Il mistero dell’acqua1 – Seconda parte
Il mistero dell’acqua1 – Come Gesù
apre bocca,
suscita interrogativi…
e si crea un primo aggancio.
Infatti Gesù, invece di rispondere
alla domanda della donna,
fa notare il senso profondo
di quell’incontro,
che lei stessa
non riesce ancora a cogliere.
La cosa strana
non è che un giudeo
parli con una samaritana.
Il mistero è più profondo
e Gesù lo annuncia:
«Se tu conoscessi il dono di Dio
e chi è colui che ti dice
“dammi da bere”,
tu stessa gliene avresti chiesto
ed egli ti avrebbe dato acqua viva».
Il pozzo è un’acqua stagnante,
lui è l’acqua viva.
L’incredibile è qui:
colui che si offre agli uomini
come pienezza del dono di Dio
si fa mendicante.
La sorgente d’acqua chiede da bere.
È l’inizio dell’incarnazione,
ecco perché Giovanni ha dietro di sé
tutta la teologia dell’incarnazione.
***
Il mistero dell’acqua1 – Così
avvenne nell’antichità:
quando Israele andò in esilio,
la gloria di Dio uscì dal tempio
e partì anch’essa per l’Oriente:
si fece esule con gli esuli
per essere il sostegno
degli esuli (cfr. Ez 10,18 ss.).
È la mirabile e sconcertante
economia dell’incarnazione
che sottende gran parte
del Vangelo secondo Giovanni:
per poter esprimere
la ricchezza del proprio dono
si parte dalla condivisione
della povertà dell’altro.
Ecco perché Gesù,
che è la sorgente,
chiede da bere.
Parte dalla condivisione
della povertà dell’altro.
Il mistero dell’acqua1
La donna deve passare
dalla domanda curiosa
al desiderio profondo
di conoscenza di ciò che
in quel momento sta avvenendo.
E Gesù enuncia
i due aspetti dell’avvenimento
(cfr. Gv 4,10).
Il primo è il dono di Dio:
il Signore «oggi»
fa dono di Gesù alla donna
sul collo del pozzo di Giacobbe.
Tutte le promesse
scaturite da quel pozzo,
convergono e si compiono
in Gesù,
donato alla donna
(simbolo di Israele).
Il secondo aspetto
(«Chi è a chiederti…»):
Gesù non solo va conosciuto
come dono del Padre,
ma anche
per quel che è per l’uomo,
sorgente dell’acqua della vita.
La donna era andata ad attingere,
ma deve scoprire un’altra sete.
Gesù aveva chiesto da bere,
ma solo per offrire se stesso
quale acqua viva
per la vera sete.
Ecco cosa vuol dire
la teologia dell’incarnazione:
uno si fa solidale,
condivide fino in fondo
la nostra povertà,
chiede da bere,
perché poi lui ci possa dare
la vera acqua,
che è lui stesso.
Il mistero dell’acqua1
Dall’acqua materiale,
che mormora e scaturisce
nel fondo del pozzo,
Gesù introduce la donna
al mistero dell’acqua
che zampilla per la vita eterna.
***
Il mistero dell’acqua1 – Gesù
dice alla donna:
«Se tu conoscessi il mistero
che c’è dentro questo incontro,
chiederesti tu l’acqua viva»,
cioè lo Spirito
che è dentro di noi
e che dona la vita eterna,
perché ci fa figli di Dio.
Gesù trasmette questo messaggio
attraverso il simbolo dell’acqua,
perché essa è qualcosa di vitale:
senz’acqua si muore.
Non solo,
ma l’acqua mostra
cose più profonde:
l’avere sete indica
il desiderio di vita.
Gesù si sostituisce all’acqua
in questo desiderio
fondamentale dell’uomo,
e si definisce «acqua viva».
Nel dialogo emerge
il mistero di quest’acqua.
Senza il Signore
non si può vivere,
come non si può vivere
senza acqua.
Non è a caso che lui
impersona simbolicamente
l’acqua,
il mistero intorno a quest’acqua.
***
Il mistero dell’acqua1 – Dice
la Samaritana:
«Da dove hai quest’acqua viva?».
Ovvero: il mistero
dell’origine dell’acqua.
L’origine è tutta racchiusa
nel fondo di quel pozzo,
che disseta
perché e purché
si scopra in sé la sete.
Nel simbolo dell’acqua
la vita e la morte
stanno fianco a fianco.
Ancor prima
che iniziasse l’opera della creazione
«le tenebre
coprivano l’abisso
e lo spirito d Dio
aleggiava sulle acque» (Gn 1,2).
La Bibbia si apre e si chiude
sullo sfondo delle acque,
come simbolo
e custode della vita.
Infatti la Genesi (2,10-14)
ricorda che
«un fiume usciva da Eden
per irrigare il giardino
e si suddivideva poi nei quattro
grandi fiumi del paradiso».
Non altrimenti
avviene nell’Apocalisse (22,1 ss.),
alla fine della Bibbia, dove
«il fiume d’acqua viva e limpida
scaturisce dal trono di Dio
e dell’Agnello».
Il mistero dell’acqua1
Questa struttura letteraria della Bibbia,
dove l’inizio e la fine sono riassunte
nel simbolo dell’acqua,
sembra ricalcare
la concezione antica del cosmo,
secondo la quale
l’acqua cosmica circonda
e avvolge il mondo.
Negli scritti biblici, allora,
all’insegna di questo simbolo
è descritto il dono della vita:
vedi il fiume di Eden (Gn 2,10),
la sorgente
di Massa e Meriba (Es 17,6),
la sorgente misteriosa
di Gerusalemme (Zc 14,8),
il fiume che esce dal tempio
(Ez 47,1-2).
Ma è narrata anche
la sciagura della morte:
vedi il diluvio (Gn 6,17),
il mar Rosso (Es 14,27-28),
la minaccia costante della morte
(Sal 69,2: «l’acqua
mi giunge alla gola»).
Inoltre,
era ovvio vedere nell’acqua,
che serve alla pulizia fisica,
un simbolo
della purificazione morale.
In unione allo Spirito di Dio,
infine,
la semplice acqua era in grado
di operare miracoli:
come per Naaman il Siro,
guarito dalla lebbra al Giordano
(cfr. 2 Re 5,10-14).
Questo per accennare
ad alcuni simboli collegati all’acqua.
***
Il mistero dell’acqua1 – Nel NT
tutti questi elementi di significazione
vengono ripresi e riassunti
nella persona di Gesù:
Cristo è l’acqua della vita (cfr. Gv 7,38);
egli è l’acqua che risana miracolosamente,
l’acqua della piscina di Siloe,
che vuol dire «inviato»
(cfr. Gv 9: la guarigione del cieco nato);
egli è l’acqua purificatrice
e rinnovatrice della vita.
Quando nella liturgia
della notte di Pasqua
il celebrante immerge
il cero pasqua nell’acqua
e dice: «Discenda, Padre,
in quest’acqua
la virtù dello Spirito santo»,
la Chiesa riassume
tutte le simbologie dell’acqua
nel fonte battesimale che,
per mezzo della grazia di Cristo,
tutto lava circa il passato,
tutto inizia
circa il presente di redenzione,
tutto compie nella pienezza
circa il futuro.
Tutto questo viene concentrato
nella persona di Cristo.
Il mistero dell’acqua1
Ritornando al nostro racconto,
quando la donna chiede
«da dove hai tu quest’acqua viva?»
sembra che faccia dell’ironia.
Pare volersi difendere
dalle parole di Gesù.
In effetti,
ne rimane invece
sempre più conquistata.
Anche a Cana l’architriclino
(il capo cerimoniere del matrimonio)
non sapeva
«donde venisse quel vino» (Gv 2,9).
E più tardi,
di fronte alla fame della gente,
gli apostoli chiederanno
«Dove troveremo
il pane per sfamare…» (Gv 6,5).
Infine, al cospetto
del cieco nato risanato,
i capi diranno:
«Costui non sappiamo di dove sia»
(Gv 9,29).
Mistero dell’origine di Gesù.
Mistero della sorgente vitale
nascosta in Gesù.
Mistero dell’acqua che non zampilla
da nessuna sorgente terrena,
ma che proviene dal segreto
di un «mistero nascosto in Dio»,
come dirà Paolo.
Il mistero della natura trascendente
di quest’acqua
Il mistero dell’acqua1 – Gesù
non risponde a tono
alla domanda della donna
(modo di fare
assai usuale al Maestro),
ma fa un’altra affermazione solenne:
«Chi beve dell’acqua che io gli darò,
non avrà mai più sete,
anzi, l’acqua che io gli darò
diventerà in lui sorgente di acqua
che zampilla per la vita eterna»
(Gv 4,14).
Tutto il discorso
che emergerà sull’acqua
è simbolo della storia della vita,
del dono di Gesù.
Se dimentichiamo le Scritture
non sappiamo più dove andare.
***
Il mistero dell’acqua1 – L’acqua
di questo pozzo materiale
disseta per un tempo brevissimo.
L’acqua che Gesù promette
fermerà la sete per sempre,
anzi essa trasformerà in
«sorgente zampillante
per la vita eterna» chi la beve:
in Cristo l’uomo diviene
sorgente inesauribile di vita.
Di che realtà si tratta?
L’evangelista lo spiegherà più avanti:
«Egli parlava dello Spirito
che dovevano ricevere
quelli che avrebbero creduto in lui»
(Gv 7,39).
Questo dono dello Spirito vivificante
si realizzerà pienamente per il mondo
quando Gesù
sarà «innalzato» e glorificato:
sotto il colpo della lancia del soldato,
l’acqua uscirà dal fianco di Gesù,
simbolo vivente dell’effusione promessa.
Il mistero dell’acqua1
Questa parte del dialogo
presso il pozzo
termina col v. 15.
La donna chiede:
«Signore, dammi di quest’acqua».
Era venuta con la presunzione
di dissetarsi e di dissetare Gesù
attraverso l’acqua del pozzo,
finisce per riconoscere
di avere sete di un’altra fonte
e riconosce Gesù
quale fonte dell’acqua misteriosa.
Allora l’acqua diviene anche
simbolo della sete dell’uomo.
L’ebreo viveva
in una terra avara di acqua:
accadeva a volte
di doverla comprare (cfr. Is 55,1).
Ma il profeta invita:
«Anche chi non ha denaro venga!».
L’acqua che Dio offre
per mezzo del profeta
non si compra col denaro,
è sempre disponibile per tutti.
Il linguaggio figurato
si dissolve subito,
e l’invito ad attingere acqua
è un invito all’ascolto:
«Tendete l’orecchio… ascoltate
e la vostra anima vivrà» (Is 55,3).
L’acqua è la «parola»
che è veramente Vita per Israele
(cfr. Dt 32,47).
La mancanza di questa parola
provoca «fame e sete»
come la mancanza di pane e acqua.
***
Il mistero dell’acqua1 – Amos
minaccia questa «carestia e siccità»,
per cui gli «adolescenti
e le belle vergini»
verranno meno per la sete
e andranno vagando barcollanti
alla ricerca di quest’acqua
(Am 8,11-13).
Pochi decenni dopo Amos,
Isaia si lamenta
che il popolo abbia
«disprezzato le acque di Siloe
che scorrono placidamente» (Is 8,6)
per ricorrere alle acque impetuose
del fiume Eufrate.
L’immagine contrappone
la fragile e semplice realtà
della parola di Dio
alla straripante
potenza politica dell’Assiria.
Il rimprovero di Isaia
si ripete con Geremia,
secondo il quale Giuda
ha abbandonato Dio
«sorgente di acqua viva
per farsi cisterne screpolate»
che non contengono acqua
(Ger 2,13).
Questo peccato causerà l’esilio.
Ma l’esilio finirà,
perché Dio
rimarrà fedele alla sua parola.
La Parola sarà
infallibile e sicura…
come la pioggia che,
dopo essere caduta sulla terra,
produce infallibilmente
i suoi frutti (cfr. Is 55, 10-11).
Franco Mosconi, «Il mistero dell’acqua»,
in Paolo Bill Valente (a cura di), «Al pozzo
di Giacobbe. Il dialogo rivoluzionario
tra Gesù e la Samaritana», Casa editrice
Il Margine, Trento, 2013, pp. 34-39.
Foto: Gesù e la Samaritana
al pozzo di Giacobbe, Piatti dipinti
con scene evangeliche, Manifattura Ginori,
Doccia (Firenze) / anticoantico.com