Giardini Reali

Giardini Reali – Torino, il parco ritrovato

Giardini Reali – Il recupero storico
e urbanistico dei Giardini Reali
consegna uno spazio
in cui si vive la storia
e si respira
il possibile futuro della città

Le foglie ingiallite,
cadute e sparse tra i vialetti e i prati,
impreziosiscono l’ordinata trama
che caratterizza non solo l’intreccio
delle strade di Torino,
ma anche l’organizzazione del suo cuore verde:

ovvero i Giardini Reali,
dove la disposizione delle aiuole
e dei camminamenti si sviluppa
secondo precisi disegni geometrici.

Dall’estate scorsa infatti si può dire
che i Giardini siano del tutto rinati
e, conclusi i restauri
delle più significative presenze storiche
e archeologiche che ospitano,
di fatto sono tornati a essere liberamente
e completamente percorribili.

Sono loro in effetti il centro della città, il fulcro
attorno al quale sostanzialmente essa ruota,
il luogo presso il quale nel corso dei secoli
si sono successivamente aggregate
le sue più rilevanti edificazioni.

Il nucleo fondativo è perciò uno spazio aperto
la cui fisionomia solo oggi è ben visibile:

I resti del Teatro romano / museireali.beniculturali.it

nel Teatro romano, anzitutto,
uno dei primi edifici eretti quando la città
era l’Augusta Taurinorum di età imperiale,
e inoltre nella vicina, monumentale Porta Palatina,
il terminale a cui giungeva la più importante strada
che collegava la città al resto del dominio dei Cesari.

Filippo Masino, responsabile per i progetti
di restauro dei Musei Reali di Torino,
spiega così l’importanza di un’area archeologica
in cui si trovano «imponenti strutture
che testimoniano le fasi più antiche della città romana
e le fasi tardoclassiche e altomedievali.

È qui che dalla fine del IV secolo
vennero edificate le prime chiese cristiane,
la cattedrale dedicata a Cristo Salvatore
e la sede del vescovado.

Una “zona di comando” dunque
riconfermata nel tardo Cinquecento
quando anche i Duchi di Savoia
decideranno di costruire
proprio in questi isolati i loro palazzi».

Il teatro però presto scomparve:
le sue pietre furono usate per altre costruzioni
fintanto che non rimase sotterrato.

La sua presenza fu scoperta
solo alla fine dell’Ottocento,
durante i lavori per ampliare il Palazzo Reale.

Ma solo oggi il restauro lo rende alla città,
come parte integrante dei Giardini Reali.

Scorcio del Giardino del Duca dalla torre campanaria della Cattedrale di Torino / diocesi.torino.it

Nei quali inoltre è stata ripristinata
anche la cinta muraria
il cui volto in precedenza,
coperto da strati di vegetazione,
non era veramente apprezzabile.

Lunga circa un chilometro,
tale fortificazione di età barocca
è impreziosita inoltre dai due padiglioni settecenteschi
detti Bastion Verde
e Bastione di San Maurizio

ed è l’unica porzione di muro fortificato incredibilmente
scampata alle demolizioni ripetutamente
attuate a inizio Ottocento da Napoleone.

Oggi, ripulita,
consente pertanto a chi passeggia nei Giardini
di apprezzare del tutto la diversità dei periodi
attraversati dall’evoluzione urbana.

Riferisce in effetti Enrica Pagella,
direttrice dei Musei Reali:

«L’attenzione per la radice storica
di questo grande spazio esterno
è andata di pari passo con la cura
per tutti gli aspetti legati
all’accessibilità e al comfort,
nella convinzione che i Giardini Reali
con le loro sculture e il Teatro Romano

costituiscano un naturale prolungamento
dello spazio museale
e una impareggiabile risorsa di benessere
per la vita dei cittadini,
in un paesaggio antico e moderno insieme,
nell’incontro tra natura e cultura».

Fontana delle Nereidi e dei Tritoni / touringclub.it

L’imponente opera di restauro
è stata successivamente completata
col ripristino della Fontana delle Nereidi e dei Tritoni,
il cui biancore marmoreo
restituisce dinamicità allo spiazzo
che si apre nel Giardino di Levante.

Inoltre tra i lunghi viali ortogonali e le grandi aiuole
campeggia anche una scultura contemporanea:
l’opera Pietre preziose realizzata da Giulio Paolini
con materiali provenienti dalla Cappella della Santa Sindone,
fortemente danneggiata nel 1997 da un incendio
che ne rese inservibili le lastre marmoree originali,
e minacciò tra l’altro la stessa reliquia.

Il recupero delle lastre
al fine di comporre l’opera artistica
non solo ha donato loro una nuova vita,
ma ha consentito anche ai Giardini Reali
di arricchirsi di un richiamo
a uno degli eventi più drammatici
della Torino contemporanea.

Tutto qui dunque testimonia l’anelito di un nuovo inizio:
come le foglie cadute sull’erba
parlano del continuo rinnovarsi della natura,
così l’opera di restauro
mostra esplicitamente il desiderio di rinascita
nella continuità della storia.
Cioè che il passato riviva nel presente.

Leonardo Servadio, «Torino, il parco ritrovato»,
in “Luoghi dell’Infinito”, gennaio 2022, n. 268, pp. 44-47.

Foto: I Giardini Reali in un’immagine dal
Theatrum Statum Sabaudiae, Pars Prima,
Amstelodami, Ioannis Blaeu, 1682, p. 65 /
museotorino.it

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