Il Vangelo al centro 4 - Prima parte

Il Vangelo al centro 4 – Prima parte

 

Il Vangelo al centro 4 – Sbaglierebbe
di molto chi volesse trovare
un disegno organico,
un piano preciso, sistematico,
nel ministero di papa Bergoglio.

Sbaglierebbe perché
andrebbe fuori strada,
e non riuscirebbe a cogliere
l’«anima» di questo pontificato,
né tantomeno a comprendere
il vero cambiamento
che Francesco propone.
E che è quello di ricostruire
una nuova identità ecclesiale,
ritornando al «principio»,
alla sorgente vitale della fede,
il Vangelo di Cristo.
Ovvero,
l’esigenza di riscoprire la radicalità,
l’essenzialità, e, insieme,
la semplicità, la gioia
dell’essere cristiani.
E del vivere da cristiani.
Oggi.
Anche oggi,
nel ventunesimo secolo.

Si arriva così al punto centrale.

Il Vangelo al centro 4

Francesco è un Papa
che vive il Vangelo
vive del Vangelo,
opera per il Vangelo.
Ogni suo gesto
(anche quello più discutibile,
più scioccante)
è ispirato al Vangelo.
Ogni sua parola
(anche quella
che potrebbe sembrare
poco appropriata sulla bocca
di un capo della Chiesa)
viene dai racconti,
dalle parabole evangeliche.

E dunque,
proprio il vivere
così pienamente il Vangelo,
può spiegare perché
sia un Papa riformatore.
O, forse sarebbe più giusto dire,
può spiegare perché il Vangelo,
nell’attuale momento
storico ed ecclesiale,
«esiga» un Papa
come Francesco.
Un Papa
che non si conforma al passato,
e non si trincera dietro
la «sicurezze» dottrinali.

***

Il Vangelo al centro 4 – La
rivoluzione bergogliana
è tutta qui:
ritornare continuamente
alle radici del Vangelo,
riconoscere quelle vere,
autentiche,
e cercare di capire
che cosa chiediamo alla Chiesa,
ai cristiani.

E oggi, risponde Bergoglio,
queste radici chiedono
di vivere il Vangelo
nel segno della misericordia.
Chiedono una fede più limpida,
più trasparente;
una fede che sappia mostrare
le meraviglie del Creatore,
e quindi sia capace
di liberarsi delle troppe formalità
dei troppi moralismi,
dei troppi «no», che da tempo
la condizionano, la indeboliscono.

Chiedono, questa radici,
una più intensa vicinanza
ai poveri, agli emarginati,
ai sofferenti
nel corpo e nell’anima;
e che questa vicinanza
sia una scelta evangelica
e non debitrice
di una qualche ideologia.

In sintesi,
una unità più stretta,
più intima,
tra esperienza spirituale,
annuncio missionario
e impegno sociale.

L’«Evangelii gaudium»

Il Vangelo al centro 4 – Da qui,
maturata in fretta la consapevolezza
di come il Vangelo
debba essere annunciato
e testimoniato nel mondo di oggi,
Bergoglio si è sentito spinto
ad andare ben oltre il mandato
ricevuto in Conclave.

Così
la prima forma di resistenza,
la prima opposizione,
il Papa deve registrarla
in «casa»,
all’interno del sacro Collegio.

I cardinali elettori
avevano chiesto precisamente
una riforma della Curia romana,
mentre
erano stati abbastanza generici
in ordine
al rinnovamento della Chiesa.

E Francesco, invece,
dà un’impronta di concretezza
e un respiro universale
al progetto riformistico.
Per lui,
un cattolicesimo in crisi
e una umanità sull’orlo
di una nuova guerra mondiale
si aspettano risposte vere,
dirette, immediate.

Il Vangelo al centro 4

Ed è appunto nel Vangelo,
nel saper leggere oggi il Vangelo,
che si possono trovare
queste risposte.

È il leitmotiv
che attraversa l’esortazione apostolica
Evangelii gaudium,
dove si ripropone l’immagine di Chiesa
delineata dal Concilio e,
dopo anni di oblio,
rilanciata dal documento finale
di Aparecida.

Scrive il Papa:
«Ogni volta che
cerchiamo di tornare
alla fonte
e recuperare la freschezza
originale del Vangelo,
spuntano nuove strade,
metodi creativi,
altre forme di espressione,
segni più eloquenti,
parole cariche
di rinnovato significato
per il mondo attuale.
In realtà,
ogni autentica
azione evangelizzatrice
è sempre “nuova”».

***

Il Vangelo al centro 4 – Per
prima cosa, perciò,
Bergoglio ritiene sia necessario
rimuovere tutto ciò
che ostacoli l’annuncio
e la ricezione
del messaggio evangelico.

Infatti,
com’è possibile dire Dio oggi,
in un mondo
così profondamente cambiato,
nella stessa maniera
in cui lo si diceva
50-100 anni fa?

Com’è possibile
vivere oggi la fede cristiana,
se il linguaggio, i simboli,
i precetti, le norme
e perfino certe preghiere,
certi gesti sacri,
sono quelli
che erano stati pensati,
se non «imposti»,
per credenti
con altre esigenze spirituali,
e che vivevano
in un contesto sociale e culturale
molto diverso?

Il Vangelo al centro 4

Naturalmente,
non si tratta
di stravolgere la fede,
e neppure di «adattarla»
ai nuovi modi di pensare,
ai nuovi stili di vita.

Si tratta invece
di vivere più coraggiosamente
e linearmente la fede
all’interno delle realtà
speso inedite,
e non di rado ostili,
che si vanno configurando
ogni giorno.

E comunque,
sottolinea Francesco,
«è erroneo
vedere la dottrina della Chiesa
come un monolite da difendere
senza sfumature».

Si approfondisce
la coscienza dell’uomo,
e, di pari passo,
c’è nella Chiesa
una crescita
nella comprensione della fede.

«La parola di Dio
– dirà Bergoglio
in un’altra occasione –
non può essere
conservata in naftalina,
come se si trattasse
di una vecchia coperta
da proteggere
contro i parassiti».

Gian Franco Svidercoschi, «Un Papa
che divide? Le inevitabili contraddizioni
di un pontificato rivoluzionario»,
Rubbettino Ed., Soveria Mannelli
(Catanzaro), 2018, pp. 29-31.

Foto: Elezione di Papa Francesco /
ilgiornale.it

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