Caso Calas

Caso Calas, il “J’accuse” di Voltaire

 

Caso Calas – Nel marzo del 1762
fu il commerciante marsigliese Dominique Audibert,
mentre era in viaggio da Tolosa a Ginevra,
a informare Voltaire,
residente allora a Ferney,
una località francese non lontana dalla città svizzera,
della tragica vicenda di Jean Calas.

La notizia turbò assai
il celebre intellettuale illuminista,
che vi colse immediatamente un collegamento
con una delle questioni
che particolarmente gli stavano a cuore,
ossia quella del fanatismo
e dell’intolleranza religiosa.

I fatti pertanto erano i seguenti:
la sera del 13 ottobre 1761, a Tolosa,
Marc-Antoine, ventinovenne
primogenito del negoziante di tessuti Jean Calas,
si toglie la vita.

Della morte è ingiustamente accusato il padre
che, dapprima condannato
dal parlamento giudiziario tolosano,
viene poi giustiziato il 10 marzo 1762.

L’accusa si basava peraltro sulle voci
secondo le quali Jean Calas
aveva ucciso il figlio a causa del fatto
che questi sarebbe stato sul punto
di abbandonare il calvinismo
al fine di convertirsi al cattolicesimo.

Convinto, tuttavia, dell’innocenza dell’uomo,
Voltaire lancia una campagna pubblica
al fine della sua riabilitazione,
rivolgendosi soprattutto agli intellettuali
e ai potenti del tempo.

Da parte sua,
egli prende parte in modo notevole alla battaglia
con l’arma che gli è più congeniale, la scrittura,
e in effetti vari sono i suoi lavori
riguardanti l’affaire Calas.

Tra questi spicca in particolare
il Trattato sulla tolleranza,
completato nell’aprile del 1763,
ma distribuito con grande prudenza.

Infatti l’autore temeva
che l’asprezza di alcuni contenuti di esso
potesse nuocere al ristabilimento della verità
e danneggiare così la vedova del povero giustiziato.

Tutti i testi voltairiani
concernenti la tragica vicenda della famiglia Calas
e il Trattato in questione
sono stati di recente raccolti nel volume Il caso Calas
(Marietti 1820, pagine 356, euro 25).

Dapprima Voltaire nel Trattato
ricostruisce la triste storia della famiglia tolosana,
successivamente sposta l’attenzione soprattutto
su alcuni temi
che gli stanno particolarmente a cuore.

Soprattutto critica in maniera esplicita il fanatismo
e la crudeltà che, a suo giudizio,
hanno caratterizzato la storia delle religioni
e, in particolare, quella del cattolicesimo.

Il celebre pensatore illuminista
sottopone allora la fede cristiana
a un’implacabile critica razionalistica
e mostra come essa abbia tradito le sue origini,
diventando così intollerante e opprimente.

Contro l’oscurantismo, egli si schiera
esplicitamente a favore della libertà di coscienza
e invoca un’autentica fratellanza
che cancelli il pericolo
di un ritorno della barbarie.

Il 4 giugno 1764
il Consiglio del re all’unanimità
annulla la sentenza
che aveva condannato Calas
e, a maggioranza,
ordina la revisione del processo.

Il 9 marzo 1765
la memoria di Jean Calas
viene del tutto riabilitata.

Voltaire allora commenta:
«È stata comunque la sola filosofia
a riportare questa vittoria.
Possa essa un giorno
schiacciare tutte le teste dell’idra del fanatismo!».

Maurizio Schoepflin, «Caso Calas,
il “J’accuse” di Voltaire», in “Avvenire”,
domenica 2 gennaio 2022, p. 22.

Foto: François-Marie Arouet, detto Voltaire,
ritratto da Nicolas de Largillière, 1718-1724 circa,
Museo Carnavalet, Parigi / aforismi.meglio.it

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