Giovanni Paolo I visto da Parolin*

Giovanni Paolo I visto da Parolin*
Lo sguardo profetico di Luciani nel nome della pace

 

Giovanni Paolo I visto da Parolin*
Nell’annus mirabilis di papa Albino Luciani,
in occasione della sua beatificazione,
la Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I
– in collaborazione con il Dipartimento
di Teologia dogmatica
della Pontificia Università Gregoriana –

ha dato vita il 13 maggio scorso
al primo convegno di studi su Giovanni Paolo I
che si è svolto sulla base delle carte d’archivio
e interamente dedicato al suo magistero,
punto di riferimento indispensabile
per ogni indirizzo di lettura del suo pontificato.

Un magistero che esige di essere indagato
a partire dalla prospettiva delle sue carte,
per la piena riconsegna della memoria di un papa
la cui importanza è inversamente proporzionale
alla durata del suo breve pontificato.

Un’esigenza tanto più motivata
dalla stringente attualità del suo messaggio.

Giovanni Paolo I visto da Parolin*

Nella sua prefazione al volume
curato dalla Fondazione, Il Magistero,
che per la prima volta riporta integralmente
i testi e i documenti del pontificato
di Giovanni Paolo I,
il Santo Padre Francesco ha rilevato come

«proprio per la fede del popolo cristiano,
a cui egli apparteneva,
ha potuto rivolgere uno sguardo profetico
sulle ferite e i mali del mondo,
mostrando quanto anche la pace
stia a cuore alla Chiesa».

Giovanni Paolo I visto da Parolin*

Su questo tema prioritario del pontificato
di Giovanni Paolo I vorrei soffermarmi,
traendolo ad esempio, tra gli altri,
per la sua stringente attualità.

Mi riferisco in particolare
al suo appello all’Angelus
del 10 settembre 1978
in favore della pace in Medio Oriente,
nel quale chiamava alla preghiera
i presidenti di fedi diverse:

«In questi momenti – affermava –
ci viene un esempio da Camp David.
Ieri l’altro il Congresso americano
è scoppiato in un applauso
che abbiamo sentito anche noi
quando Carter ha citato le parole di Gesù:
“Beati i facitori di pace”.

Io veramente mi auguro
che quell’applauso e quelle parole
entrino nel cuore di tutti i cristiani,
specialmente di noi cattolici
e ci rendano veramente operatori
e facitori di pace».

Del resto, proprio il compito di favorire
la riconciliazione e la fraternità tra i popoli,
invitando alla collaborazione
per «l’edificazione, l’incremento tanto vulnerabile
della pace nel mondo turbato»,

di arginare i nazionalismi e mettere fine,
all’interno delle nazioni, alla «violenza
che solo distrugge e che semina solo macerie»,
è – insieme all’impegno ecumenico e interreligioso –
posto a priorità nel discorso programmatico
di Giovanni Paolo I.

Giovanni Paolo I visto da Parolin*

Si tratta di considerazioni che lo portano più tardi
a scrivere direttamente al presidente statunitense
Jimmy Carter (questa è una delle tessere
recuperate nel corpus documentale del pontificato,
ora pubblicata nel già citato: Giovanni Paolo I,
Il Magistero).

Considerazioni presenti con chiarezza
già nell’allocuzione al Corpo diplomatico
tenuta il 31 agosto 1978, nella quale Luciani,
affrancandosi da presunzioni
di protagonismo geopolitico,

definisce esattamente la natura e la peculiarità
dell’azione diplomatica della Santa Sede,
che sgorga da uno sguardo di fede.

E dunque sulla scia «della Costituzione conciliare
Gaudium et spes,
come di tanti messaggi di Paolo VI»,
Giovanni Paolo I si muove nel solco
della grande diplomazia,
che molti frutti ha dato alla Chiesa
alimentandosi con la carità.

Giovanni Paolo I visto da Parolin*

In questa prospettiva ciò che si fa a Roma,
ciò che si fa a San Pietro
interessa il mondo intero.

Anzi, quel mondo che non si attende
programmi politici dalla Chiesa,
né una scelta di blocchi o frontiere,
ma il coraggio della prudenza,
la parresia di parlare ai potenti
con la forza della fede,
della santità, della preghiera.

Le armi che più contano!
Le sole armi efficaci in un’epoca travagliata:
anche oggi, sotto i deliri di potenza,
sotto l’aridità, sotto l’indifferenza
si nasconde una sete illimitata di giustizia,
di pace, di spiritualità.

E di queste armi
ci ha reso incancellabile testimonianza
il governo pastorale di Albino Luciani
– Giovanni Paolo I.

Giovanni Paolo I visto da Parolin*

Il suo breve pontificato non è stato pertanto
il passaggio di una meteora.

Seppure il governo di Luciani
non abbia potuto dispiegarsi nella storia,
egli ha concorso decisamente
a rafforzare il disegno di una Chiesa
che con il Concilio è risalita alle sorgenti,

e dalla sua fonte evangelica
si piega così a servire il mondo,
facendosi propter hominem,
prossima alle realtà umane
e alla loro sete di carità.

Ricordando il suo predecessore,
san Giovanni Paolo II affermava
che è «sull’insegnamento della carità
– la virtù teologale che ha Dio
come fonte e come principio, come modello
e come premio, e che non tramonterà mai più –

che si è chiusa la pagina terrena
di Giovanni Paolo I,
o meglio, si è aperta per sempre».

Pietro Parolin* cardinale, segretario di Stato
della Santa Sede, presidente
della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I,
«Lo sguardo profetico di Luciani
nel nome della pace», in “Luoghi dell’Infinito”,
Mensile di Itinerari Arte e Cultura di “Avvenire”,
settembre 2022, n. 275, p. 4.

Foto: Giovanni Paolo I, in
“S.S. Giovanni Paolo I – Albino Luciani” /
facebook.com

Lascia un commento