Modello di perfezione

Modello di perfezione
Solennità di Maria Santissima Madre di Dio

Modello di perfezione. È stato il sì
di quella “donna” libera a salvare l’umanità.
Il sì della madre di Dio.

«Ci insegnava ad attribuire più importanza
al nostro parentado spirituale che non a quello carnale.

Ci insegnava a ritenere beata la gente,
non per vincoli di parentela o di sangue
che vanta con persone giuste e sante,
ma perché, attraverso l’obbedienza e l’imitazione,
si adeguano al loro insegnamento e alla loro condotta.

Proprio come Maria, la quale,
se fu beata per aver concepito il corpo di Cristo,
lo fu maggiormente per aver accettato la fede nel Cristo»
(Sant’Agostino, Sulla verginità, 3,3).

Lei, la madre di Dio,
è anzitutto l’ascoltatrice della “Parola ” per eccellenza,
è colei che agisce e opera santamente
in forza dell’ascolto.

Infatti all’altra donna che di mezzo alla folla
urlando dice al Figlio: «Beato il grembo che ti ha portato»,
Cristo invece risponde: «Beati piuttosto coloro
che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11,27-28).

Tant’è che alcuni parenti biologici di Gesù:
«Non credettero in lui. A costoro dunque
cosa giovò la parentela che li univa a Cristo?
E così anche per Maria:
di nessun valore sarebbe per lei la stessa divina maternità,
se lei il Cristo non l’avesse portato nel cuore»
(Sant’Agostino, Sulla verginità, 3,3).

Modello di perfezione

Da una piccola borgata
di agricoltori della Galilea, Nazaret,
Maria, la donna del silenzio,
diventa perciò nella storia dell’umanità
colei che porta e offre Gesù al mondo.
A tutto il mondo.

«I pastori si affrettano:
infatti non si può cercare Cristo pigramente.
I pastori hanno creduto.
Si affrettano pertanto per vedere la Parola.
Vedendo infatti la carne del Signore,
si vede la Parola, cioè il Figlio.

Non ti sembri dunque di poca importanza
questa testimonianza della fede,
né ti sembri spregevole la figura dei pastori:
quanto essa è più meschina per l’umana sapienza,
tanto più è preziosa per la fede»
(Sant’Ambrogio, Commento al vangelo di san Luca).

E a questo riguardo prosegue sant’Ambrogio:

«Il Signore ha cercato per sé
non i ginnasi brulicanti di sapienti,
bensì il popolo semplice,
incapace di fare la frangia alla verità ascoltata,
o di contraffarla;
egli cerca il candore,
non vuole l’ambizione.

Riconosciamo perciò la verecondia della Vergine santa,
che, intemerata nel corpo non meno che nelle parole,
meditava nel suo cuore gli argomenti di fede».

Tuttavia la verecondia,
questa bella sconosciuta,
che certamente per la madre di Dio
è un caposaldo del suo stile di vita,
perché non può esserlo
anche per la donna odierna?

Perché invece la spasmodica e predominante
esibizione mediatica del proprio corpo?

Siccome il corpo è tempio dello Spirito santo,
non è perciò il passepartout
che spalanca le porte all’ambiziosa carriera.
Perché è lo stile di vita proposto
e vissuto dalla donna di Galilea
il vero prototipo di ogni donna.

«Era Madre di Dio, ma apparteneva
alla stessa pasta di cui siamo fatti noi»
(Esichio di Gerusalemme, Omelie sull’Ipapante, 1,7-8).

Pertanto non è guardando
o plasmandosi in guise
provenienti dal mondo maschile
che la donna trova la dignità.

La madre del Signore
è quindi vanto della terra,
fiore della terra,
dignità della terra.

«Per “faccia della terra”, cioè “splendore della terra”
molto giustamente s’intende la madre del Signore,
la Vergine Maria, irrigata dallo Spirito Santo,
che nel Vangelo è indicato esplicitamente con nome di “sorgente”
e di acqua, affinché fosse – per così dire –
plasmato dal fango di tal genere l’Uomo

che fu stabilito nel paradiso per ivi lavorare e custodirlo,
che cioè fu stabilito nella volontà del Padre
per adempierla e osservarla»
(Sant’Agostino, La genesi
difesa contro i manichei, 1,24-37).

Allora l’incipit di un nuovo anno civile
diventa tale – fuori da ogni tentennamento o scoraggiamento –
se ci facciamo “plasmare ” e autenticamente instradare
nella corsia preferenziale di colei che partorì la “Verità”,
in ogni modo l’unica donna,
capace di armonizzare amore e pace
nella pienezza del tempo.

«La prima donna conobbe l’arte di tessere gli abiti
che noi vediamo, per coprire con essi la visibile nudità dei corpi.
La seconda, cioè la Madre di Dio,
mostrò tale sapienza ed esperienza nell’arte della tessitura
che con la lana dell’Agnello da lei generato
rivestì tutti i credenti con vesti di incorruttibilità»
(Nilo di Ancira, Lettere, 1,267).

Modello di perfezione. Il ricordo di Maria Santissima
Madre di Dio – della quale il 1° gennaio
si celebra la solennità – diventa quindi un invito
a migliorare qualitativamente il rapporto
in primis con Lei e di conseguenza con il Figlio
e quindi con il mondo circostante,
secondo tutti gli ambiti e declinazioni sociali e umani.

«Maria non aveva dubitato, ma aveva creduto
e perciò aveva conseguito il frutto della fede.

Sia in ciascuno l’anima di Maria
a magnificare il Signore,
sia in ciascuno lo spirito di Maria
a esultare in Dio;

non perché la voce dell’uomo
gli possa aggiungere qualcosa,
ma perché egli è magnificato in noi»
(Sant’Ambrogio, Commento al vangelo di san Luca, 2,26-27).

Lei, la Madre di Dio, che è modello,
“l’identikit” di permanente virtù, continuerà pertanto a essere
fonte ispiratrice di perfezione per donne e uomini
anche perché nessuno al mondo detiene il monopolio.

«La madre lo ha portato nel seno,
noi portiamolo nel cuore.
La Vergine era gravida del Cristo fatto carne,
i nostri cuori lo siano della fede in Cristo.
La Vergine ha partorito il Salvatore,
noi partoriamo la lode.

Non siamo perciò sterili,
ma siamo fecondi di Dio»
(Sant’Agostino, Discorsi, 189,3)

Roberto Cutaia, «Modello di perfezione»,
in “L’Osservatore Romano”,
lunedì 3 gennaio 2022, p. 10.

Foto: Madonna col Bambino, posta sull’altare maggiore
della chiesa del convento di Santa Maria Assunta,
sito nei pressi di Bigorio, frazione di Capriasca (Lugano) /
bigorio.ch

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