Ex voto

Ex voto – Nel volume «Bibliografia degli ex voto»
un accurato studio sull’antica forma devozionale
Aspetti storici, giuridici, etnografici della pietà popolare

Ex voto – È solo del mese di maggio
di quest’anno la Bibliografia degli ex voto
di Anna Maria Tripputi, dell’Università di Bari,
(Paolo Malgrinò Editore, Bari 1995, pp. 210).

Quest’opera è nata precisamente
«da un atto d’amore per le Tavolette votive,
nella preoccupazione che la tradizione muoia
e ne scompaiano anche le testimonianze»,
come si legge nella dedica all’inizio dell’opera,
ricordando le parole di Ciarrocchi-Mori.

L’opera è preceduta dalla presentazione
dell’editore in cui si afferma, tra l’altro,
che la maggiore concentrazione di ex voto
si trova nelle regioni del Piemonte,
dell’Emilia-Romagna e della Lombardia,
al contrario di quanto di solito si dice.

Essa è divisa in due parti.

Nella prima (pp. 11-64)
l’A. affronta il problema degli ex voto
sotto il profilo storico, religioso,
socio-etnografico,
con un serio approfondimento
di queste tematiche:

L’ex voto nel tempo;
Tipologia degli ex voto;
Storia degli studi;
Ex voto e religiosità popolare;
Conservazione e tutela degli ex voto;
Bilanci e proposte.

Gli ex voto si prestano, soprattutto,
ad essere oggetti di mostre, di studi,
di ricerche anche a livello universitario.
ma anche di attrazione
del collezionismo privato
con l’inevitabile depauperamento culturale
e civile delle testimonianze del passato.

Essi, tuttavia, sono sostanzialmente
forme di autentica pietà popolare
manifestata esternamente,
ma che, ovviamente, provengono
da un rapporto di amore,
sentito evangelicamente,
ossia dal profondo dell’animo umano.

In altre parole,
sono, senza dubbio,
una sincera e visibile radiografia
di un tessuto biografico di fede, di pietà,
e di dialogo religioso della gente.

Nasce precisamente da qui
la legittimità teologica dell’ex voto,
essendo, questo,
una manifestazione
esterna ed oggettuale
di un rapporto di fede,
di speranza e di carità.

Ed è anche per questo motivo
che non solo teologi, documenti pontifici,
ma anche il Codice di diritto canonico
hanno rivolto la loro attenzione
alla pietà popolare e a queste forme esterne
di manifestazione religiosa.

L’autrice bene ha fatto pertanto
a sottolineare questo aspetto,
facendo così conoscere
gli opportuni documenti,
al fine di evitare che si continui,
ideologicamente, a considerare
questi aspetti esterni della pietà popolare
come pratiche magico-sacrali.

A questo proposito,
la studiosa Tripputi,
che ben conosce il problema
a livello universitario
scrive esaurientemente:

«Purtroppo nel curriculum
degli studi universitari
manca una preparazione teologica
in grado di offrire
quegli strumenti culturali necessari
al fine di una corretta interpretazione
di una ritualità altrimenti incomprensibile

e per la cui spiegazione
frequentemente si è fatto ricorso
ad esercizi di fantasia interpretativa» (pp. 48-49).

L’ex voto, in effetti,
è talmente carico di significato religioso,
di pietà popolare genuina ed evangelica,
e di tensione verso il divino,
per dirla in altro modo con Rosmini.

Per questa ragione non può essere ricondotto
«ad analogie di carattere magico-religioso
col mondo primitivo o con quello classico».

«In effetti, un confronto attento e puntuale
dapprima con le fonti bibliche,
e con i libri sacri di quelle civiltà
che col mondo ebraico
ebbero più frequenti contatti,
ma poi anche con i testi
dei Padri della Chiesa,

potrebbe spiegare più facilmente
e più chiaramente
le manifestazioni cultuali
della religione popolare».

L’attenzione della Chiesa
verso gli ex voto,
è sempre stata peraltro ispirata
da atteggiamenti prudenziali
a causa delle eventuali implicanze
superstiziose e magiche.

Ultimamente si è come accentuata,
in modo positivo, con il Concilio Vaticano II
e con il Sinodo dei Vescovi del 1974;
ma soprattutto con la convinzione
che «la religione popolare può essere vista
come punto di partenza
per una realistica evangelizzazione».

Paolo VI, infatti,
nell’enciclica Evangelii nuntiandi,
parlando della pietà popolare,
mette in luce il profondo significato
della religiosità popolare,
ma anche i suoi limiti.

Afferma, inoltre, espressamente
che essa può essere
un mezzo pedagogico
di evangelizzazione:

«La religiosità popolare, si può dire,
ha certamente i suoi limiti.
È frequentemente aperta
alla penetrazione di molte deformazioni
della religione, anzi di superstizioni…

Ma se è bene orientata,
soprattutto mediante una pedagogia
di evangelizzazione,
è ricca di valori» (1 V, 48).

Il Codice di diritto canonico interviene,
inoltre, anche a livello di norma giuridica,
invitando i responsabili dei santuari
soprattutto a conservare e custodire
con sicurezza le testimonianze visibili
della pietà popolare.

Dichiara, infatti:
«Le testimonianze votive
dell’arte e della pietà popolari
siano conservate in modo visibile
e custodite con sicurezza nei santuari
o in luoghi adiacenti» (can. 1234, 2).

La legittimità teologica degli ex voto
viene, perciò, confermata
dalla voce ufficiale della Chiesa
tramite documenti
ed anche sul piano giuridico.

Ciò sta a testimoniare
che la religiosità popolare
è veramente «ricca di valori».

Il pericolo, oggi reale,
è piuttosto quello della dispersione
di tutte queste testimonianze
di pietà popolare.

Ciò è dovuto sicuramente
al collezionismo privato,
ma anche ai furti su commissione,
e inoltre a leggi a volte ambigue
sulla tutela e sulla gestione
dei beni culturali.

Ma soprattutto è dovuto
alla mancata schedatura
di tavolette votive rimaste abbandonate
ed esposte al degrado, e infine
all’assenza di catalogazione
di tutti questi pregiati pezzi
carichi di vissuto umano, religioso, culturale.

La stessa Tripputi afferma che tutto ciò
può sembrare retorica e invece è realtà:

ossia rilevare e schedare
duemila tavolette votive pugliesi:
ma soprattutto tirarle fuori
da cassapanche, da vecchi armadi,
o da ripostigli; addirittura da una stalla
adiacente ad un santuario (cf. p. 57).

Alla fine della prima parte, inoltre,
l’autrice parla di bilanci e di proposte.

Una di queste proposte
è la diffusione della letteratura
intorno agli ex voto, letteratura
che, tra opere poderose,
studi e articoli,
si è estesamente arricchita
a partire dagli anni ’70.

Questa Bibliografia ragionata,
che costituisce la seconda parte
dell’opera (pp. 67-210),
raccoglie il materiale bibliografico
di 417 opere pubblicate in Italia
e nel Canton Ticino.

Essa rappresenta un primo bilancio
e una fattiva risposta.

Un primo bilancio
su quanto è stato fatto finora
a livello di leggi, di censimento,
di parziali catalogazioni, di censimenti
prodotti da gruppi culturali locali.

Risposta fattiva in quanto
permette soprattutto di conoscere
tutte le opere uscite finora
sugli ex voto.

Tutto ciò permette, di conseguenza,
di apprezzare adeguatamente
la ricchezza pluridimensionale
di questi frammenti preziosi
della religiosità popolare.

L’opera, inoltre, si chiude
con un prezioso indice
di quei santuari d’Italia,
che sono depositari di ex voto.

Pietro Addante, «Aspetti storici, giuridici,
etnografici della pietà popolare.
Nel volume “Bibliografia degli ex voto”
un accurato studio
sull’antica forma devozionale»,
in “L’Osservatore Romano”,
venerdì 23 giugno 1995, p. 3.

Foto: Marcello Baschenis, ex voto Vascello,
1881, pittura ad olio,
Santuario di Nostra Signora della Guardia,
Monte Figogna, Ceranesi (GE) /
it.wikipedia.org

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