Disarmo

Disarmo (Il) necessità improrogabile
Gli armamenti sono un affronto ai poveri
Messaggio di Paolo VI all’ONU

Disarmo – Troppe risorse preziose
sono sprecate
al fine di fabbricare strumenti
di rovina e di morte

Disarmo – Per chi cerca e riconosce
le parole di profezia
pronunciate dalla Chiesa di Dio,
la nostra Chiesa,
oggi è certo giorno di luce.

Ieri, infatti, davanti all’assemblea
delle Nazioni Unite,
l’arcivescovo Agostino Casaroli
ha dato lettura
di un solenne messaggio
di Paolo VI sul disarmo.

Davanti ai rappresentanti delle Nazioni
il Papa conferma coi fatti,
ed è certamente
un primo atteggiamento profetico,
la sua fiducia in quel grande
organismo sovrannazionale
che sono le Nazioni Unite.

Paolo VI sottolinea, anzitutto,
la eccezionalità
del momento presente,
non solo per l’ONU
ma anche per tutta l’umanità:

o si riesce, infatti,
a creare un colloquio efficace,
basato sulla fiducia reciproca,
anche se prudente,
altrimenti si annunciano
tempi davvero tristissimi.

Il Papa esprime chiaramente
«compiacimento»
perché è stato scelto
il tema del disarmo.

Dice, inoltre, di capire bene
le eccezionali difficoltà
che esso comporta,
ma incoraggia
ad affrontarlo con decisione.

«Non separatevi
senza aver prima posto le basi
e dato contemporaneamente
l’avvio alla soluzione
del problema per il quale,
in effetti,
vi siete riuniti!».

Tutti sanno,
peraltro,
che il problema
del disarmo
è tuttavia complesso.

È ancora, infatti,
talmente forte
«la tentazione
di domandarsi
se la migliore
possibile tutela
della pace

non continui, in realtà,
ad essere assicurata,
sostanzialmente,
dal vecchio sistema
dell’equilibrio delle forze
fra i vari Stati
o gruppi di Stati».

A questa,
che «sembra la voce
del realismo politico»,
il messaggio papale
preferisce chiaramente
un’altra strada,
quella del disarmo.

Certo: intanto è sicuramente
opportuno eliminare le armi
particolarmente disumane,
ma anche abbassare
i livelli degli arsenali.

Tuttavia le armi
sono sempre più terribili,
la guerra è sempre più
un mezzo totalmente irrazionale
e moralmente inaccettabile.

«Pochi problemi
– così il Papa
sintetizza la situazione –
appaiono oggi,
come quello del disarmo,
del tutto ineludibili e difficili;

ma anche rispondenti
alle necessità
e alle attese dei popoli,
ed inoltre esposti
a suscitare diffidenze,
scetticismo, scoraggiamento…

Occorre perciò
uno sforzo straordinario
di sapienza
e di volontà politica,…
il problema del disarmo
è, sostanzialmente,
un problema di mutua fiducia».

Sono parole molto chiare,
e per di più espresse
col linguaggio comune
degli uomini contemporanei.

È soprattutto
un invito alla buona fede
e alla buona volontà.

Ed è, inoltre, un autorevolissimo
apprezzamento dei passi
che si fanno nel senso
della distensione internazionale
e del disarmo dei cuori,

ma anche del dialogo
e della prudente collaborazione
tra gli uomini.

Dice il Papa:
ci sarà disarmo
se c’è fiducia;

ma ci sarà fiducia
solo se è possibile
garantire a ciascuno
sicurezza,
rispetto
e i giusti diritti.

Ciò significa
impegnarsi a costruire
un nuovo ordine internazionale

«un ordine, cioè,
che sia sufficiente
a dare a tutti quanto oggi
ciascuno cerca di assicurarsi
mediante il possesso
e la minaccia, quando
non l’impiego delle armi».

E a chi, di fronte a queste
formidabili affermazioni del Papa,
si scandalizzasse e dicesse
che queste sono soltanto utopie,
Paolo VI risponde subito:

«Crediamo di poter
e di dover rispondere
decisamente: no».

Certo l’impegno
è assai difficile.

Ed è, inoltre, utilissimo,
se non necessario,
che alla tenacia
e alla saggezza umana
si congiunga anche
la superiore coscienza religiosa,

ossia quella che fa vedere
un fratello in ogni uomo
e che rende ciascuno
consapevole di essere benedetto
e amato personalmente
da Iddio Padre.

Precisamente
dalla coscienza religiosa
viene attualmente,
con questo messaggio di Paolo VI,
un ulteriore
e coraggioso gesto di pace.

Va ancora ricordata,
tra le tante affermazioni,
la condanna
del commercio delle armi,
che è, in effetti,
«il principale nutrimento
delle guerre locali e limitate».

Lo scandalo
della corsa agli armamenti
comporta perlomeno
una duplice riflessione.

Da un lato, lo scandalo
della impressionante
sproporzione tra le risorse,
di danaro e di intelligenza,
impegnate al servizio della morte
e quelle, invece, consacrate
al servizio della vita.

Dall’altro lato, la speranza
che diminuendo
le spese militari
immense risorse, invece,
possano essere dedicate
allo sviluppo mondiale.

Il Papa dice, infatti:
«Condividiamo lo scandalo,
facciamo nostra la speranza».

Il messaggio si conclude poi
con un’offerta che,
nella sua umiltà e semplicità
dice davvero tutto.

«Partecipi
dei vostri problemi,
inoltre consapevoli
delle vostre difficoltà,
ma anche forti
della nostra stessa debolezza,
con tutta semplicità vi diciamo:

se mai crediate
che la Santa Sede
possa esser d’aiuto
al fine di superare ostacoli
che si frappongano
sul cammino della pace,

essa non si schermirà certo
dietro la ragione
della propria atemporalità,
non si tirerà sicuramente indietro
al fine di evitare la responsabilità
che un intervento, desiderato
e richiesto, può comportare.

Troppo stima la pace,
troppo la ama».

Angelo Bertani, «Messaggio
di Paolo VI all’ONU:
Il disarmo necessità improrogabile.
Gli armamenti sono un affronto
ai poveri», in “Avvenire”,
mercoledì 7 giugno 1978, p. 1.

Foto: Paolo VI / papaboys.org

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