Madri

Madri – Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio
LV Giornata Mondiale della Pace – Anno C
Basilica di San Pietro, Sabato, 1° gennaio 2022

 

Madri. I pastori trovano «Maria e Giuseppe
e il bambino, adagiato nella mangiatoia» (Lc 2,16).

La mangiatoia è segno gioioso per i pastori:
è la conferma di quanto
avevano appreso dall’angelo (cfr v. 12),
è il luogo dove trovano il Salvatore.

Ed è anche la prova che Dio è accanto a loro:
nasce, infatti, in una mangiatoia,
oggetto a loro ben noto,
dimostrando così di essere vicino e familiare.

Ma la mangiatoia è segno gioioso anche per noi:
Gesù ci tocca il cuore
perché, nascendo piccolo e povero,
ci infonde amore invece di timore.
La mangiatoia, infatti,
ci anticipa che si farà cibo per noi.

E la sua povertà è certamente
una bella notizia per tutti,
specialmente per chi è ai margini,
per i rifiutati, per chi al mondo non conta.

Dio viene precisamente lì:
nessuna corsia preferenziale,
neppure una culla!
Ecco, dunque,
la bellezza di vederlo adagiato
in una mangiatoia.

Ma per Maria,
la Santa Madre di Dio,
non è stato così.
Lei ha dovuto sostenere
“lo scandalo della mangiatoia”.

Anche lei, ben prima dei pastori,
aveva ricevuto l’annuncio di un angelo,
che le aveva detto parole solenni,
parlandole del trono di Davide:

«Concepirai un figlio,
lo darai alla luce
e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande
e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo;
il Signore Dio gli darà il trono di Davide
suo padre» (Lc 1,31-32).

E adesso lo deve deporre
in una mangiatoia per animali.

Come tenere insieme
il trono del re e la povera mangiatoia?
Come conciliare la gloria dell’Altissimo
e la miseria di una stalla?
Pensiamo al disagio della Madre di Dio.

Che cosa c’è di più duro, infatti, per una madre
che vedere il proprio figlio soffrire la miseria?
C’è da sentirsi sconfortati.
Non si potrebbe rimproverare alla Madre di Dio,
se si fosse lamentata,
di tutta quella inattesa desolazione.

Ma lei non si perde d’animo.
Non si sfoga, ma sta in silenzio.
Sceglie una parte diversa rispetto alla lamentela:
«Maria, da parte sua, – dice il Vangelo –
custodiva tutte queste cose,
meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).

È un modo di fare diverso
da quello dei pastori e della gente.
Loro raccontano a tutti ciò che hanno visto:
l’angelo apparso nel cuore della notte,
le sue parole intorno al Bambino.
E la gente, all’udire queste cose,
è presa da stupore (cfr v. 18): parole e meraviglia.

La Madre di Dio, invece, appare pensosa.
Custodisce e medita nel cuore.

Sono due atteggiamenti diversi
che possiamo riscontrare anche in noi.

Il racconto e lo stupore dei pastori
ricorda la condizione degli inizi nella fede.
Lì è tutto facile e lineare,
si è rallegrati dalla novità di Dio
che entra nella vita,
portando in ogni aspetto un clima di meraviglia.

Mentre l’atteggiamento meditante della Madre di Dio
è l’espressione, invece, di una fede matura,
adulta, non degli inizi.
Di una fede che non è appena nata,
ma una fede che è diventata generativa.
Perché la fecondità spirituale passa attraverso la prova.

Dalla quiete di Nazaret
e dalle trionfanti promesse ricevute dall’angelo
– il suo inizio –
Maria si trova ora nella buia stalla di Betlemme.

Ma è lì che dona Dio al mondo.
E mentre altri,
di fronte allo scandalo della mangiatoia,
sarebbero stati presi dallo sconforto,
lei no: custodisce meditando.

Impariamo, allora, dalla Madre di Dio
questo atteggiamento: custodire meditando.

Perché anche a noi capita
di dover sostenere certi “scandali della mangiatoia”.
Ci auguriamo che tutto vada bene
e poi arriva, come un fulmine a ciel sereno,
un problema inaspettato.
E si crea un urto doloroso tra le attese e la realtà.

Capita anche nella fede,
quando la gioia del Vangelo
viene messa alla prova
da una situazione dura
in cui ci si trova a camminare.

Ma adesso la Madre di Dio
ci insegna a trarre beneficio da questo urto.
Ci mostra che è necessario,
che è la via stretta al fine di arrivare alla meta,
la croce senza la quale non si risorge.
È come un parto doloroso,
che dà vita a una fede più matura.

Mi domando, fratelli e sorelle,
come compiere questo passaggio,
come superare l’urto tra l’ideale e il reale?
Facendo, precisamente, come la Madre di Dio:
custodendo e meditando.

Anzitutto Maria custodisce,
cioè non disperde.
Non respinge ciò che accade.
Conserva nel cuore ogni cosa,
tutto ciò che ha visto e sentito.

Le cose belle, come quello
che le aveva detto l’angelo
e ciò che le avevano raccontato i pastori.

Ma anche le cose difficili da accettare:
il pericolo corso per essere rimasta incinta
prima del matrimonio,
adesso l’angustia desolante della stalla
dove ha partorito.

Ecco che cosa fa la Madre di Dio:
non seleziona, ma custodisce.
Accoglie la realtà come viene,
non tenta di camuffare,
di truccare la vita,
custodisce nel cuore.

E poi c’è il secondo atteggiamento.
Come custodisce la Madre di Dio?
Custodisce meditando.

Il verbo impiegato dal Vangelo
evoca l’intreccio tra le cose:
Maria mette a confronto esperienze diverse,
trovando i fili nascosti che le legano.

Nel suo cuore, nella sua preghiera
compie questa operazione straordinaria:
lega le cose belle e quelle brutte;
non le tiene separate, ma le unisce.
E per questo motivo
Maria è la Madre della cattolicità.

Possiamo, forzando il linguaggio,
dire che per questa ragione
Maria è cattolica,
perché unisce, non separa.
E così afferra il senso pieno,
la prospettiva di Dio.

Nel suo cuore di madre, infatti,
comprende che la gloria dell’Altissimo
passa dall’umiltà;
accoglie il disegno della salvezza,
per il quale Dio si doveva posare su una mangiatoia.

Vede il Bambino divino fragile e tremante,
e accoglie il meraviglioso intreccio divino
tra grandezza e piccolezza.

Così custodisce la Madre di Dio,
meditando.

Questo sguardo inclusivo,
che supera le tensioni
custodendo e meditando nel cuore,
è precisamente lo sguardo delle madri,
che nelle tensioni non separano,
le custodiscono e così cresce la vita.

È lo sguardo con il quale
tante madri abbracciano le situazioni dei figli.
Uno sguardo concreto,
che non si fa prendere dallo sconforto,
e che non si paralizza davanti ai problemi,
ma li colloca in un orizzonte più ampio.

E la Madre di Dio va così,
fino al calvario,
meditando e custodendo,
custodisce e medita.

Vengono in mente i volti delle madri
che assistono un figlio malato o in difficoltà.
Quanto amore c’è nei loro occhi,
che mentre piangono
sanno infondere motivi per sperare!

Il loro è uno sguardo consapevole,
senza illusioni,
eppure al di là del dolore e dei problemi
offre una prospettiva più ampia,
ossia quella della cura,
dell’amore che rigenera speranza.

Questo fanno effettivamente le madri:
sanno superare ostacoli e conflitti,
sanno infondere pace.

Così riescono a trasformare le avversità
in opportunità di rinascita
e in opportunità di crescita.

Lo fanno perché sanno custodire.
Le madri sanno custodire,
sanno tenere insieme i fili della vita, tutti.

C’è bisogno di gente
in grado di tessere fili di comunione,
che contrastino i troppi fili spinati delle divisioni.
E questo le madri sanno farlo.

Il nuovo anno inizia
nel segno della Santa Madre di Dio,
nel segno della Madre.

Lo sguardo materno
è la via per rinascere e crescere.

Le madri, le donne guardano il mondo
non al fine di sfruttarlo, ma perché abbia vita:
guardando con il cuore,
riescono a tenere insieme i sogni e la concretezza,
evitando le derive del pragmatismo asettico
e dell’astrattezza.

E la Chiesa è madre, è madre così,
la Chiesa è donna, è donna così.
Per questo motivo non possiamo trovare
il posto della donna nella Chiesa
senza rispecchiarla
in questo cuore di donna-madre.

Questo è precisamente
il posto della donna nella Chiesa,
il gran posto, dal quale derivano
altri più concreti, più secondari.
Ma la Chiesa è madre,
la Chiesa è donna.

E mentre le madri donano la vita
e le donne custodiscono il mondo,
diamoci da fare tutti
al fine di promuovere le madri
e proteggere le donne.

Quanta violenza c’è
nei confronti delle donne!
Basta!
Ferire una donna è oltraggiare Dio,
che da una donna ha preso l’umanità,
non da un angelo, non direttamente:
ma da una donna.

Come da una donna,
la Chiesa donna,
prende l’umanità dei figli.

All’inizio del nuovo anno
mettiamoci pertanto
sotto la protezione di questa donna,
la Santa Madre di Dio che è nostra madre.

Ci aiuti a custodire e meditare ogni cosa,
senza temere le prove,
nella gioiosa certezza
che il Signore è fedele
e sa trasformare le croci in risurrezioni.

Anche adesso invochiamola
come fece il Popolo di Dio a Efeso.
Ci mettiamo tutti in piedi,
guardiamo la Madonna,
e come fece il popolo di Dio a Efeso,
ripetiamo tre volte il suo titolo di Madre di Dio.

Tutti insieme: “Santa Madre di Dio,
Santa Madre di Dio,
Santa Madre di Dio!”.
Amen.

Foto: Papa Francesco 1° gennaio 2022 /
telepace.it

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