San Ferdinando

San Ferdinando – Tragedia sfiorata,
nella baraccopoli di San Ferdinando, nel reggino:
20 baracche distrutte dalle fiamme

San Ferdinando – Il rogo di Capodanno.

A dirla tutta, l’ennesimo
nella tendopoli di San Ferdinando
che accoglie centinaia di stranieri
impegnati soprattutto
nelle campagne agricole
della piana di Gioia Tauro,
a cominciare dalla raccolta degli agrumi.

Il bilancio, questa volta,
è solo d’una ventina
di baracche in fiamme,
ma è andata bene,
anzi molto bene.

Perché, poco lontano,
dall’alloggio di fortuna nel quale,
attorno alle 3 del mattino,
è divampato l’incendio,
c’era materiale assai pericoloso.

Non solo c’erano
cumuli di rifiuti infiammabili,
ma anche un gruppo elettrogeno,
e, soprattutto, alcune bombole di gas.

Queste sono state messe
in sicurezza in tempo
dai vigili del fuoco
prontamente giunti sul posto
congiuntamente a carabinieri e polizia.

Carabinieri e polizia, inoltre,
hanno avviato immediatamente le indagini
al fine di ricostruire
la dinamica dell’accaduto
e, in particolare,
accertare eventuali responsabilità.

L’area colpita dal rogo,
di circa 350 metri quadrati,
è stata successivamente
messa in sicurezza.

Il segretario della Flai Cgil
di Gioia Tauro, Rocco Borghese,
parla d’un pessimo inizio dell’anno
per i giovani migranti
che affollano il sito.

Ritiene, inoltre, che
«continuerà peggio
se non verranno presi
seri provvedimenti
dalle istituzioni».

Ed ha, poi, aggiunto che
«Non servono riunioni
o protocolli d’intesa
ma una volontà politica seria.

Non servono mega interventi
solo a fini pubblicitari
come, ad esempio,
l’abbattimento della baraccopoli
nel marzo 2019.

In quel caso, le ruspe,
inscenando film d’azione
con a capo
l’ex ministro dell’interno Salvini
a fare da direttore dei lavori,
fecero vedere al mondo intero
che la baraccopoli non esisteva più.

Fu, allora, una manovra
certamente azzardata,
che non portò,
come oggi abbiamo potuto vedere,
a niente di buono.

L’ennesimo incendio nella tendopoli
– conclude Borghese –
è, senza dubbio,
figlio d’una totale negligenza
da parte delle istituzioni
a non voler capire la situazione».

A dire il vero,
nel marzo 2019,
un rogo costò la vita
al 32enne senegalese Sylla Naumè,
ospite della struttura
messa in piedi
dalla prefettura di Reggio Calabria.

Era uno dei migranti
insediati nella baraccopoli
demolita poco prima
e trasferiti
nella successiva tendopoli ministeriale.

A dirla tutta,
Sylla era la terza vittima del fuoco
da quando i braccianti della Piana
erano stati sistemati
nella seconda zona industriale
di San Ferdinando.

Il 16 febbraio, inoltre,
un incendio era costato la vita
al 29enne sempre senegalese,
Moussa Ba.

In precedenza,
il 2 dicembre 2018,
Surawa Jaith era morto
pochi giorni prima
del suo 18esimo compleanno.

Successivamente
il 27 gennaio dello stesso anno,
aveva perso la vita
anche Becky Moses,
26enne nigeriana.

Domenico Marino, «Tragedia sfiorata,
20 baracche distrutte dalle fiamme.
La baraccopoli di San Ferdinando,
nel reggino», in “Avvenire”,
domenica 2 gennaio 2022, p. 13.

Foto: Tragedia sfiorata
nella baraccopoli di San Ferdinando,
20 baracche distrutte dalle fiamme /
mediciperidirittiumani.org

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