La Chiesa e questi giovani Stati 2

La Chiesa e questi giovani Stati 2 – Parte seconda

 

Maestra per la verità

La Chiesa e questi giovani Stati 2 – L’azione
missionaria non nasce né si sviluppa
dallo spirito di avventura,
di romanticismo, di gloria o potere.
Questo spirito, semmai,
è all’origine della colonizzazione
o meglio del colonialismo,
che vuole giustifìcare
e rendere defìnitiva
l’occupazione di un dato territorio
(colonia) per motivi di razzismo
o d’imperialismo economico.

L’evangelizzazione è invece
diretta e sostenuta
dalle luminose direttive
del magistero della Chiesa.
Non solo riconosce il diritto
di ogni popolo all’indipendenza,
ma indica le vie pratiche e sicure
per giungere ad essa,
nel rispetto della giustizia.

La Chiesa e questi giovani Stati 2

I documenti dei Sommi Pontefici
e dei Vescovi su questo argomento
sono stati sempre molto chiari;
negli ultimi decenni
si sono moltiplicati
al punto da costituire
una guida preziosa
per i dirigenti politici
e per gli stessi missionari.

Contro la schiavitù
e la tratta dei Neri, introdotta
dai colonialisti
in America e in Africa,
i Papi sono intervenuti
con voce forte e gravi minacce.

Un decreto di Eugenio IV
nel 1435 comminava
addirittura la scomunica
a quei cristiani
che non avessero ridata
la libertà agli schiavi
delle isole Canarie.

Paolo III, nel 1537
dichiara che
«è proibito privare
della loro libertà e
del godimento dei loro beni
gli Indiani (d’America)
e tutti gli altri popoli
che perverranno in avvenire
alla conoscenza dei cristiani,
sebbene si tratti
di popoli infedeli».

La stessa vibrata condanna
si ha per la segregazione razziale.

Già nel 1863, l’arcivescovo
di S. Paolo degli Stati Uniti
dichiarava:
«Dobbiamo risolvere
il problema del Nero
e non vi è altra soluzione,
pacifica e durevole,
che accordare
ai nostri concittadini di colore
l’uguaglianza pratica ed effettiva
con i cittadini bianchi».

***

La Chiesa e questi giovani Stati 2
Ai nostri giorni,
il problema razziale
è esplosivo
specialmente nel Sudafrica,
dove il governo applica
la più rigida separazione
tra bianchi
e popolazione di colore
nelle scuole,
e nella legislazione sociale.

Contro tale ingiusto trattamento
si sono pronunciati
ripetutamente gli arcivescovi
e vescovi locali,
denunciando il carattere
intrinsecamente cattivo
della segregazione razziale.
In un documento collettivo
del 1957, essi affermano:

«È peccato umiliare
il proprio simile.
In ogni persona umana,
per ragione della creazione di Dio,
vi è una dignità
inseparabilmente legata
alla sua qualità
di essere ragionevole e libero…
Dal male fondamentale
della segregazione razziale
derivano le innumerevoli offese
contro la carità e la giustizia
che ne sono
le conseguenze inevitabili».

In tutte le questioni di fondo,
che impegnano la maggior parte
delle nuove nazioni – problemi
culturali, sociali, sindacali –
l’intervento della gerarchia cattolica
è stato pronto ed illuminatore.

«Se i capi africani – ha scritto
la rivista Missi (agosto-
settembre 1960) – volessero raccogliere
tutte le parole ufficiali
dell’episcopato dette in Africa
negli ultimi dieci anni,
si accorgerebbero con stupore
di possedere uno statuto completo
dei diritti e dei doveri
dell’Africa di domani,
un arsenale di soluzioni
a tutti i problemi
che possono porsi.
Questo statuto e questo arsenale
sono utili
non soltanto ai cristiani,
ma a tutti gli uomini
di buona volontà».

La Chiesa e questi giovani Stati 2

Ma più di tutti gli altri
sono degni di nota
i documenti che trattano
del diritto all’indipendenza
per le popolazioni
sotto tutela coloniale.

I vescovi dell’India, nel 1955,
affermano che
«la protesta dei paesi d’Asia
contro l’imperialismo coloniale
è legittima»,
pur dichiarando
che il movimento asiatico
in favore dell’indipendenza
«è minacciato da un nuovo
e mortale nemico: l’imperialismo
del comunismo internazionale» e
dagli «antagonismi nazionali».

I vescovi del Madagascar,
nel 1953, affermano:
«La Chiesa augura ardentemente
che gli uomini come i popoli,
progrediscano verso
un maggior benessere
e assumano sempre più
le loro responsabilità.
La grandezza dell’uomo
viene dal fatto
ch’egli è libero,
e la libertà politica
è una di queste libertà
ed responsabilità fondamentali».

Le dichiarazioni
dell’episcopato missionario
in questo senso
si potrebbero moltiplicare.
Esse, d’altronde, sono l’eco
del più alto insegnamento
che ci viene dalla cattedra di Pietro.

A prescindere da altri documenti,
le grandi encicliche missionarie
del nostro secolo
offrono indicazioni preziose
su questo argomento
nonostante che,
la preoccupazione dei Papi
sia direttamente volta
ai problemi religiosi
dei paesi di missione.

Benedetto XV
(Enc. Maximum Illud, 1919)
condanna il nazionalismo
dei missionari esteri
come un’aberrazione e
«una delle più tristi piaghe
dell’apostolato».
Insiste sulla necessità
del clero indigeno, poiché
«come la Chiesa di Dio
è universale e quindi
per nulla straniera
presso nessun popolo
così è conveniente
che in ciascuna nazione
vi siano dei sacerdoti,
capaci di guidare
per le vie della salvezza
i propri connazionali».

***

La Chiesa e questi giovani Stati 2 – Dalla
sollecitudine per la formazione
dei quadri direttivi delle chiese locali
e delle necessarie istituzioni
educative, sociali e caritative,
– sulle quali insistono le encicliche
Rerum Ecclesiae (1926) di Pio XI ed
Evangelii Praecones (1951) di Pio XII, –
si passa alla attenzione
verso i movimenti indipendentistici,
affinché su questa via
si proceda in uno spirito di pace
e di comprensione reciproca.

«La Chiesa che
nel corso dei secoli
ha già visto nascere
ed ingrandirsi tante nazioni,
non può oggi non rivolgere
particolare attenzione
all’accessione di nuovi popoli
alla responsabilità
della libertà politica».
(Enc. Fidei Donum, 1957).

La Chiesa e questi giovani Stati 2

Questa sensibilità all’evoluzione
dei popoli di colore
risalta maggiormente nella struttura
dell’ultima enciclica missionaria,
la Princeps Pastorum
di S. S. Giovanni XXIll.
In essa un posto
di capitale importanza
è riservato al laicato
dei paesi di missione,
alla sua testimonianza
e all’azione
di esperti cattolici nativi
«in particolare
nel campo dei problemi
e della organizzazione della scuola,
dell’assistenza sociale organizzata,
del lavoro, della vita politica».

Il Papa, però, mette in guardia
i cattolici nativi e il loro clero,
perché non si facciano
«suggestionare
dallo spirito particolaristico,
da sentimenti di malevolenza
verso gli altri popoli,
da un malinteso nazionalismo
che distruggerebbe la realtà
di quella universale carità
che edifica la Chiesa di Dio,
la sola veramente cattolica».

Come si vede, la situazione,
rispetto ai pericoli del nazionalismo,
è capovolta:
ai tempi di Benedetto XV
il pericolo era nei missionari esteri,
oggi lo può essere di più
nelle chiese locali …
ma il pericolo rimane,
perché il cuore umano
ha gli stessi difetti
presso qualsiasi popolo.

Arcobaleno di pace

La Chiesa e questi giovani Stati 2 – Di
tutte le necessità
dei giovani Stati ex-coloniali,
la pace e la concordia
sono le più urgenti.
Anche per questo motivo,
tali popoli banno bisogno
della presenza della Chiesa.
Lo affermano senza esitazione
i dirigenti
sia religiosi che politici
dei paesi interessati.

Due voci tra le tante.

Mons. Giuseppe Malula,
vescovo ausiliare africano
di Leopoldville, la capitale
del tormentato Congo, dichiara:

«La raggiunta
indipendenza politica
non è fine a se stessa,
nè lo è
l’indipendenza economica
da conquistare…
L’una e l’altra
devono servire
alla completa manifestazione
della personalità umana
nel rispetto della libertà di tutti.
Accettando
le responsabilità pubbliche,
i capi politici
si sono impegnati
a servire il paese
ed a promuovere
il bene comune…
Ma il popolo
non domanda soltanto
il pane del corpo,
bensì anche il pane dell’anima:
la verità e l’amore…

Per questa ragione vogliamo
nel nostro Congo indipendente
non soltanto dei tecnici,
ma anche operai evangelici,
messaggeri di pace,
testimoni della carità».

Giulio Nyerere, leader nazionalista
e capo del governo
del Tanganyika indipendente,
afferma a sua volta:
«Dobbiamo imparare
a cooperare
per il nostro bene comune.
Non ci può essere
vera cooperazione
senza rispetto
per i nostri simili».

Intervistato due anni fa
da un Padre di Maryknoll,
sulle relazioni tra la Chiesa
e il futuro Stato, dichiarava
di non vedere difficoltà
nei loro rapporti e soggiungeva:
«Per conto mio,
riconosco e apprezzo
il lavoro che tutti i missionari
hanno compiuto nel Tanganyika.
Sarei lieto di dar loro
tutto l’appoggio perché
possano sviluppare in pieno
la loro opera di bene».

***

La Chiesa e questi giovani Stati 2 – Queste
due testimonianze ci sembrano
di particolare valore, perché vengono
da due paesi di situazioni opposte;
il Congo senza pace,
il Tanganyika regno della pace
interrazziale e politica.
Due paesi, però, nei quali
la Chiesa ha svolto e sta svolgendo
un’opera meravigliosa
di apostolato e di educazione
delle giovani generazioni.

È il migliore elogio, per essa,
sentirsi dire necessaria
per la pace e il benessere
di questi paesi
nei momenti così importanti
del passaggio all’indipendenza.
Uguale riconoscimento
è dato alla Chiesa e ai missionari
dalla maggioranza dei giovani Stati.

La Chiesa e questi giovani Stati 2

Significativi,
da un altro punto di vista,
sono gli stessi messaggi augurali
che il Sommo Pontefice ha inviato
a paesi africani in occasione
della loro indipendenza.

Ai cattolici della Repubblica del Togo,
per la festa della Proclamazione
dell’Indipendenza, il 13 aprile 1960,
S. S. Giovanni XXIII diceva:

«I cristiani siano per i loro compatrioti
esempi attraenti di fedeltà
ai doveri della vita familiare,
professionale e civica!
Ognuno si faccia premura
di collaborare
con tutte le sue forze
alla prosperità della sua Patria,
respingendo le illusioni
delle quali la più grave
sarebbe quella di credere
che l’indipendenza politica
risolva tutte le difficoltà.

Qualunque sia
la vostra religione
e la vostra appartenenza etnica,
più che mai è necessario
che viviate da buoni cittadini,
e che abbiate la consapevolezza
delle vostre responsabilità
politiche e sociali,
e che fondiate solidamente
la vostra comunità nazionale».

Ai presuli e ai fedeli del Congo,
il 30 giugno successivo,
manifestando la sua gioia paterna
per la conquistata indipendenza,
aggiungeva un presago invito
alla preghiera per la pace
della loro patria
«per l’instaurazione di una
vera vita civica e politica,
per l’unione e la fecondità
delle famiglie,
per la felicità di ciascuno
e per l’allontanamento di ogni male».

***

La Chiesa e questi giovani Stati 2 –
Terminiamo questa documentazione
sul pensiero e l’azione di pace
della Chiesa a favore
dei giovani Stati,
con le seguenti parole pronunciate
dal Santo Padre 1’8 maggio 1960
nell’allocuzione dopo la consacrazione
di 14 nuovi Vescovi missionari
in S. Pietro:

«A che vantaggio
le attività missionarie,
e la moltiplicazione
degli apostoli del Vangelo
posti a servizio della verità,
della giustizia e della fraternità
umana e cristiana,
quando per la confusione parziale
o universale degli uomini e dei popoli,
la violenza della oppressione
dovesse arrestare la affermazione
di ogni diritto e di ogni possibilità
di pacifica convivenza?».

Ecco, di fronte alla multiforme opera
di elevazione sociale e culturale,
oltre che religiosa,
perseguita con costanza
e sacrificio dalle Missioni,
come suona inconsistente
e poco intelligente l’affermazione
di uno scrittore comunista,
l’on. Velio Spano,
circa una pretesa
«funzione addormentatrice
del cattolicesimo
attraverso l’impiego massiccio
delle missioni».
(Cfr. Risorgimento africano,
Editori Riuniti, 1960, pag. 101).

Come abbiamo visto,
l’impudente dichiarazione
è smentita dai fatti,
e dagli stessi dirigenti
dei paesi interessati.

La Chiesa e questi giovani Stati 2

È, invece, vero che
«la Chiesa di Cristo,
e con essa
quanti ne condividono
i palpiti di universale carità,
è sempre presente
dovunque si maturano
le sorti dei popoli,
dovunque si lavora e si soffre.

Non è nata ieri.
Da venti secoli
essa vive e combatte
non con le armi della violenza,
ma con quelle della carità,
della preghiera e del sacrificio».

Con queste armi
il missionario coopera al progresso
e alla pace delle popolazioni
alle quali reca il messaggio
della fede salvatrice.

(2 fine)

Padre Mario Bianchi, I.M.C.,
«La Chiesa e questi giovani Stati»,
in “Missioni Consolata”,
gennaio 1962, N. 1, pp. 16-17.

Foto: Mappa
dell’Africa politica oggi /
mundomap.com

Lascia un commento