I rischi della popolarità 2

I rischi della popolarità 2 – Seconda parte

 

Ma è il «vero» Bergoglio?

I rischi della popolarità 2 – A questo punto
viene spontaneo chiedersi:
ma è il «vero» Bergoglio,
quello che è stato fin qui raccontato,
e così rappresentato?
Quello che, per le scelte che ha fatto
o le iniziative che ha preso,
è stato interpretato
in una prospettiva politica
e, non di rado, strumentalizzato?

È il «vero» Bergoglio,
quello dipinto sui murales
come un Superman?
O quello insultato
in romanesco
sui muri di Borgo,
a due passi dal Vaticano?

Ma, ancora più pericoloso
e fuorviante, è stato sicuramente
l’eccesso di semplificazione
che si è registrato.
E questo, sì, indubbiamente,
per una responsabilità primaria
della macchina mediatica,
ma non solo.

Siccome si può essere consenzienti,
se non conniventi,
anche con il silenzio,
anche con il non-intervenire,
gli ambienti preposti
alla comunicazione vaticana
dovrebbero farsi qui
un bell’esame di coscienza.

***

I rischi della popolarità 2 – Ebbene,
c’è la netta sensazione
che nell’immaginario collettivo,
o quanto meno
nel giudizio di molta gente,
ci si sia fermati
alla superficie delle cose.
E cioè,
ci si sia fermati
ad alcuni aspetti esteriori,
talora anche importanti
– come s’è detto a proposito
della decisione
di non andare ad abitare
al terzo piano del palazzo apostolico –
ma che comunque
restano solo parziali, secondari.

Come uscire dal Vaticano
per andarsi a comprare
le nuove lenti degli occhiali
o le scarpe ortopediche.
O l’usare macchine
molto meno lussuose
di quelle che in passato
era a disposizione dei Pontefici.
O le telefonate di persona
a qualcuno che gli aveva scritto
o che Bergoglio sapeva
essere stato colpito
da un grande dolore, da un lutto.

I rischi della popolarità 2

Evidente che, un Papa così,
non poteva non intrigare la gente.
Un Papa senza complessi clericali,
Senza timore di andare controcorrente,
di prendere decisioni estemporanee.

Ad esempio, quella volta
che all’ultimo momento
ha disertato un concerto dedicato a lui,
per non farsi «intrappolare»
nell’atmosfera mondana
di una certa Curia.
O quando
ha celebrato Messa in San Pietro
per 500 tra ministri,
senatori e deputati italiani;
ha pronunciato un’omelia di fuoco
contro la corruzione,
ed è rimasto ostentatamente seduto
al momento di distribuire la Comunione

Intendiamoci, Bergoglio
è questo, anche questo.
Ma non si può racchiuderlo
solo in una serie di gesti eclatanti.

«Senza pensare alla conseguenze»

I rischi della popolarità 2 – E poi,
il linguaggio del nuovo Papa.
È un linguaggio aperto, schietto,
spesso improvvisato,
con aggiunte a braccio urticanti.
E «senza pensare alle conseguenze»,
ha ammesso lo stesso Francesco

Come quella volta che,
durante un’intervista,
ha raccontato molto tranquillamente
di quando a poco più di 40 anni
(appena uscito
dalla tormentatissima esperienza
di provinciale dei gesuiti in Argentina)
era dovuto ricorrere a una psicanalista.
Immaginarsi i titoli
di alcuni giornali…

I rischi della popolarità 2

Un linguaggio, si diceva,
molto franco, molto diretto.
E specialmente quello
delle omelie mattutine a S. Marta,
sempre molto critico.

Critico nei confronti di una Chiesa
troppo ripiegata su se stessa,
sui propri problemi;
o i vescovi
che non hanno addosso
«l’odore delle pecore»,
non sono dei veri pastori
per il loro popolo
ma dei «padri padroni»;
o i preti
ancora segnati dal clericalismo,
ancora con la «lista dei prezzi
per i sacramenti»;
o le suore
che devono essere madri
e non «zitelle»;
e anche nei confronti dei laici
«cristiani che sono invece quasi pagani»,
«mummie», «sepolcri imbiancati».

***

I rischi della popolarità 2 – Ed è
appunto questo linguaggio
a creare scalpore,
ad allargare sempre più
la popolarità di Francesco.
In positivo ma anche in negativo.

Perché, da un lato,
conquista la massa della gente,
e, in particolare, il mondo
dei lontani, dei laicisti, degli agnostici,
convinti ormai che ci sia un Papa
che la pensa come la pensano loro.

Dall’altro lato, però,
è proprio questo modo di parlare
che non va giù a parecchi cristiani,
laici e chierici,
sentendosi colpiti da critiche
che ritengono in coscienza
di non meritare.

E non solo.
Essendo questo modo
di parlare di Francesco
parte integrante
del suo nuovo modo di «fare il Papa»,
è un po’ la causa scatenante
del progressivo distacco di vari gruppi:
i tradizionalisti,
i nostalgici della Messa in latino,
quelli legati a una Chiesa
che non conosce incertezze,
o quelli che hanno
una concezione monarchica,
quasi sacrale, del papato.

***

I rischi della popolarità 2 – In questo momento
con tutto quel che accade,
ci si aspetterebbe che i credenti
cominciassero a rifletterci su.
Cominciassero a domandarsi:
che cosa ci sta dicendo Dio?
Qual è la «novità»
che lo Spirito Santo
sta trasmettendo alla Chiesa
attraverso il ministero di papa Bergoglio?

Invece, è proprio qui
che un certo mondo cattolico
entra in crisi,
e non trova di meglio che dividersi.
Dando vita
a contrapposti conformismi,
a contrapposti schieramenti:
quelli tutti a favore del nuovo Papa,
e quelli tutti pregiudizialmente contro.

***

I rischi della popolarità 2 – Certo,
bisogna tener conto dello sconvolgimento
che Francesco sta provocando
nel destrutturare
il vecchio sistema clericale;
e che inevitabilmente
comporta alcun aspetti critici,
non sempre immediatamente decifrabili
o esattamente interpretabili.
Per cui, sullo stesso argomento
o sulla stessa situazione,
Bergoglio potrà essere definito
reazionario, populista
oppure di sinistra
o addirittura comunista.

Così, incredibile ma vero,
se da una parte questo pontificato
fa registrare
un consenso popolare senza precedenti,
dall’altra invece finisce
– anche se involontariamente –
per suscitare ostilità,
reazioni contrarie,
o, quanto meno, perplessità, dubbi.
Com’è stato per l’atteggiamento
che Francesco ha assunto
– e il capo di una Chiesa come quella cattolica
non avrebbe potuto fare altrimenti –
nei riguardi della questione dei migranti
e dei rifugiati,
della loro accoglienza,
e della loro integrazione nei Paesi
dove riescano a stabilirsi.

All’interno delle contraddizioni

I rischi della popolarità 2 – Al di là
delle apparenze, perciò,
al di là di certi entusiasmi di facciata,
la situazione del cattolicesimo
è abbastanza complessa.

Anche perché è ancora da verificare
se il messaggio proposto
e testimoniato da Francesco
– e che è il messaggio di sempre,
il Vangelo,
ma impostato in modo nuovo,
con un nuovo linguaggio,
e aperto a nuovi orizzonti –
stia davvero «passando»
nel popolo di Dio
e, più in generale, nella gente.
E dunque,
a maggior ragione,
bisognerebbe accertare
fino a che punto
venga fedelmente recepito e vissuto
l’insegnamento morale del nuovo Papa.

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Francesco ha sviluppato a fondo
il rapporto tra verità e misericordia
sul piano pastorale,
ma senza cambiare assolutamente nulla
rispetto all’ortodossia dottrinale.

Quanti però
ne avranno compreso il senso reale?

Non certo quei fedeli
che continuano
ad andare a confessarsi
e, ai primi richiami del sacerdote,
gli replicano con estrema sicurezza:
«Guardi, padre,
che l’ha detto anche Francesco!».

E non certo lo hanno compreso
– ma qui probabilmente il travisamento
era malizioso o interessato
quanti continuano a sostenere
che Bergoglio, alla domanda
su che giudizio dare
se uno sia omosessuale,
avrebbe risposto:
«Se uno è gay,
chi sono io per giudicarlo?».
Un bel po’ diverso
dalla risposta originale:
«Se una persona è gay
e cerca il Signore
e ha buona volontà,
ma chi sono io per giudicarla?».

***

I rischi della popolarità 2 – Ed ecco perché,
cercando di uscir fuori dall’enorme dedalo
che sembra essere diventato questo pontificato,
sotto il peso di tutto
e del contrario di tutto,
ecco perché sarebbe bene
ripartire da capo.
E raccontare Bergoglio,
possibilmente il «vero» Bergoglio,
all’interno delle contraddizioni
– le contraddizioni degli uomini,
del mondo, della storia –
in cui questo Papa gesuita si immerge,
per farne uscir fuori
le eventuali positività,
e senza nessun timore
di restarne impigliato.

«Nella vita – ha detto più volte –
non è tutto nero su bianco
o bianco su nero. No!
Nella vita
prevalgono le sfumature di grigio.
Occorre allora
insegnare a discernere
in questo grigio».

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Non solo,
ma Bergoglio andrebbe raccontato
anche all’interno delle contraddizioni
di cui – per il suo modo nuovo
di «fare il Papa»,
per i tanti cambiamenti
che ha avviato –
diventa personalmente espressione.

Dunque:
segno, egli stesso, di contraddizione.
E non potrebbe essere altrimenti,
per un Papa che ha portato
la rivoluzione nella Chiesa

Gian Franco Svidercoschi, «Un Papa
che divide? Le inevitabili contraddizioni
di un pontificato rivoluzionario»,
Rubbettino Ed., Soveria Mannelli
(Catanzaro), 2018, pp. 14-18.

Foto: Elezione di Papa Francesco /
ilgiornale.it

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