Omelie del mattino

Omelie del mattino di Papa Francesco
nella cappella della Domus Sanctae Marthae

Omelie del mattino – Con la raccolta
e la pubblicazione dei resoconti
delle Omelie del mattino di Papa Francesco,
apparsi di seguito ne L’Osservatore Romano,
ora è possibile, anche a quanti non vi erano presenti,
leggerne ampi brani e così avvertirne
e gustarne tutta la sostanza.

OMELIE DEL MATTINO – UNO STILE ORIGINALE

Conversazioni familiari

Si tratta effettivamente di “omelie”,
ed è noto che l’omelia
è un genere letterario soprattutto cristiano,
che ebbe nei Padri i suoi modelli illustri,
pensiamo, ad esempio, a Basilio,
a Giovanni Crisostomo, ad Ambrogio, ad Agostino.

Jean Leclercq la definisce peraltro
«una conversazione familiare
di un pastore d’anime con il suo popolo
durante un atto liturgico
su di un testo biblico suggerito dalla liturgia»
(J. Leclercq, La liturgie et les paradoxes chrétiens,
Cerf, Paris 1963, p. 208).

A importare è senza dubbio il sugoso contenuto
di queste “conversazioni familiari” di Papa Francesco,
ma a risaltare subito e a impressionare
è tuttavia l’originalità del loro stile,
col suo linguaggio del tutto facile
e insieme vivace, ricco com’è,
in particolare, di metafore, immagini plastiche,

capace inoltre di coinvolgere quanti ascoltano,
e soprattutto di interloquire con loro,
di riportarli alle vicissitudini concrete
e abituali della loro vita,
che al Papa ovviamente preme di illustrare,
nella varietà dei loro risvolti,
alla luce del Vangelo.

Quindi un linguaggio, che non indugia
agli approfondimenti teoretici
o speculativi delle verità di fede,
che certo ne sono la sorgente,
ma alla loro versione pratica.

Potremmo perciò parlare di dogma applicato,
di ministero cristiano
nel suo diffondersi quotidiano.

Un linguaggio incisivo. Immagini e metafore

Ho perciò accennato al linguaggio
di queste Omelie del mattino,
dove i concetti sono innegabilmente
e incisivamente rivestiti
di immagini e di metafore.

Così, ad esempio, dei discepoli di Emmaus,
si dice che «cucinavano la lor vita
nel succo delle loro lamentele» (3 aprile);
inoltre che i cristiani
devono guardare in faccia la realtà,
«pronti, come il portiere di una squadra di calcio,
a parare il pallone da qualunque parte arrivi» (12 aprile).

Vi si parla parimenti
del vero Dio della fede
e del «dio diffuso, un dio-spray,
che è un po’ dappertutto
ma non si sa cosa sia» (18 aprile);
di «intellettuali senza talento»
e degli «eticisti senza bontà» (19 aprile);

e anche dell’«andare a confessarsi
come andare in tintoria» (29 aprile);
e, infine, in riferimento al clero,
della «simonia educata»,
che porta a pagare qualcuno
per diventar qualcosa (21 maggio).

Ancora. Papa Francesco parla del
«sacramento della dogana pastorale» (25 maggio),
che invece di aprire chiude le porte alla gente;
di «scienza della carezza» (7 giugno);

e anche della possibilità di «fare una macedonia»,
quando si mette insieme
«un po’ di Spirito Santo e un po’
dello spirito del mondo» (10 giugno).

Parla pure del
«progressismo adolescente» (12 giungo)
e di «faccia da immaginetta» (14 giugno)
con cui si nasconde il proprio essere peccatori;
e inoltre della vendetta
«pasto tanto buono
quando si mangia freddo» (18 giugno).

Ricordando poi
che dobbiamo lasciar qui
i nostri tesori terreni, osserva subito dopo:
«Io non ho mai visto un camion di traslochi
dietro un corteo funebre» (21 giugno).

Un “Direttorio di vita spirituale”

Ma, di là da questo loro linguaggio,
che pure sa dare una felice forma icastica al pensiero
e sa attirare immediatamente l’attenzione,
si avverte nelle Omelie del mattino
di papa Francesco anche una sagace
«discrezione degli spiriti»
– per usare una terminologia ignaziana -,

ossia una rara perizia
nella penetrazione interiore
e nello sguardo psicologico
da cui traspare chiaramente un’abituale,
prolungata, familiarità
con le situazioni umane,

ovvero una lucida convivenza
con i problemi, le reazioni
e i sentimenti delle comunità
e della gente in generale.

Infatti, esse lasciano trapelare
come in filigrana
tutta un’esperienza e un coinvolgimento,
talora espressamente
e suggestivamente richiamati.

Ecco perché non esiteremmo a definirle
un prezioso Direttorio di vita spirituale.

In esso, infatti, fedeli e clero, compresi i vescovi,
possono largamente attingere
e intimamente assorbire – grazie anche
alla circolarità e alla ripresa dei temi fondamentali –

oltre a una molteplicità di insegnamenti, tradizionali
e insieme segnati da una nuova carica di freschezza,
anche una quantità di ponderati consigli
e di vigorosi orientamenti ascetici.

OMELIE DEL MATTINO – UNO SGUARDO AI CONTENUTI

Passando poi ai singoli contenuti
delle Omelie del mattino
essi sono ovviamente molteplici,
proprio per il genere letterario
del discorso omiletico.

Ricoprono, per la verità,
tutta l’area della vita cristiana,
su cui irraggiano
i misteri principali della fede.

La bellezza di essere perdonati. La carezza di Dio

1. Solo al fine di fare qualche accenno.
Sembra, in particolare, rilevante
e ricorrente il tema del perdono divino,
proposto in maniera del tutto nuova e originale,
che non ha mancato di suscitare
un’intensa e diffusa partecipazione.

«Che bello – egli diceva infatti – essere santi,
ma anche quanto è bello essere perdonati».

Il Papa ricorda inoltre che il peccatore
nella sua notte, però,
non deve perdere la speranza:
egli «incontra di nuovo Gesù,
il suo perdono,
la “carezza del Signore”».

Papa Francesco invita perciò
«ad aprire il cuore
e a gustare la “dolcezza”
di questo perdono»,
«espressa nello sguardo
rivolto da Cristo a Pietro
che lo aveva rinnegato» (26 marzo).

In seguito,
parlando del confessionale dirà:
«Il confessionale non è una “tintoria”,
che smacchia i peccati,
né una “seduta di tortura”,
dove si infliggono bastonate.

La confessione è infatti
l’incontro con Gesù
e si tocca con mano la sua tenerezza»;
«Confessandosi ci si incontra con Gesù
che ci aspetta come siamo».
Ne proviamo vergogna,
ma «vergognarsi è una virtù dell’umile».

Si va dal Signore «con fiducia,
anche con allegria,
senza truccarci» (29 aprile).

E ancora:
«L’essere peccatori non è un problema;
lo è piuttosto non pentirsi di aver peccato»;

il ricordo va ancora
allo sguardo di Gesù a Pietro,
«sguardo tanto bello, tanto bello!»,
che provoca il pianto:
«una storia degli incontri»
durante i quali Gesù plasma nell’amore
l’anima dell’apostolo (17 maggio).

2. Papa Francesco ripeterà poi:
«Il Signore ci ama con tenerezza.
Sa quella bella scienza delle carezze.

La tenerezza di Dio: non ci ama a parole,
Lui si avvicina
e nel suo starci vicino
ci dà il suo amore
con tutta la tenerezza possibile»;

«Vicinanza e tenerezza
sono le due maniere
dell’amore del Signore,

il quale si fa vicino
e dà tutto il suo amore
anche nelle cose più piccole
con tenerezza»,
che, per di più, rivela
«la forza dell’amore di Dio».

Ma, aggiunge di seguito il Papa:
«Può sembrare un’eresia
ma è la verità più grande:
più difficile che amare Dio,
è lasciarsi amare da lui»;

d’altronde,
«È questo il modo
per ridare a lui tanto amore»:
«Lasciare che lui si faccia tenero,
accarezzi»:

«Signore – esclama allora il papa,
in preghiera – insegnami
la difficile abitudine
di lasciarmi amare da te,
di sentirti vicino
e di sentirti tenero» (7 giugno).

Dirà successivamente:
«La chiave di ogni preghiera:
[è] sentirsi amati da un padre,
un Padre vicinissimo,
che ci abbraccia» (20 giugno),

che «ti ha generato,
ti ha dato la vita,
a te a me»,
il quale ci ha «chiamati al singolare»,
«per nome» (25 giugno),
e «ci ha messo in cammino» (22 giugno);

non però un «Dio cosmico»,
ma che nel «mistero della [sua] pazienza»,
«cammina al nostro passo» (28 giugno).

Gesù Salvatore

1. Nelle Omelie del mattino,
a riguardo di Gesù
papa Francesco sottolinea soprattutto
che lui «solo ci può salvare»,
nessun altro,
e neanche il consulto dei maghi
e i «tarocchi» (5 aprile),

anzi precisa espressamente che
«Gesù Cristo non ci ha salvato
con un’idea,
o un programma intellettuale.

Ci ha salvato con la carne,
con la concretezza della carne.
Si è abbassato, si è fatto uomo,
si è fatto carne fino alla fine»,

offrendo così l’autentica immagine
dell’umiltà cristiana,
che porta in ogni modo al riconoscimento
della nostra condizione di peccatori veri:

«Bisogna riconoscersi peccatori concretamente»,
dei «vasi di creta»,
e non presentarsi invece
con «una faccia da immaginetta» (14 giugno).

2. Il pontefice poi ama particolarmente
l’immagine della “Porta” applicata a Gesù:
«C’è una sola porta
per entrare nel Regno di Dio.
E quella porta è Gesù».

«La vera porta, l’unica porta»,
«una porta bella, una porta d’amore»,
che non delude mai,
lasciata aperta nella sua ascesa al Padre.

Gli arrampicatori
«rubano la gloria a Gesù»,
e questo accade, eccome,
«anche nelle nostre comunità cristiane.

Ci sono questi arrampicatori, no?
Che cercano il loro»,
«fanno finta di entrare,
mentre vogliono la propria gloria» (22 aprile).

Com’è di quelli che seguono Gesù,
e tra questi ci sono
anche alcuni preti e vescovi,
perché «così si può far carriera»,

dimenticando invece che non è possibile
«togliere la croce dalla strada di Gesù» (28 maggio)
e che «la cultura del benessere»
ci impedisce «di avvicinare Gesù
nella strada della vita».

3. Il papa torna inoltre con insistenza
sul carrierismo, «che ha fatto
e fa tanto male alla Chiesa» (26 luglio),

così come sul trionfalismo mondano
o «fantasie trionfalistiche» (12 aprile),
le quali sono un «cristianesimo senza croce»,
«un cristianesimo a metà»,
o «a metà cammino» (29 maggio).

E, ancora, ci porta a riflettere su
l’«idolo della mondanità» (6 giungo),
su l’amarezza, su l’invidia
amata dal demonio e che in fin dei conti
«arrugginisce la comunità cristiana»;

a riflettere inoltre anche sulle
«comunità chiacchierone», «chiuse»,
che «non sanno di carezze» (27 aprile),
ed esplicitamente sui
«cristiani chiacchieroni»:

«Si chiacchiera troppo nella Chiesa!
– osserva espressamente papa Francesco -.
Quanto chiacchieriamo noi cristiani!»,
con il risultato che «ci si spella,
ci si fa del male uno all’altro»;

«Le chiacchiere sono distruttive
nella Chiesa, sono distruttive.
È un po’ lo spirito di Caino:
ammazzare il fratello, con la lingua».

Di solito lo si fa «con maniere buone.
Ma su questa strada
diventiamo cristiani di buone maniere
e di cattive abitudini!
Cristiani educati, ma cattivi» (18 maggio).

4. Altri argomenti delle Omelie del mattino:
innanzitutto l’ipocrisia,
che è «la lingua dei corrotti»,
i quali di conseguenza «non amano la verità.

Amano soltanto se stessi
e così cercano di ingannare,
di coinvolgere l’altro nella loro menzogna,
nella loro bugia.
Hanno il cuore bugiardo;
non possono dire la verità»:

è «lo stesso linguaggio
che ha usato Satana
dopo il digiuno nel deserto» (4 giugno).

Il papa non esita quindi a parlare esplicitamente
dell’«ipocrisia nella Chiesa»:
«Quanto male ci fa a tutti!»
anche perché pure «tutti noi abbiamo
la possibilità di diventare ipocriti» (19 giungo).

C’è poi l’invito a non
«rinchiuderci nelle lamentele»,
che «ci fanno male al cuore» (3 aprile);
così come a non aver paura di «fare i ponti»,
e ad essere pronti «ad ascoltare tutti»,
dato che
«Gesù non ha escluso nessuno» (8 maggio).

Il Papa invita inoltre a essere pazienti,
poiché la pazienza
«rinnova la nostra giovinezza
e ci fa più giovani» (7 maggio);

a lasciarci prendere il più possibile dalla
«fretta del messaggio cristiano»,
che è «lo zelo apostolico»,
suscitato da «una cosa tanto meravigliosa»,
qual è «l’amore di Dio
che ha consegnato suo Figlio
alla morte per me»,

e «non» al fine di «un andare avanti
per fare proseliti e fare statistiche»,
ma piuttosto per annunciare la riconciliazione,
che cioè «Cristo si è fatto peccato per me
e i peccati sono là,
nel suo corpo, nel suo animo»:

«Questo è da pazzi,
ma è bello: è la verità»,
esclama con incontenibile
e traboccante ammirazione papa Francesco.

Da qui la considerazione che
«la pace cristiana è una pace inquieta,
non è una pace tranquilla» (15 giugno).

5. Gesù è certamente la porta,
ma, salendo al Padre – nota il papa –
oltre che se stesso come porta,
ci ha insieme lasciato le sue piaghe –
«Le piaghe di Gesù
sono ancora presenti sulla terra»,
«piaghe sacerdotali, di intercessione» -,

sulle quali con riuscito intreccio
il papa fonda la teologia della preghiera
e il senso cristologico della carità.

La preghiera infatti
«è un esodo da noi stessi»,
che si compie
«con l’intercessione proprio di Gesù,
il quale davanti al Padre
gli fa vedere le sue piaghe»:

«Esse sono precisamente
la sua preghiera di intercessione».

Devono, anzi, avvenire
«due uscite da noi stessi»:
«verso le piaghe di Gesù»
e «verso le piaghe
dei nostri fratelli e sorelle.
E questa è la strada
che Gesù vuole nella nostra preghiera» (11 maggio).

La Chiesa nel cuore del Padre

1. Nelle Omelie del mattino, inoltre,
parlando della Chiesa,
papa Francesco richiama soprattutto
i diversi aspetti del suo mistero.

Il suo inizio, anzitutto:
«La Chiesa incomincia
nel cuore del Padre»,
dando avvio, in sostanza,
a una «storia d’amore»
non ancora finita.

Essa è spinta avanti, in particolare,
dallo Spirito Santo, che «ci dà fastidio»,
ci muove, ci fa camminare (16 aprile),
e «non cresce con la forza umana»;

inoltre per questo
non deve vantarsi della sua “quantità”;
diversamente «diventa un po’ burocratica»,
«perde la sua principale sostanza
e corre il pericolo di trasformarsi in una ong.
Ma la Chiesa non è una ong.
È una storia d’amore» (24 aprile).

Papa Francesco, a questo proposito,
ripete espressamente: «Quando troviamo apostoli
che vogliono fare una Chiesa ricca,
una Chiesa senza la gratuità della lode,
essa invecchia,
diventa una ong,
non ha vita» (8 maggio).

Senza ombra di dubbio,
«la Chiesa non è un’organizzazione
di cultura, di religione,
neanche sociale; non è ciò».

Essa è soprattutto
la confessione che
«Gesù è il Figlio di Dio
venuto nella carne»
e condannato a morte.
«Questo è lo scandalo»
e «il centro della persecuzione».

L’origine del martirio, in effetti,
è il fatto che non vogliamo essere
«cristiani ragionevoli, cristiani sociali,
di beneficenza soltanto»,
ma seguaci della croce (1° giugno).

Il che non genera tristezza;
al contrario, grazie allo Spirito Santo,
«autore» e «creatore della gioia»,
i cristiani vincono la sfiducia
e ricevono il dono della vera libertà;

libertà e gioia, che ci fanno
«uscire da noi stessi»
per «lodare Dio»
e «perdere il tempo lodando» (31 maggio).

2. La Chiesa, che ha come
«sua memoria la Passione del Signore»
– per cui dobbiamo, a nostra volta,
essere «memoriosi» (13 maggio) –
è dunque affidata a Gesù Cristo.

«Si può custodire la Chiesa, si può
curare la Chiesa, no?» si domanda il papa.
E risponde chiaramente:
«Dobbiamo farlo col nostro lavoro.
Ma il più importante
è quello che fa il Signore: è l’unico
che può guardare in faccia il maligno e vincerlo.

“Viene il principe del mondo,
contro di me non può nulla”:

se vogliamo che il principe di questo mondo
non prenda la Chiesa nelle sue mani,
dobbiamo affidarla all’unico
che può vincere il principe
di questo mondo» (30 aprile),

«che non vuole che siamo salvati»,
che «ci odia e fa nascere la persecuzione»
e con il quale tuttavia
«non si può dialogare» (4 maggio).

Oggi non è certamente senza significato
che il papa torni sul tema del demonio,
praticamente scomparso dalla teologia
e dalla predicazione.

3. Sempre a proposito della Chiesa:
essa «è madre»,
e noi «una famiglia nella Chiesa
che è nostra madre»;
madre però, non «babysitter,
che cura il bambino
per farlo addormentare» (17 aprile).

Essa deve inoltre guardarsi dall’ideologia.
Questa infatti «falsifica il Vangelo
e insidia anche la Chiesa»,
e inoltre crea «i grandi ideologi»,
i «dottori che rispondono
soltanto con la testa»,

che discutono certo sulla Parola di Dio
ma da «scientifici», precludendosi così
per mancanza di umiltà,
«la strada all’amore
e anche alla bellezza» (19 aprile).

Abbiamo accennato alla Chiesa;
ma c’è soprattutto un motivo,
un filo d’oro,
che lega queste Omelie del mattino,

ed è il richiamo alla Madonna:
«La mamma che cura la Chiesa», la quale
«copre con il suo manto il popolo di Dio» (15 aprile),
«porta la gioia nostra più grande,
porta Gesù» (31 maggio),
che sempre a lui ci conduce (5 aprile),
e alla quale abitualmente è rivolta la preghiera.

Abbiamo voluto offrire
questo piccolo assaggio
delle “conversazioni familiari”
di Papa Francesco,
come a farle pregustare.
Resta ora da leggerle
e gustarle per intero.

Inos Biffi, «Introduzione.
Le omelie di Papa Francesco»,
in “Omelie del mattino”.
Le parole di Papa Francesco”,
vol. 1, 22 marzo 2013 – 6 luglio 2013,
LEV, Città del Vaticano, 2015, pp. 3-12.

Foto: Copertina di Omelie del mattino
di Papa Francesco, vol. 1,
Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano 2013 / foto dal cellulare

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