Giovanni Paolo I visto da Velati

Giovanni Paolo I visto da Velati
Un ecumenismo appreso sul campo

 

Prudente da vescovo,
nel mese di pontificato
sostenne l’importanza
del dialogo con i fratelli cristiani

Giovanni Paolo I visto da Velati – Nel discorso
del 7 settembre 1978
ai sacerdoti della diocesi di Roma
Giovanni Paolo I additò
come modello di amore per la Chiesa

e di fedeltà al lavoro per essa
il vescovo russo ortodosso Nikodim,
morto improvvisamente il 5 settembre,
durante l’udienza privata col papa,
a quarantanove anni.

Disse Luciani: «Due giorni fa
è morto tra le mie braccia
il metropolita Nikodim di Leningrado.
Io stavo parlandogli,
rispondendo al suo indirizzo.

Vi assicuro, che mai in vita mia
avevo sentito parole così belle per la Chiesa,
come quelle che lui aveva pronunciato.
Non posso ripeterle, resta un segreto.

Veramente son stato colpito.
Ortodosso, ma guarda come ama la Chiesa.
Io credo che abbia sofferto molto per la Chiesa,
facendo moltissimo per l’unione».

Nella sua risposta a Nikodim
Luciani affermava di aver sempre seguito
il movimento ecumenico
«con tutto il proprio cuore»
e l’affermazione può forse stupire

dal momento che
l’esperienza di vita del nuovo papa
si era svolta in un contesto,
quale quello della montagna veneta,
assai lontano dalle problematiche
della convivenza tra Chiese diverse.

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Giovanni Paolo I visto da Velati – Solo nel 1970
con l’arrivo di Luciani a Venezia,
una diocesi piccola,
ma dal carattere cosmopolita
e culturalmente aperto,
era cominciato un periodo
di maggiore apertura.

All’inizio del 1971
Luciani visse per la prima volta
la realtà della Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani
nella nuova diocesi.

Si mostrava informato e attento
agli sviluppi e alle discussioni
all’interno del movimento ecumenico.

Emergeva il suo interesse
per le convergenze
sulla “crisi” della fede
nella società occidentale.

Un forte accento però
era posto soprattutto
sugli aspetti spirituali:
«la preghiera è l’anima
dell’ecumenismo e dell’unità».

Per questo la meditazione si concludeva
con la lettura di una preghiera
di Martin Lutero,
definita “bellissima” dallo stesso Luciani.

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Giovanni Paolo I visto da Velati – Durante
il periodo veneziano
Luciani ebbe poi in vari momenti
l’opportunità di praticare
l’incontro con esponenti
di confessioni diverse.

Già nel maggio 1970
aveva avuto l’occasione
di accogliere a Venezia
il patriarca armeno Vasken I,
in visita al monastero
di San Lazzaro degli Armeni.

A settembre dello stesso anno
aveva accolto i membri
della commissione per il dialogo
tra la Chiesa cattolica e quella anglicana,
la Anglican Roman Catholic
International Commission (Arcic).

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Giovanni Paolo I visto da Velati – Nel 1974
Luciani venne invitato a presenziare
al culto di apertura del IX Sinodo
della Chiesa Evangelica Luterana in Italia
che si teneva a Venezia.

Prima di dare una risposta ai luterani
consultò il presidente
del Segretariato per l’unità dei cristiani,
cardinal Johannes Willebrands,
esprimendo la propria volontà
di accettare l’invito

e chiedendo probabilmente lumi
sul comportamento da tenere
nel contesto di celebrazioni comuni
con i non cattolici.

Può stupire questa richiesta,
ma non si tratta di scrupoli
derivanti da semplice ignoranza

quanto dalla preoccupazione
di evitare iniziative individuali,
uniformando il più possibile
il proprio comportamento
a quello della Chiesa.

Luciani partecipò quindi
al culto domenicale,
il 26 maggio 1974,
con “parole di circostanza”
(così almeno
nota il diario del patriarca).

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Giovanni Paolo I visto da Velati – Il carattere
di Luciani, alieno da sperimentalismi
e dal gusto della novità
che tanto aveva segnato
la fase del post-concilio,

si rifletteva
anche in questo campo dell’ecumenismo,
ove in effetti
non vi furono iniziative personali eclatanti.

Rispetto a esperienze di frontiera
quali quella di Maria Vingiani,
che a Venezia
aveva maturato l’idea del Segretariato
per le attività ecumeniche (Sae),
il suo atteggiamento
era piuttosto guardingo.

La scarsa simpatia di Luciani
nei confronti di alcune attività ecumeniche
non era legata all’attività in sé,
quanto piuttosto al fatto
che i protagonisti fossero spesso vicini
al mondo della contestazione,

e se ne ha conferma nel caso di colui
che era al centro delle attività ecumeniche
a Venezia, il teologo don Germano Pattaro,
con il quale il patriarca ebbe sempre
un rapporto travagliato,
pur senza mai arrivare
a una vera e propria rottura.

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Giovanni Paolo I visto da Velati – Diverso
sarebbe stato il contesto
nell’estate del 1978
quando Luciani, divenuto papa,
si sarebbe trovato a guardare
la questione ecumenica

nell’ottica della Chiesa universale,
in un rapporto immediato
con le confessioni non cattoliche
e con i problemi del mondo.

La scelta dei cardinali era caduta su di lui
per il suo profilo pastorale
e i primi atti del pontificato
sembravano confermare la natura genuina
e umile del personaggio.

Il suo sorriso semplice
e l’assenza di ogni aspetto
di ieraticità o di distacco
sembravano andare incontro
alle attese del mondo intero
e non solo dei cattolici.

Anche negli ambienti ecumenici
il suo esordio
aveva suscitato reazioni positive,
all’insegna di un papato “sgombrato”
dalle incrostazioni secolaristiche
del passato.

L’espressione è del teologo belga
Charles Moeller che allora svolgeva
l’incarico di segretario del Segretariato
per l’unità dei cristiani.

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Giovanni Paolo I visto da Velati – Per Moeller
erano i primi atti del nuovo papa
a incoraggiare la speranza ecumenica,
soprattutto quel “colpo di genio”
rappresentato dal gesto
di ricevere il pallio
dal cardinale diacono più anziano.

Esso ricollocava il primato
nel suo più giusto contesto,
non sopra ma «dentro
l’ordine del collegio episcopale
anche se come capo e testa».

Così «il ministero dell’unità
sul piano universale e visibile»
non rischiava di neutralizzare
il ministero delle altre Chiese locali
e anzi lo rafforzava
nella «sua distintiva identità
all’interno della stessa fede».

Moeller vedeva in Luciani
il marchio della “grazia”
cioè il fatto che esso
fosse «come un dono»,
così «semplice ai nostri occhi
da accorgerci con sorpresa
di averne sottovalutato la realtà».

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Giovanni Paolo I visto da Velati – Anche
da parte di esponenti importanti
delle Chiese non cattoliche
le qualità della figura di papa Luciani
non erano passate inosservate.

Ai loro occhi la scelta del nome,
in continuità con i predecessori,
era la garanzia per la continuazione
del processo di apertura
iniziato con il Vaticano II.

A livello personale
emergeva l’apprezzamento
per le doti di “umiltà”,
per il calore e la semplicità
della sua figura di pastore.

Il patriarca Dimitrios di Costantinopoli
sottolineava il “senso di sicurezza”
ingenerato dalla figura di pastore
di Luciani, «un uomo giunto
ad un alto livello di perfezione

capace di offrire sé stesso ai suoi fratelli
e di consacrarsi al servizio
del bene comune della Chiesa,
del mondo e di tutta l’umanità».

Il pastore Philip Potter, segretario
del Consiglio ecumenico di Ginevra,
parlava invece di un papa
destinato ad essere ricordato per
«la sua semplicità di cuore,
il suo calore spontaneo,

la sua rapidità di mente e di azione,
la sua preoccupazione pastorale per tutti,
specialmente per i poveri
e per chi è nel bisogno e soprattutto
per la sua radicale adesione
a Cristo e alla sua Chiesa».

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Giovanni Paolo I visto da Velati – Il primo intervento
di Giovanni Paolo I sul tema ecumenico
fu nel radiomessaggio del 27 agosto 1978,
il giorno seguente l’elezione.
Diceva il papa a proposito dell’ecumenismo:

«Vogliamo continuare l’impegno ecumenico,
che consideriamo l’estrema consegna
dei nostri immediati predecessori,
dedicandoci con immutata fede,
con inesauribile speranza

e con intramontabile amore alla realizzazione
del grande comando di Cristo:
“Perché tutti siano una sola cosa”,
nel quale vibra l’ardente desiderio del Suo Cuore
alla vigilia dell’immolazione del Calvario.

Le mutue relazioni
tra le Chiese di varia denominazione
hanno compiuto progressi
costanti e straordinari,
che sono davanti agli occhi di tutti;

tuttavia, la divisione
non smette di essere
occasione di confusione,
di contraddizione e di scandalo
agli occhi dei non cristiani
e dei non credenti:

e per questo
intendiamo dedicare la Nostra attenzione
a tutto ciò che può favorire l’unione,
senza togliere nulla alla dottrina
ma anche senza esitazioni».

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Giovanni Paolo I visto da Velati – È chiaro
l’intento programmatico del discorso
che rifletteva il desiderio
della Segreteria di Stato
di assicurare una continuità
con le linee del pontificato precedente.

È significativo
che anche il successore di Giovanni Paolo I,
papa Wojtyła,
avrebbe fatto riferimento a questo programma,

definendo l’allocuzione come
«tuttora valida all’inizio
di un nuovo ciclo pontificale»
e impegnativa
«di fronte a Dio ed alla Chiesa».

Non vi erano dubbi sul fatto
che Luciani si sarebbe posto in linea
con l’azione ecumenica di Paolo VI,
anche se le condizioni
del dialogo ecumenico nel 1978
erano ben diverse da quelle del 1963.

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Giovanni Paolo I visto da Velati – Non era semplice
dare una impronta personale
o prescindere dagli antecedenti
in un campo come quello dell’ecumenismo,
per sua natura fatto di relazioni
e di impegni reciproci
sviluppati sul lungo periodo.

Il battesimo “ecumenico”
di Giovanni Paolo I
venne dall’incontro
con le delegazioni
delle Chiese presenti
al suo insediamento.

Era una consuetudine recente,
nata nel clima del Vaticano II,
quando per la prima volta
le altre Chiese erano state invitate
a mandare a un evento
interno alla vita della Chiesa cattolica
i propri “osservatori”.

Il cordoglio
per la morte di Giovanni XXIII
e l’elezione di Paolo VI
avevano reso naturale
il loro omaggio al nuovo papa.

La cosa si ripeté nel 1978,
e in questo contesto
avvenne il già ricordato – illuminante –
dialogo con il metropolita Nikodim.

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Giovanni Paolo I visto da Velati – Non è possibile
una verifica sui tempi lunghi
della portata e dello spessore
di quella novità di atteggiamento pastorale
che la figura di Giovanni Paolo I
aveva saputo manifestare.

Resta però l’immagine
di un papato aperto e solidale
con i drammi del mondo,
ecumenico in senso ampio,
che ha preparato la svolta
degli anni seguenti.

Mauro Velati (storico della Chiesa),
«Un ecumenismo appreso sul campo»,
in “Luoghi dell’Infinito”,
Mensile di Itinerari Arte e Cultura
di “Avvenire”,
settembre 2022, n. 275, pp. 52-53.

Foto: Giovanni Paolo I, in
“S.S. Giovanni Paolo I – Albino Luciani” /
facebook.com

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