Tolkien

Tolkien: A 130 anni dalla nascita. L’epica del Novecento

Tolkien. In un saggio su Lovecraft, Michael Houellebecq,
si lascia sfuggire questa “profezia”:
«Probabilmente,
una volta dissipate le nebbie morbose delle avanguardie molli,
il ventesimo secolo rimarrà l’epoca d’oro della letteratura epica e fantastica».

Al di là del tono urticante
c’è del vero nell’azzardo del romanziere francese
e la figura di Tolkien ne è la più emblematica conferma.

Nato esattamente 130 anni fa,
J.R.R. Tolkien a metà del Novecento
ha composto le sue saghe sugli Hobbit della Terra di Mezzo,
con “meticolosità da storico”
e in particolare Il signore degli anelli,
che secondo alcune statistiche
è il libro più letto al mondo dopo la Bibbia.

Con Tolkien in effetti il genere epico e fantastico,
che è il primo genere della storia della letteratura,
ritorna in auge dopo essere quasi scomparso dai radar
a partire dalla fine del Cinquecento.

Il suo è un romanzo epico del Novecento,
ed è, ormai si può dire, un classico.
Anche nel senso calviniano per cui un classico
è quel testo che non ha finito di dire quello che ha da dire.

Già oggi possiamo usare l’aggettivo “tolkieniano”
così come si può dire “kafkiano” o “felliniano”.

Lo schivo professore di filologia a Oxford
ha piantato le sue radici nel cuore del Novecento
ed è destinato a restarci a lungo.
Anche perché non è attuale,
non lo è mai stato, ma è profetico.

Se infatti il Novecento è il secolo della morte di Dio
e dell’avvento del super-uomo,
Tolkien con la sua più grande invenzione letteraria, gli Hobbit,
ci dice che il super-uomo non ci salva
perché chi ci salva può essere solo il mezzo-uomo (e la sua umiltà).

Andrea Monda, «L’epica del Novecento. A 130 anni dalla nascita di Tolkien», in “L’Osservatore Romano”, lunedì 3 gennaio 2022, p. 6.

Foto: John Ronald Reuel Tolkien / informazionequotidiana.it

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