Giovanni Paolo I visto da Fiocco2

Giovanni Paolo I visto da Fiocco2
Autentico maestro di sinodalità

 

Da vescovo e da pontefice
Luciani ebbe una visione chiara della collegialità,
con uno sguardo ecumenico

Giovanni Paolo I visto da Fiocco2 – Era vescovo
di Vittorio Veneto da ventinove giorni,
quando il Concilio venne annunciato.
Nei suoi testi di quei primi mesi
l’unico accenno
è un invito alla preghiera.

Dal votum antepraeparatorium,
inviato il 25 agosto 1959,
si ricava l’impressione di un vescovo
ancorato al regime di cristianità:

Luciani chiedeva
che il Concilio riaffermasse l’obbligatorietà
dell’adesione al magistero,
individuasse mezzi
per trasmettere la dottrina agli adulti;

annotava questioni canonistiche e liturgiche,
suggerendo di tutelare nella liturgia
«venerabiles antiquitates»,
pur aprendosi a una «sana modernità».

Se questi erano i desiderata,
lo immaginiamo sorpreso
quando il dibattito si spostò
sui temi affrontati dal Concilio.

Si sentì chiamato a una revisione teologica,
ma in breve tempo fu presente
alla discussione in corso.

***

Giovanni Paolo I visto da Fiocco2 – Nell’aprile 1962
pubblicò per i suoi diocesani
una serie di Note sul Concilio,
in cui sorprende
lo sviluppo dei temi ecclesiologici
e la coniugazione del ruolo dell’episcopato
di fronte al primato papale:

«Quel Signore
che ha voluto nella Chiesa il primato del papa,
ha voluto anche il potere episcopale dei vescovi;
ha voluto che la responsabilità completa
sul gregge cristiano
papa e vescovi l’avessero insieme […]

I fedeli pensano spesso
che il vescovo sia in diocesi un funzionario,
un rappresentante del papa,
una specie di prefetto
rappresentante il governo.

Viceversa, il vescovo
è bensì mandato dal papa,
ma, una volta mandato,
è in diocesi il rappresentante di Dio
e il fratello minore del papa».

Se la concezione
del «rappresentante di Dio»
può urtare il lettore moderno,
non sfugge il delinearsi della questione
della collegialità episcopale:

il vescovo non è un funzionario del pontefice,
«una specie di prefetto»,
ma «ha responsabilità completa
sul gregge cristiano».

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Giovanni Paolo I visto da Fiocco2 – Luciani
partecipò a tutte le sessioni conciliari.

Dopo la prima, nel maggio 1963,
propose ai sacerdoti
della diocesi di Vittorio Veneto
una sua riflessione sulla Chiesa:

«Cristo non ha soltanto chiamato
attorno a sé degli apostoli,
ma apostoli fusi in un gruppo unito,
adunati in famiglia o comunità».

A chi obiettava che
«i vescovi sono nelle loro diocesi
nient’altro che funzionari del papa»,
ricordava che essi sono
«rappresentanti di Cristo, non del papa».

***

Giovanni Paolo I visto da Fiocco2 – Tornò a Roma
per la seconda sessione del Concilio.

Ai vescovi venne sottoposto
lo schema de Ecclesia,
già a partire dal 30 settembre.

Il dibattito
sulla struttura gerarchica della Chiesa
(il secondo capitolo) li impegnò
dal 4 al 16 ottobre, e punto cruciale
– come si è detto – fu proprio quello
della collegialità episcopale.

È in questo contesto
che il 7 ottobre 1963
– sollecitato dall’intervento in aula
di monsignor Pierre Veuillot,
coadiutore di Parigi
e membro della commissione de episcopis

Luciani presentò per iscritto
e in latino le sue animadversiones
sulla collegialità episcopale:

«Cristo stesso ha voluto il collegio,
composto di papa e vescovi,
e dotato della suprema autorità
su tutta la Chiesa».

***

Giovanni Paolo I visto da Fiocco2 – Per provarlo
basta la «constantem praxim Ecclesiae»,
comprovata dall’istituto conciliare,
dove «nel corso dei secoli
l’esercizio della suprema potestà collegiale
si è sviluppato parallelamente con l’esercizio
della suprema autorità primaziale».

Tuttavia la ricezione del Concilio
generò polarizzazioni
tra avanguardisti e tradizionalisti,
di cui Luciani diede atto
durante un corso di esercizi spirituali
predicati nel 1965, dichiarando:
«Il collegio non esiste senza Pietro».

La preoccupazione
per le opposte derive in atto
è stigmatizzata in un testo diffuso
per la giornata missionaria del 1969:

«Si vanno chiedendo:
primato papale o collegialità vescovile?
Del tutto oziosamente,
perché il Concilio afferma
che la collegialità suppone
e completa il primato.

Ma essi vogliono ignorare
i testi scomodi del Concilio
e invocano un esercizio di collegialità,
che svuota il primato
e compromette l’unità della Chiesa».

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Giovanni Paolo I visto da Fiocco2 – Nel 1971
– era ormai patriarca di Venezia –
fu membro del Sinodo
e fece un coraggioso intervento
sul rinnovamento delle pratiche penitenziali
e sulla tassazione degli enti ecclesiastici
in favore dei poveri.

Di lì a poco “Avvenire” ottenne un’intervista;
al giornalista che insinuava dubbi su
«taluni difetti procedurali» del Sinodo,
Luciani rispose:

«Il mio giudizio è positivo
per quanto attiene il vero fine del Sinodo:
papa informato e consigliato;
incremento dell’affetto collegiale
dei vescovi tra loro e con il papa».

Ammise alcune criticità,
ma riconobbe la validità dell’istituto,
composto «di vescovi
tenuti ad avere uno per uno
“sollecitudine di tutta la Chiesa”,

e “in modo particolare […]
di quelle parti del mondo,
dove la parola di Dio
non è ancora stata annunciata”».

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Giovanni Paolo I visto da Fiocco2 – Che cosa
avrebbe fatto da papa?
Il cardinale Aloisio Lorscheider,
legato a Luciani da reciproca stima
e probabile catalizzatore di voti
durante il Conclave,

riteneva che egli avrebbe «privilegiato
l’attenzione alla diocesi di Roma
e al tempo stesso
avrebbe favorito la collegialità».

Infatti nel radiomessaggio
del 27 agosto 1978,
dopo aver indicato in sei “volumus”
il suo programma di pontificato,

Giovanni Paolo I
volle salutare il popolo di Dio,
cominciando dal collegio dei cardinali,
per poi ricordare
«tutti i vescovi della Chiesa di Dio».

***

Giovanni Paolo I visto da Fiocco2 – A seguire,
una citazione di Lumen Gentium,
cui aggiunse:
«vogliamo fortemente avvalorare
la loro collegialità
– collegialem formam firmiter
volumus corroborare –

avvalendoci della loro opera
nel governo della Chiesa universale
sia mediante l’organo sinodale,
sia attraverso le strutture
della Curia romana».

Il 30 agosto incontrò i cardinali
e nell’occasione
accantonò il testo scritto
e improvvisò a braccio.

Accennò con una vena di rimpianto
all’«apostolato spicciolo»,
al quale gli astanti sarebbero ritornati,
raccomandando loro di non dimenticare
l’universalità della Chiesa
e soggiungendo:

«I vescovi devono pensare
anche alla Chiesa universale.
Parecchi di voi siete presidenti
di Conferenze episcopali,

dietro voi vedo i vostri vescovi,
le Conferenze,
che nel clima instaurato dal Concilio
devono dare forte appoggio al papa […]

Oggi c’è un gran bisogno
che il mondo ci veda uniti […]
cerchiamo insieme di dare al mondo
spettacolo di unità».

***

Giovanni Paolo I visto da Fiocco2 – Nell’omelia
del 3 settembre, disse:
«Salutem dicimus cunctis membris Populi Dei:
Patribus Cardinalibus,
Patriarchis Ecclesiarum Orientalium, Episcopis…».

La menzione dei patriarchi orientali
venne espunta dal testo ufficiale
– edito ovviamente dopo la morte del papa –
ma era forse una sua
deliberata attenzione all’Oriente cristiano.

Come da protocollo
nei giorni seguenti
ci furono le udienze
con le delegazioni
delle altre confessioni cristiane.

Particolare fu quella del 5 settembre,
durante la quale morì
tra le braccia di papa Luciani
il metropolita russo Nikodim.

***

Giovanni Paolo I visto da Fiocco2 – Due giorni dopo,
giunse a Roma per riaccompagnare in patria
la salma di Nikodim una delegazione
di cui faceva parte Kirill,
allora arcivescovo di Viborg
e oggi patriarca di Mosca e di tutte le Russie.

Nell’udienza generale del 6 settembre,
il papa rimarcò la presenza di altri vescovi
dicendo: «Alla mia destra e alla mia sinistra
ci sono dei cardinali e dei vescovi,
miei fratelli nell’episcopato.
Io sono soltanto
il loro fratello maggiore».

Al termine delle udienze
del 13 e del 20 settembre
chiamò attorno a sé
i vescovi presenti
a impartire la benedizione.

Non sono gesti insignificanti
e non è poca cosa,
se pensiamo alla brevità del pontificato:
non per nulla Giovanni Paolo I
aveva scelto un nome
che univa i due papi del Concilio.

Davide Fiocco «Autentico maestro
di sinodalità», in “Luoghi dell’Infinito”,
Mensile di Itinerari Arte e Cultura
di “Avvenire”,
settembre 2022, n. 275, pp. 58-59.

Foto: Giovanni Paolo I, in
“S.S. Giovanni Paolo I – Albino Luciani” /
facebook.com

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