Fra Silvino

Fra Silvino – Quel frate che scrive alle gang

 

Da oltre venticinque anni
fra Silvino Benetti percorre le strade
di Mindelo a Capo Verde

Fra Silvino – «Sono dieci le caravelle
In cerca dell’infinito…
Sono dieci le caravelle
Senza vele,
in cerca dell’infinito.

Con la tempesta
e con il vento, vanno…
navigano delicatamente
le isole,
le figlie
del negro continente»

Dove andate navi della Fame
della Morna,
del Sogno, della Sventura?…

Senza destino e senza scopo,
Sole,
disperse,
emerse noi andiamo,
sognando,
soffrendo
in cerca dell’infinito!».

***

Fra Silvino – Questi stralci
di una celebre poesia di Amílcar Cabral,
in cui il leader della lotta per l’indipendenza
di Capo Verde e della Guinea-Bissau

– nonché uno dei massimi ideologi e politici
del processo di decolonizzazione africano –
paragona le isole capoverdiane
a dieci caravelle alla deriva
in cerca di infinito,

evocano il senso di smarrimento
e la ricerca di orizzonti
dei giovani emarginati delle periferie urbane
di questo piccolo arcipelago.

Giovani per i quali
l’organizzazione in gang
diviene a volte l’unico mezzo
per emergere dall’anonimato
e per dare un senso alle loro precarie
e travagliate esistenze,
a costo della propria incolumità.

***

Fra Silvino – Tuttavia
anche quando tutto sembra perduto
in questo palcoscenico
segnato dalla lotta tra bande,
per contendersi le aree più povere
eppure vitali delle città

nel tentativo di affermarsi
– anche dal punto di vista identitario –
in un mondo reso ostile da degrado,
disoccupazione, droga, abuso di alcool,
criminalità e mancanza di opportunità,

si può scegliere comunque di cambiare e di dare
un nuovo significato alla propria vita.

***

Fra Silvino – Con la scelta
arriva anche il potere
di controllare il proprio destino,

ma spesso, per farlo,
c’è bisogno di una mano tesa,
da parte di qualcuno
latore di valori
e di visione per il futuro,

una presenza capace
di scuotere le coscienze intorpidite,
come lo è stato in passato Cabral,
di cui il prossimo 20 gennaio ricorre
il cinquantesimo anniversario dalla morte.

Ora invece,
di fronte a una società post-coloniale
sempre più complessa e frammentata,
molti giovani emarginati
questa mano tesa l’hanno trovata
in fra Silvino Benetti,

frate cappuccino italiano
che da oltre venticinque anni percorre
le strade impolverate di Mindelo,
capoluogo dell’isola di São Vicente,
curando le anime,
promuovendo la cultura del perdono
e della riconciliazione.

***

Fra Silvino è stato difatti
il promotore degli “accordi di pace”
tra le gang rivali della città.

E proprio in una
di queste viuzze periferiche
il nostro giornale ha raccolto
la testimonianza di questo “frei”
amico dei giovani,

attualmente impegnato
a mettere in pratica
nel Paese africano
la sfida dell’Economia civile,

corrente di pensiero italiana
che si basa sulla tradizione francescana,
l’Umanesimo fiorentino
e l’Illuminismo napoletano.

***

Fra Silvino – «Per dare senso
alla loro esistenza i miei ragazzi
– così li chiama con affetto paterno –
hanno bisogno non solo
di sentirsi amati
e di figure di riferimento

che propongano loro una libertà
e una verità integrali,
capaci di restituire
significato e speranza
al proprio destino,

ma anche di riversare
le proprie energie
in un’attività, nell’arte,
nel lavoro, nello sport,
insomma in un atto creativo»

in accordo tra l’altro
con la filosofia di Cabral,
il quale considerava
la cultura, l’arte e l’educazione
strumenti di liberazione da povertà,
violenza e oppressione.

Da qui l’idea di fra Silvino,
appena arrivato
a trentatré anni nell’isola,
di creare centri giovanili
allo scopo di rispondere
all’abbandono sociale
dei quartieri periferici:

nel 2003
fonda Cooperativa giovane,
nel 2007
Protagonismo giovanile
e nel 2014
il Centro di aiuto allo studio.

***

Fra Silvino – Negli anni,
tra le tante attività,
ha avviato inoltre
uno splendido progetto di orchestra

e una scuola di musica per bambini
in cinque quartieri,
grazie al sostegno
di un’associazione italiana, di Como.

Questo ha infuso
molta autostima nella comunità
e ha contribuito
a cambiare l’immagine di un quartiere
che, un tempo,
era visto come un luogo
dove era sconsigliato entrare.

Il lavoro con i giovani locali
è, dunque, un messaggio forte
per tutta Mindelo.

***

Fra Silvino – «Grazie a queste strutture,
aperte senza distinzione a tutti,
sono riuscito ad avvicinare alcuni ragazzi
appartenenti alle gang
e a creare una relazione di fiducia,
diventando loro amico.

Nel maggio del 2009,
dopo uno scontro tra due bande
che aveva causato il ferimento grave
di diciassette ragazzi,
mi sono deciso a tentare
di aprire un dialogo con una delle gang.

Non sapendo chi fossero i membri,
ho pensato di scrivere una lettera
e di consegnarla a un ragazzo del centro
che era in contatto con loro.

Dopo due settimane,
con mia grande sorpresa,
venni a sapere
che avevano appeso la lettera
sulla parete del loro ritrovo
e che mi volevano incontrare.

Sono venuti in quaranta.
Hanno iniziato, dicendo:
“noi non siamo ciò che la gente pensa”».

Da lì è partito tutto,
spiega fra Silvino.
È stato però un lavoro difficile
e graduale; ci sono voluti ben due anni
per arrivare a una vera riconciliazione.

***

Fra Silvino – «Questi ragazzi in realtà
sono soffocati dalle loro guerre,
sono le prime vittime inconsapevoli di se stessi.

Ad esempio i Black brothers hate (Bbh)
del quartiere Craquinha
prima non potevano scendere in città
senza scontrarsi con la gang di Cova

e, viceversa,
mentre i Cova non potevano usufruire
del centro giovanile a Craquinha
senza sentirsi minacciati.

Erano prigionieri gli uni degli altri.
Stanchi del loro stesso conflitto,
la pace è stata raggiunta nel 2014
grazie ad una partita a calcetto
che ho proposto alle gang,
seguita da poliziotti,
ma senza pubblico né sostenitori.

A fine partita
è stata improvvisata una grande festa
con la gente del quartiere,
a cui hanno partecipato anche le mamme,
portando da mangiare e da bere per tutti.

I ragazzi urlavano contenti
“finalmente liberi!”.

In quel momento ho capito
di aver gettato un piccolo seme
destinato a crescere
in tutte le periferie dell’isola.
E così è stato».

***

Fra Silvino – «Le bande
– sottolinea fra Silvino –
sono sorte anche per colmare
il vuoto creato dall’ingiustizia,
dall’assenza di servizi tipici delle periferie,
luoghi dove il centro riversa i suoi vizi
(come spaccio e prostituzione infantile).

Bisogna dunque tracciare sentieri,
per questo ho iscritto alcuni ragazzi
nella scuola privata serale,
perché non basta che loro dicano
“cambiamo vita”, se il lavoro non c’è.
Da subito si può puntare sulla formazione,
poi si vedrà».

«Dal 2014
i gruppi organizzati a São Vicente
non ci sono più,
ma solo la delinquenza comune.

Tuttavia
non bisogna abbassare la guardia.
Questi ragazzi sono cambiati,
ma le cause che hanno dato origine
a questo disorientamento restano.

Altre generazioni potrebbero ricreare
le stesse situazioni
e segnali di questo tipo
ci sono già nella capitale Praia,
nell’isola di Santiago»,
da dove fra Silvino intende ripartire.

***

Fra Silvino – «Sono stato a luglio,
a marzo, a dicembre
e penso di ritornare a febbraio.
Ho già contattato due gang in conflitto
attraverso uno dei miei ragazzi».

La pacificazione non è immediata,
poiché richiede l’impegno
di tutte le componenti della società
e della politica.

L’Istituto di impiego
e formazione professionale (Iefp) capoverdiano
ha già avviato ad esempio un corso dedicato.

«L’importante è agganciare i ragazzi
uno alla volta,
confidando anche nello spirito di emulazione.
L’uscita dalla marginalità
in cui sono ingabbiati infatti
non deve avvenire per gruppi.

Servono accompagnamento,
relazione e misure concrete.
Non basta attenuare la conflittualità,
spesso di fatto infondata,
ma è necessario incoraggiare ciascuno
a trovare un proprio percorso
di emancipazione.

Per questo non mi stanco di dire:
“voi non siete nemici”».

Questi ragazzi sono alla ricerca
di un “significato”:
essere un gruppo,
avere nemici
anche in modo pretestuoso,
dominare un territorio
dove imporre le proprie leggi

dà un significato effimero alla loro vita,
che per quanto basato sul nulla
è pur sempre un significato.

***

Fra Silvino – Per questo
è necessario aprire orizzonti
e favorire il protagonismo giovanile
dentro e con la comunità locale.

E propriamente l’Economia civile
– che chiama in causa i concetti
di bene comune, dono, responsabilità,
gratuità, reciprocità e fraternità –

mai come ora, nel pieno
della crisi economica mondiale,
può indicare vie praticabili,
alternative al sistema economico dominante,
anche a Capo Verde
e in generale in Africa.

«In quest’ottica si è formato
un gruppo di giovani imprenditori,
Grupo sul (Gruppo sud),
che sto seguendo.

L’intenzione è recuperare l’umanità
dentro l’economia, che qui a Capo Verde
è ancora un valore.
Stiamo per avviare un corso online
di Economia civile a São Vicente,
per aiutare questi giovani
a orientarsi nella vita e nel lavoro.

Si tratta di un progetto pilota,
replicabile nelle altre isole
e in tutti i Paesi di lingua lusofona,
che dovrebbe essere firmato a breve
da Luigino Bruni e da Leonardo Becchetti,

i quali assieme con Stefano Zamagni
sono i principali esponenti
della scuola di Economia civile in Italia».

***

Fra Silvino – L’obiettivo
è creare micro-imprese originali,
basate su idee endogene,
che, rispondendo alle esigenze
e alle aspettative locali,
diventino modelli imprenditoriali di successo
con al centro la persona.

«C’è già molto fermento
e i sogni nel cassetto sono tanti:
c’è chi vorrebbe
avviare una fabbrica di bon-bon,
chi creare un orto sinergico
o produrre detersivi ecologici.

Si parte dai ragazzi.
L’importante è che abbiano
un’idea efficace e sostenibile,
da portare avanti
con questa apertura
e visione differenti».

Abbiamo voluto raccontare l’opera
di un francescano nelle isole dell’Atlantico,
convinto non solo
che ogni essere umano possa essere amico
di ogni altro essere umano,

ma anche che tanto le persone
quanto le imprese
debbano ispirarsi
a uno stile di vita
improntato al bene comune.

Alicia Lopes Araújo, «Quel frate
che scrive alle gang», in
“L’Osservatore Romano”,
martedì 3 gennaio 2023, p. I.

Foto: Fra Silvino Benetti,
il frate che scrive alle gang /
osservatoreromano.va

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