quell’armonia
dei sentimenti nell’amore,
l’amore mutuo.

Quel pensare che
“gli altri sono meglio di me”:
e questo è bello, no?».

***

«Ma la realtà – ha spiegato il Pontefice –
ci dice che questo, dopo il Battesimo,
non viene automaticamente.

Questo è un lavoro da fare
nel cammino della vita,
è un lavoro da fare
dallo Spirito in noi
ed è fedeltà allo Spirito
da parte nostra».

E «questa mitezza nella comunità
è una virtù un po’ dimenticata.
Essere miti,
lasciare il posto all’altro.

Ci sono tanti nemici della mitezza,
a incominciare dalle chiacchiere, no?
Quando si preferisce chiacchierare,
chiacchierare dell’altro,
bastonare un po’ l’altro.

Sono cose quotidiane
che capitano a tutti,
anche a me».

***

«Sono tentazioni del maligno
– ha quindi proseguito –
che non vuole che
lo Spirito venga da noi
e faccia questa pace, questa mitezza
nelle comunità cristiane.

Andiamo in parrocchia,
e le signore della catechesi
lottano contro quelle della Caritas».

E «sempre ci sono queste lotte.
Anche in famiglia o nel quartiere.
Ma anche tra amici.
E questa non è la vita nuova.

Quando viene lo Spirito
e ci fa nascere in una vita nuova,
ci fa miti, caritatevoli.

Non giudicare nessuno:
l’unico giudice è il Signore».

Ecco allora il suggerimento
a «stare zitti.
E se devo dire qualcosa,
la dico a lui, a lei:
ma non a tutto il quartiere.
Ma soltanto a chi
può rimediare alla situazione».

***

«Questo
– ha concluso Papa Francesco –
è soltanto un passo
nella vita nuova,
ma è un passo quotidiano.

Se, con la grazia dello Spirito,
riusciamo a non chiacchierare mai,
sarà un gran bel passo avanti.
E ci farà bene a tutti.

Chiediamo al Signore
che manifesti a noi e al mondo
la bellezza e la pienezza
di questa vita nuova,

di questo nascere dello Spirito
che viene nella comunità dei fedeli
e ci porta a essere miti,
a essere caritatevoli
l’uno con l’altro. Rispettosi.
Chiediamo questa grazia per tutti noi».

«Elogio della mitezza»,
in “Omelie del mattino”. Nella Cappella
della Domus Sanctae Marthae
22 marzo – 6 luglio 2013.
“Le parole di Papa Francesco”, vol. 1,
LEV, Città del Vaticano, 2015, pp. 43-46.

Foto: Copertina di Omelie del mattino
di Papa Francesco, vol. 1,
Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano 2013 / foto dal cellulare

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