Gesù Cristo

Gesù Cristo – Preghiera di Giovanni Papini

Gesù Cristo – Sei ancora,
ogni giorno,
E sarai con noi sempre.
in mezzo a noi.

Vivi, infatti, tra noi, accanto a noi,
sulla terra ch’è, allo stesso tempo,
tua e nostra, su questa terra
che ti accolse, allora, fanciullo,
tra i fanciulli e, giustiziabile, tra i ladri.
Vivi adesso coi vivi, sulla terra dei viventi
che ti piacque e che ami.

Vivi, inoltre, d’una vita non umana
sulla terra degli uomini,
del tutto invisibile
anche a quelli che ti cercano,
forse sotto l’aspetto d’un Povero
che compra il suo pane da sé
e nessuno lo guarda.

Ma adesso è giunto il tempo
che devi riapparire a tutti noi
e dare un segno perentorio
e irrecusabile a questa generazione.

Tu vedi, Gesù Cristo, il nostro bisogno;
tu vedi, certamente, fino a che punto
è grande il nostro grande bisogno;
inoltre, non puoi fare a meno di conoscere
quanto è improrogabile la nostra necessità,
come è veramente dura la nostra angustia,
la nostra indigenza, la nostra disperanza.

Tu sai, pertanto, quanto abbiamo bisogno
d’un tuo intervento,
quant’è del tutto necessario un tuo ritorno…

Abbiamo certamente bisogno di te,
di te solo, e di nessun altro.

Solamente tu, che ci ami,
puoi sentire,
per noi tutti che soffriamo,
la pietà che ciascuno di noi sente
per se stesso.

Gesù Cristo – Solo tu puoi
realmente sentire
quanto è grande,
immisurabilmente grande,
il bisogno che c’è di te,
in questo mondo,
soprattutto in questa ora del mondo.

Nessun altro, infatti,
nessuno dei tanti che vivono,
neppure di quelli che dormono
nella mota della gloria,
può dare a noi bisognosi,
riversi nell’atroce penuria,
nella miseria più tremenda di tutte,
quella dell’anima, il bene che salva.

Tutti hanno veramente bisogno di te,
anche quelli che non lo sanno,
e sicuramente quelli che non lo sanno
assai più di quelli che sanno.

L’affamato
s’immagina di cercare il pane
e, in realtà, ha fame di te;
l’assetato crede di voler l’acqua
e veramente ha sete di te;
il malato s’illude di agognare la salute
e il suo male è, invece, l’assenza di te.

Chi ricerca, infatti, la bellezza nel mondo
in realtà cerca, senza accorgersene,
te che sei la bellezza intera e perfetta;
chi persegue nei pensieri la verità,
senza dubbio desidera, senza volere,
te che sei l’unica verità
degna d’esser saputa.

E chi s’affanna dietro la pace
sicuramente cerca te, sola e vera pace
dove possono riposare
i cuori più inquieti.

Essi ti chiamano
ma senza sapere che ti chiamano
e il loro grido è inesprimibilmente
assai più doloroso del nostro.

Gesù Cristo – Noi non gridiamo verso di te
al fine della vanità di poterti vedere
come, invece, ti videro Galilei e Giudei,
né per la gioia di guardare
anche una sola volta i tuoi occhi,
neanche al fine dell’orgoglio matto di vincerti
con la nostra supplica.

Non chiediamo, noi,
né la grande discesa
nella gloria dei cieli,
neppure il fulgore della Trasfigurazione,
e neanche gli squilli degli angeli
e tutta la sublime liturgia
dell’ultima venuta.

C’è, infatti, tanta umiltà,
tu, Gesù Cristo, lo sai,
nella nostra irrompente tracotanza!

Noi vogliamo soltanto te, Gesù Cristo,
la tua persona, il tuo povero corpo
trivellato e ferito…

Vogliamo, in particolare,
vedere quegli occhi
che passano la parete del petto
e la carne del cuore, e guariscono
quando feriscono con lo sdegno,
e fanno sanguinare
quando guardano con tenerezza.

E vogliamo, inoltre, udire la tua voce
che sbigottisce i demoni
da quanto è dolce
e incanta i bambini
da quanto è forte.

Tu, Gesù Cristo, sai quanto sia grande,
precisamente in questo tempo,
il bisogno del tuo sguardo
e della tua parola.

Tu, certo, lo sai bene
che un tuo sguardo
può del tutto stravolgere e mutare
le nostre anime,
che, soprattutto, la tua voce
ci può trarre dallo stabbio
della nostra infinita miseria.

Gesù Cristo – Tu sai certo meglio di noi,
tanto più profondamente di noi,
che la tua presenza
è sicuramente urgente
e indifferibile in questa età
che non ti conosce.

A dire il vero, sei venuto,
la prima volta, per salvare;
nascesti al fine di salvare;
parlasti per salvare;
ti facesti crocifiggere al fine di salvare:
la tua arte, la tua opera, la tua missione,
la tua vita è precisamente di salvare.

E noi abbiamo, in questo momento,
in questi giorni grigi e maligni,
e in questi anni
che sono un condensamento
un accrescimento incomportabile
d’orrore e dolore, abbiamo, senza dubbio, bisogno,
senza ulteriore ritardo, d’esser salvati!

Se tu fossi un Dio geloso
e acrimonioso, un Dio
che tiene il rancore,
un Dio vendicativo,
o un Dio soltanto giusto,
allora non daresti neppure ascolto
alla nostra preghiera.

Perché tutto quello che gli uomini
potevano farti di male,
anche dopo la tua morte,
e più dopo la morte che in vita,
gli uomini l’hanno fatto.

Gesù Cristo – Noi tutti, infatti,
anche quello stesso
che ti parla insieme agli altri,
l’abbiamo fatto.

Milioni di Giuda, infatti,
ti hanno baciato
dopo averti venduto,
e non per trenta denari soltanto,
e neppure una volta sola…

Migliaia di Pilati,
vestiti di nero o di vermiglio,
… ti hanno consegnato migliaia di volte
agl’impiccatori
dopo averti riconosciuto innocente.

Innumerevoli bocche flatulenti e vinose
hanno chiesto innumerevoli volte
la libertà dei ladri sediziosi,
dei criminali confessi,
degli assassini conosciuti.

E questo perché tu fossi
innumerevoli volte
trascinato sul Teschio
e affisso all’albero
con cavicchi di ferro
fucinati dalla paura
e ribattuti dall’odio.

Ma tu, Gesù Cristo,
hai perdonato
tutto e sempre

Tu, inoltre, sai,
tu che sei stato in mezzo a noi,
qual è il fondo
della nostra natura sciagurata.

Non siamo, infatti,
che rappezzi e bastardume,
foglie instabili e passanti,
carnefici di noi medesimi…

T’abbiamo respinto
perché troppo puro per noi;
t’abbiamo condannato a morte
perché eri la condanna della nostra vita…

Tutte le generazioni sono eguali
a quella che ti crocifisse e,
sotto qualunque forma tu venga,
ti rifiutano.

«Simili, – tu dicesti allora –
a quei ragazzi che stanno per le piazze
e gridano ai compagni:
V’abbiamo suonato il flauto
e non avete ballato;
abbiamo intonato lamenti
e non avete pianto».

Così abbiamo fatto,
allo stesso modo, noi,
per quasi sessanta generazioni.

Gesù Cristo – Ma adesso è venuto il tempo
che gli uomini son più ebbri d’allora
ma più sitibondi.

In nessuna età, infatti, come in questa
abbiamo sentito la sete struggente
d’una salvazione soprannaturale.
In nessun tempo,
di quanti certamente ne ricordiamo,
l’abbiettezza è stata così abbietta
e l’arsura così ardente.

Gli uomini, da poco sono usciti
da uno di questi feroci lavacri…

Eppure,
come se tutti quei morti
non fossero che una prima rata
dell’universale distruzione,
seguitano ad uccidersi
e ad uccidere.

In effetti, le nazioni opulente
condannano alla fame
le nazioni povere;
inoltre, i ribelli ammazzano
i loro padroni di ieri;
mentre i padroni fanno ammazzare
i rivoltosi dei loro mercenari.

Nuovi dittatori, poi,
profittando dello sfasciume
di tutti i sistemi e di tutti i regimi,
conducono intere nazioni alla carestia,
alla strage e alla dissoluzione.

L’amor bestiale
di ciascun uomo per sé stesso,
e di ogni casta per sé medesima,
di ogni popolo per sé solo,
è ancora più cieco e gigante
dopo gli anni che l’odio ricoprì di fuoco,
di fumo, di fosse e d’ossami la terra.

L’amore di sé, inoltre,
dopo la disfatta universale e comune,
ha centuplicato l’odio:
odio dei piccoli contro i grandi,
degli scontenti contro gli inquieti,
dei servi-padroni
contro i padroni asserviti.

Ancora: dei ceti ambiziosi
conto i ceti declinanti,
delle razze egemoni
contro le razze vassalle,
dei popoli aggiogati
contro i popoli aggiogatori.

Gesù Cristo – L’ingordigia del troppo,
certamente, ha generato
l’indigenza del necessario;
inoltre, la prurigine dei piaceri
il rodìo delle torture,
infine, la smania di libertà
l’aggravamento delle pastoie.

Negli ultimi anni, poi,
la specie umana,
che già si torceva
nel delirio di cento febbri,
è del tutto impazzita…

A dire il vero, dappertutto un caos
in sommovimento,
un subbuglio senza speranza,
inoltre, un brulicame che appuzza
l’aria afosa, soprattutto una irrequietudine
scontenta di tutto
e della propria scontentezza…

Per non parlare delle droghe
estatiche e afrodisiache,
delle voluttà che struggono ma non saziano,
dell’alcool, dei giuochi, delle armi,
che prelevano ogni giorno a migliaia
i sopravvissuti alle decimazioni obbligatorie.

Il mondo, inoltre,
per quattr’anni interi,
s’è imbrattato di sangue
al fine di decidere
chi doveva aver l’aiola più grande
e il più grosso marsupio…

Ma questa spaventevole esperienza
non ha giovato a nessuno.
Tutti, infatti, più poveri di prima,
più affamati di prima.

Gesù Cristo – Ogni gente, nondimeno,
è tornata ai piedi di fango
del Dio Negozio
a sacrificargli la pace propria
e la vita altrui.

Il divino Affare e la santa Moneta
occupano, ancora più che nel passato,
gli uomini invasati.
Chi ha poco, poi, vuol molto;
inoltre, chi ha molto vuol più;
infine, chi ha ottenuto il più vuol tutto…

Di conseguenza,
sotto il nome di commercio,
si pratica l’usura e l’appropriazione;
sotto l’insegna della grande industria
la pirateria di pochi a danno di molti.

I barattieri e i malversatori, in effetti,
hanno in custodia il denaro pubblico
e la concussione fa certo parte
della regola di tutte le oligarchie…

Ancora: l’ostentazione dei ricchi
ha inculcato nella testa di tutti
che altro non conta,
sulla terra finalmente liberata dal cielo,
che l’oro, e quel che si può comprare
e sciupare coll’oro…

Il mondo, oltretutto,
pratica una sola religione,
quella cioè che riconosce la somma trinità
di Wotan, Mammona e Priapo…

Questa è, certamente,
la religione regnante su tutta la terra,
praticata con ardore dai fatti,
se non sempre con le parole,
da tutti i viventi.

A dire il vero,
l’antica famiglia si frantuma:
il matrimonio, poi, è distrutto
dall’adulterio e dalla bigamia.

Inoltre, la figliolanza a molti
par maledizione
e la scansano con le varie frodi
o con gli aborti volontari.

Infine, la fornicazione
sopravanza gli amori legittimi;
e la sodomia ha i suoi panegiristi…

Tu sai queste cose, Gesù Cristo,
e certo vedi ch’è giunta un’altra volta
la pienezza dei tempi
e che questo mondo febbroso e imbestiato
non merita che d’esser punito
da un diluvio di fuoco
o, al contrario, salvato dalla tua mediazione.

Gesù Cristo – Soltanto la tua Chiesa, la Chiesa
da te fondata sulla Pietra di Pietro,
la sola che meriti il nome di Chiesa,
Chiesa unica e universale che parla
da Roma colle parole infallibili
del tuo Vicario, ancora emerge,…
sul mare furioso e limaccioso del mondo.

Ma tu che l’assisti col tuo spirito
sai quanti e quanti, perfino
tra quelli che vi son nati,
vivon fuori della sua legge…

Oggi, la maggioranza degli uomini
non vogliono, non sanno trovarti.

Se non fai sentire la tua mano
sopra il loro capo e la tua voce
ne’ loro cuori, seguiteranno a cercare
soltanto sé stessi,
senza tuttavia trovarsi,
perché nessuno si possiede
se non ti possiede.

Noi ti preghiamo dunque, Gesù Cristo…
noi che ci rammentiamo ancora di te,
e ci sforziamo di viver con te,
ma sempre troppo lontani da te…

Gesù Cristo – Ti preghiamo, dunque,
che tu ritorni ancora una volta
fra gli uomini che ti uccisero,
tra gli uomini che seguitano a ucciderti,
al fine di ridare a tutti noi,
assassini nel buio,
la luce della vita vera…

Senza dubbio, tu eri luce e parola
sulla strada di Paolo,
fuoco e sangue
nello speco di Francesco,
amore disperato e perfetto
nelle celle di Caterina e di Teresa.

Se tornasti per uno,
perché non torni, una volta,
per tutti?

E se quelli meritavano di vederti,
a causa dei diritti dell’appassionata speranza,
noi possiamo, al contrario, invocare i diritti
della nostra deserta disperazione.

Quell’anime ti evocarono,
indubbiamente, col potere
dell’innocenza;
le nostre, al contrario, ti chiamano
dal fondo della debolezza
e dell’avvilimento.

Gesù Cristo – Se appagasti l’estasi dei Santi
perché non dovresti accorrere
al pianto dei Dannati?
Non dicesti, infatti, d’esser venuto
per gl’ infermi e non per i sani,
o per quello che s’è perduto
e non per quelli che son rimasti?

Ed ecco tu vedi, sicuramente,
che tutti gli uomini sono del tutto
appestati e febbricitanti
e che, soprattutto, ognuno di noi,
cercando se stesso, alla fine,
s’è smarrito e ti ha perso.

Gesù Cristo – Mai come oggi
il tuo Messaggio è stato necessario
e mai come oggi
fu dimenticato o spregiato.

Il Regno di Satana è giunto oltretutto
alla piena maturazione
e la salvezza che tutti cercano brancolando
non può esser che nel tuo Regno…

Gli uomini,
a causa del loro allontanamento
dall’Evangelo,
hanno trovato soltanto
desolazione e la morte…

Gesù Cristo – Ormai non abbiamo,
noi disperati,
che la speranza d’un tuo ritorno.

Di conseguenza, se non vieni
a destare i dormenti accovati
nella belletta puzzante del nostro inferno,
è ovviamente segno che il castigo
ti sembra ancora troppo certo e leggero
per il nostro tradimento, e che non vuoi
mutare l’ordine delle tue leggi.

E sia, perciò, la tua volontà
ora e sempre,
in cielo e sulla terra.

Gesù Cristo – Tuttavia noi,
gli ultimi,
ti aspettiamo.
Ti aspetteremo ogni giorno,
a dispetto della nostra indegnità
e d’ogni impossibile.

E tutto l’amore che potremo torchiare
dai nostri cuori devastati sarà per te,
Crocifisso, che fosti tormentato
a causa del tuo amore per noi,
e adesso ci tormenti con tutta la potenza
del tuo implacabile amore

Da Giovanni Papini, «Storia di Cristo»,
IV ed. Vallecchi Editore Firenze, 1923,
pp. 540-549.

Foto: Cristo Pantocratore,
particolare dell’abside
del Duomo di Cefalù /
commons.wikimedia.org

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