Preghiere ebraiche 0

Preghiere ebraiche 0 – Introduzione

 

Preghiere ebraiche 0 – Parlare
di preghiere ebraiche
significa innanzitutto
parlare delle preghiere
contenute nell’Antico Testamento,
assai numerose e belle;
ma anche
delle preghiere che l’ebraismo
in età cristiana
ha saputo elevare a Dio.

Il debito dell’umanità
verso Israele
sul piano religioso
è immenso
ed è attestato per sempre
dall’Antico Testamento.

La preghiera ebraica
nell’Antico Testamento
è affermazione energica
del monoteismo più rigoroso,
è la via maestra
per farci capire qualcosa
sia del mistero di Dio,
sia della nostra vita con Dio.

Essa contiene
tesori autentici di saggezza,
di poesia, di spiritualità.

***

Preghiere ebraiche 0 – Le singole
preghiere appartengono
ai generi letterari più diversi
e sono attribuite
ad eminenti personalità
della storia sacra: Abramo,
Mosè, David, Isaia…

Esse riflettono gli atteggiamenti
del popolo eletto di fronte a Dio:
scontro e intercessione,
lamento e lode,
rendimento di grazie.

Fra tutte
il primato va ai Salmi,
composizioni tipicamente ebraiche
anche se
si servono di moduli espressivi
e talora di temi attinti
alle civiltà circostanti.
Alcuni Salmi
segnano il vertice della preghiera
e parlano al cuore
dell’uomo contemporaneo
come a quello del pio israelita
di duemilacinquecento anni fa.
Molti Salmi sono attribuiti a David.

Preghiere ebraiche 0

Anche
nel giudaismo posteriore al 70 d.C.
la preghiera è uno dei grandi pilastri
che sostengono
l’edificio tradizionale di Israele,
uno dei momenti più forti
dell’ebraismo vivente.

«Simeone il giusto
fu tra gli ultimi
della Grande sinagoga.
Egli diceva:
“Su tre cose il mondo sta:
sulla Torah, sul culto
e sulle opere di misericordia”»
(M. Avot I,2).

Il «culto» è il «servizio»
reso dall’uomo a Dio
tre volte al giorno
(«alla sera, al mattino
e a mezzogiorno»: Sal 55,18)
in corrispondenza
e poi in sostituzione,
dei sacrifici che si immolavano
nel Tempio.

Cessato definitivamente
il culto sacrificale con la distruzione
del Tempio nel 70 d.C.,
«a Israele non rimase altro
che la preghiera»,
ossia il «culto del cuore»;
ma con la chiara coscienza
espressa lapidariamente
da Rabbì Elazar che
«la preghiera è più grande
dei sacrifici»
(b. Berakot 32 a),

***

Preghiere ebraiche 0 – Nell’ebraismo
religioso dell’Antico Testamento
e in quello successivo
la preghiera ha le stesse caratteristiche:
è atteggiamento di fiducia
nella prossimità del Signore
a coloro che lo invocano sinceramente
e insieme sentimento di riverenza
verso Colui che
«eccede ogni lode»
e trascende ogni suo attributo;
equilibrio
tra un testo fisso e obbligatorio,
che serve alla preghiera comunitaria
e la libertà dell’«innovazione»
spontanea personale;
arte difficile,
che si deve imparare dai Padri,
poiché deve comporre
la discrezione del servo
e l’audacia del figlio,
l’umile sottomissione
alla volontà del
«Padre nostro che è nei cieli»
e la supplica insistente,
che talvolta può persino
essere fatta «con violenza».

Se la preghiera si definisce,
ebraicamente,
come jichud ha-shem
«unificazione di Dio»,
attraverso di essa si opera anche,
di conseguenza,
l’unificazione del cuore dell’uomo
(«unifica il nostro cuore
perché ami e tema il tuo Nome»,
dice la benedizione ‘Ahavah).

Da qui
un’altra parola chiave: la kavvanah,
cioè l’«intenzione», l’«orientamento»
profondo del cuore verso Dio.

Preghiere ebraiche 0

Se dovessimo, infine,
cercare una parola che riassuma
questo atteggiamento del credente,
questo profondo orientamento
di tutta l’esistenza ebraica
che si esprime nella preghiera,
non troveremmo niente di meglio
che il versetto dei Salmi
posto all’inizio di ogni rituale ebraico,
o Siddur:
Shivviti JHWH lenegdi tamid,
«Io pongo il Signore
sempre davanti a me» (Sal 16,8),

Dom Pierre Miquel – Matteo Perrini,
«Preghiere dell’umanità», Queriniana,
Brescia 1993, pp. 86-87.

Foto: Monte del Tempio
a Gerusalemme / ilgiornale.it

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