Venire dal sud del mondo 3

Venire dal sud del mondo 3 – Prima parte

 

Venire dal sud del mondo 3 – Era il 1968,
tre anni dopo la fine del Concilio Vaticano II,
quando a Medellín in Colombia,
si riunì la II Conferenza generale
dell’episcopato latinoamericano.

Fu allora che,
ripercorrendo la propria storia
alla luce del messaggio evangelico,
la Chiesa di quel continente
compì per la prima volta
un esame di coscienza collettivo,
un atto di purificazione della memoria.

Ammise le colpe del passato,
le tante compromissioni
con il potere temporale,
ai tempi della dominazione coloniale
ma anche dopo l’indipendenza.

E da lì,
applicando gli insegnamenti conciliari
nella situazione concreta
dei popoli dell’America Latina,
avviò una nuova
straordinaria fase dell’evangelizzazione.

***

Venire dal sud del mondo 3 – Venne deciso
un ampio aggiornamento liturgico-pastorale.
Furono gettati le basi
per una valorizzazione
della religiosità popolare.
Venne ripensata
la presenza della Chiesa nella società.
E, questo soprattutto,
furono adottate due opzioni fondamentali:
per la liberazione e per i poveri.

Liberazione intesa
come sviluppo integrale dell’uomo,
come crescita umana e religiosa;
la scelta dei poveri
non semplicemente come forma di carità,
ma come testimonianza
di fedeltà al Vangelo di Cristo.
«Un vero monumento storico
della Chiesa latinoamericana»,
commentò alla fine Papa Montini.

Venire dalla fine del mondo 3

Undici anni dopo,
a Puebla, in Messico,
ci fu il seguito.
A Medellín
era stato il momento della profezia,
della creatività;
adesso era il momento istituzionale,
il momento di dare un’intelaiatura,
una sistemazione organica
alle tante novità messe in cantiere.

Si privilegiò
il tema specifico dell’evangelizzazione,
in rapporto alle profonde
trasformazioni sociali e culturali.
Venne chiarito – anche per le sollecitazioni
del nuovo Papa, Giovanni Paolo II,
recatosi apposta alla Conferenza di Puebla –
il rapporto tra Vangelo e ideologie,
specialmente in riferimento
alle nuove minacce che si profilavano
a livello dottrinale-pastorale
e nel campo politico.

Venire dal sud del mondo 3

Da una parte, c’è stato uno sviluppo
estremamente ambiguo
della teologia della liberazione.
Riletto il Vangelo in chiave marxista,
si era arrivati a giustificare
un’azione rivoluzionaria in termini,
non solo di lotta di classe,
ma addirittura di scontro,
di ricorso alle armi.

Dall’altra parte,
accanto ai guasti provocati
dal capitalismo liberale
e dal marxismo in «salsa» cubana,
si erano diffusi i regimi
della cosiddetta «sicurezza nazionale»:
i quali, dietro una ipocrita
professione dei valori cristiani,
si erano trasformati
in vere e proprie dittature.
Negando diritti e libertà.
Facendo sparire gli oppositori.
Assassinando.
Sopprimendo ogni voce libera.

Il martirio di Romero

Venire dal sud del mondo 3 – Mons. Oscar
Arnulfo Romero,
arcivescovo di San Salvador,
venne ucciso sull’altare,
mentre celebrava la Messa.
Un altro presule,
l’argentino Enrique Angelelli,
in un agguato.
Padre Ignacio Ellacuría fu massacrato
con altri cinque professori
dell’Università Centroamericana.
E così tanti altri sacerdoti, catechisti,
tanti altri martiri rimasti sconosciuti.

Ma, accanto a una Chiesa
che si opponeva,
che aveva il coraggio
di difendere apertamente
i diritti di ogni uomo,
di ogni popolo,
c’era una Chiesa connivente
o comunque troppo silenziosa.
E anche questo fu uno dei motivi
che provocò inevitabilmente
un ritardo nel cammino
del cattolicesimo latinoamericano.
Unitamente alle resistenze
dei tanti gruppi conservatori,
che non volevano
o quanto meno non riuscivano
a sintonizzarsi
con il nuovo corso ecclesiale.

***

Venire dal sud del mondo 3 – Dovevano
passare quasi trent’anni,
prima che riprendesse
lo slancio rinnovatore.

E ciò avvenne nel 2007,
ad Aparecida, in Brasile,
con la IV Conferenza generale
dell’episcopato.

«Non possiamo – dissero i Vescovi –
rimanere tranquilli, in attesa passiva,
dentro le nostre chiese;
urge, invece,
correre in tutte le direzioni».

Era necessario rivitalizzare
la «novità» del Vangelo.
La Chiesa perciò doveva diventare
una Chiesa realmente missionaria.
Doveva affrontare le nuove sfide,
le nuove emergenze
create particolarmente
dalla globalizzazione.

Doveva essere vicina
a tutti gli uomini
e le donne in difficoltà,
difficoltà fisiche, sociali,
ma anche religiose, morali.

La Chiesa doveva pure occuparsi
della massiccia asfissiante urbanizzazione
– con milioni di persone
che ormai vivevano sulle strade –
e dei sempre più gravi attentati
all’ambiente, all’ecologia umana.

Venire dal sud del mondo

Ispirandosi al tradizionale
metodo teologico-pastorale,
«vedere-giudicare-agire»,
i vescovi latinoamericani,
prima nella discussione
e poi nel documento finale,
denunciarono con molto realismo
i rischi d una fede asfittica,
svuotata di motivazioni.

Una fede
«ridotta a un bagaglio di conoscenze,
a un’elencazione
di alcune norme e proibizioni,
a pratiche frammentate di devozioni,
a un’adesione selettiva e parziale
alle verità della fede,
alla partecipazione occasionale
ad alcuni sacramenti,
alla ripetizione di principi dottrinali,
a moralismi blandi o esasperati,
che non trasformano la vita
dei battezzati…».

Le radici latinoamericane

Venire dal sud del mondo 3 – Ebbene,
Jorge Maria Bergoglio
è figlio di questa grande rinascita
del cattolicesimo latinoamericano.
Figlio e anche protagonista.

È stato lui, ad Aparecida,
il responsabile della relazione
del documento conclusivo.
Lui l’ispiratore
delle aperture più innovatrici
e degli stessi slogan
che lo hanno lanciate:
«Chiesa in uscita»,
«Chiesa ospedale da campo».
Ed è da lì che Bergoglio ha attinto
per il suo intervento
nelle Congregazioni generali
del pre-Conclave:
intervento che è stato sicuramente
un solido punto di partenza
per la sua elezione pontificia.

Ed è sempre da lì
che ha preso ispirazione
per il suo primo testo programmatico,
l’esortazione apostolica
Evangelii gaudium, dove,
riallacciandosi strettamente
al Concilio Vaticano II,
ha proposto una nuova immagine di Chiesa
nel segno della pastoralità
e della missionarietà.

Venire dal sud del mondo 3

Per capire Bergoglio,
bisogna partire anzitutto da qui,
dalle sue radici latinoamericane.
È un uomo del Sud,
profondo conoscitore
delle periferie del mondo,
periferie non solo geografiche, sociali,
ma anche esistenziali,
culturali, religiose,
così come le periferie
del dolore, della sofferenza.

Quindi, con particolare sensibilità
– e lo dimostra
l’aver scelto il nome di Francesco –
per ogni forma di miseria,
di emarginazione, di ingiustizia.
E, conseguentemente,
portatore di novità
e indicazioni preziose
per la Chiesa universale:
la centralità evangelica
dei poveri, degli esclusi;
l’importanza pastorale
della pietà popolare,
e di una fede vissuta
in maniera trasparente, gioiosa;
il concetto di liberazione integrale
e la teologia del popolo,
che riconsidera la politica
in funzione del bene comune;
e ancora, la difesa del creato,
della «casa comune».

***

Venire dal sud del mondo 3 – Nello stesso tempo,
per capire Bergoglio,
bisogna ricordare
che è un figlio spirituale
di sant’Ignazio di Loyola.
Ed è un’esperienza
che lui trasferisce quotidianamente
nel magistero, nella missione pontificia.

Per Francesco, infatti, la riforma,
ogni riforma nella e della Chiesa,
è qualcosa che deve scaturire
prima di tutto dal cuore,
da una conversione individuale.

L’esercizio del «discernimento»
fa sì che non si parta mai
da idee astratte, stratosferiche,
bensì dalla concretezza
di quella persona
o di quella situazione.

La cultura dell’incontro,
per cui nessuno
è necessariamente un nemico;
e, in base al principio
del cosiddetto «praesupponendum»,
anche questo
dagli Esercizi spirituali di sant’Ignazio,
bisogna essere sempre pronti, disponibili,
più a salvare un’affermazione
dell’interlocutore
che non a condannarla.

E poi, un governo «movimentista»,
aperto alle novità,
ai contributi diversi,
ma alla fine molto deciso.

Dunque, Bergoglio
è tante cose insieme.
Per la prima volta.
È il primo Papa latinoamericano.
Il primo Papa gesuita.
E il primo Papa a chiamarsi Francesco,
venendo così a rappresentare
una singolare sintesi
delle eredità francescana e ignaziana.

È il primo Papa
a ricevere in Conclave
dai cardinali elettori
– un fatto mai successo,
perlomeno nell’epoca moderna –
un mandato preciso, esplicito,
perché riformasse a fondo
la Curia romana
e progettasse un vasto rinnovamento
per la Chiesa.

Gian Franco Svidercoschi, «Un Papa
che divide? Le inevitabili contraddizioni
di un pontificato rivoluzionario»,
Rubbettino Ed., Soveria Mannelli
(Catanzaro), 2018, pp. 19-23.

Foto: Elezione di Papa Francesco /
ilgiornale.it

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