Non violenza

Non violenza. Teoria e pratica

Non violenza. In un’epoca nella quale quasi sempre sono poco chiare
le risposte ai problemi che riguardano il comportamento spirituale dell’uomo,
ecco un utile saggio di Lanza del Vasto sulla non violenza.

Il saggio, nonostante la disinformazione che sovente ha gravato sull’argomento,
riesce a fugare ogni dubbio su che cosa significhi «non violenza»
mediante una lucida analisi dei vari momenti di questa dottrina.

Il volume comprende una raccolta di scritti e lettere composti da del Vasto
tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, ed è suddiviso
in due parti essenziali che riguardano dapprima la teoria della non violenza
(frequentissimi qui i riferimenti a Gandhi), ed in un secondo momento
una sorta di ampia cronaca delle manifestazioni non violente
alle quali partecipò l’autore.

In questa cronaca spiccano le principali caratteristiche dell’umanità di del Vasto:
una totale comprensione del prossimo ed un nobile senso dell’obbiettività.

In sostanza, appare chiaro che la forza morale del non violento
deve essere la forza della giustizia,
e le virtù guerriere dell’uomo devono essere impiegate
non per combattere il nostro nemico,
ma per debellare il male che è nel nostro nemico.

La volontà interiore che anima il vero non violento
non deve fondarsi sull’irraggiungibile possesso della verità assoluta,
ma deve essere basata sulla «verità che nessuno possiede la Verità».

Importanti inoltre sono le pagine sulla«non violenza attiva»:
in esse troviamo una profonda critica nei confronti dell’attuale sistema di vita
(ed in particolare di quello occidentale)
nel quale ognuno ha come scopo lo scavalcare il prossimo,
ed in cui imperano la costrizione (nei regimi comunisti)
e lo sfruttamento (in quelli capitalistici).

L’autore giunge a negare più o meno esplicitamente il valore di molte branche
dell’attività umana, in quanto innaturalmente impostate
e tendenti a far arricchire materialmente l’uomo con un sempre minor lavoro:
una tendenza, sostiene, dalle disastrose conseguenze,
prima fra tutte una progressiva dimenticanza di Dio.

L’autore non nasconde peraltro i rischi fisici
che il non violento corre quando è chiamato a dar prova della sua coerenza,
anche se però punta troppo sul potere disarmante
esercitato da una persona che non reagisce nel confronti degli altri,
in un’età in cui la violenza comune o pseudo-politica
raggiunge vertici spaventosi.

La parte teorica di questo volume si chiude con una invettiva contro la guerra
e contro la bomba H; in essa sembra regnare una specie di disperazione
a causa dell’indifferenza che l’opinione pubblica ostenta verso questi problemi,
commettendo l’errore di ritenerli mali lontani nonostante l’intervento
di appelli celeberrimi (Einstein, Oppenheimer, Schweitzer).

Del Vasto approva lo sciopero,
come strumento non violento di sensibilizzazione
nei confronti delle autorità e delle categorie padronali,
così come giustifica le marce, sit-in, e i digiuni.

Si rivelano così interessantissime
le cronache dei digiuni compiuti dallo stesso autore
e dagli «amici dell’Arche» (l’ordine non violento fondato in Francia),
e del trattamento da sovversivi loro riservato dalla polizia e dalle autorità.

Lanza del Vasto si serve inoltre intelligentemente di lettere
(ne segnaliamo una sua al pontefice Giovanni XXIII),
di documenti e di diversi stralci di articoli giornalistici
per corredare questa parte del libro più propriamente storica.

Un testo «aperto», da consigliare in tempi come i nostri
nei quali è necessario assai più coraggio per essere non-vio-lenti,
che per essere violenti.

LANZA DEL VASTO: «Che cos’è la non violenza»,
Jaca Book, Milano, pagg. 242, Lire 3.200.

Antonio Sarno, «Teoria e pratica della non violenza», in “Avvenire”, sabato 26 maggio 1979, p. 11.

Foto: 2 Ottobre, giornata internazionale della non violenza / malta.italiani.it

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