Brasile

Brasile. Le quattro «gemme» del Brasile
Pagine di storiografia economica

Brasile. Il Brasile è certamente
il paese più grande del mondo latino,
a causa dell’estensione geografica,
come anche per popolazione.

Per quanto riguarda inoltre
la formazione storica
e socio-economica del Brasile
hanno influito, in modo significativo,
alcuni prodotti,
che hanno successivamente dato il nome
a quattro cicli economici:

Ciclo del verzino
(pau-brasil).
Ciclo della canna da zucchero
e del tabacco.
Ciclo dell’oro
e delle pietre preziose.
Ciclo del caffè.

Brasile – Ciclo del pau-brasil

Il ciclo del pau-brasil dura
dalla scoperta fino al 1550 circa.

Questo legno era conosciuto in Europa
fin dall’inizio del secolo IX;

infatti veniva trasportato
dall’India in Europa
attraverso il Mar Rosso e l’Egitto
e venduto poi dagli Arabi
ai manifatturieri europei come prodotto
al fine di estrarne coloranti.

I registri doganali
di Ferrara e Genova
del secolo XII
e quelli di Modena del XIII,
in effetti,
danno sicura testimonianza di ciò.

Gli italiani, invece, lo chiamarono verzino
a causa del suo colore rosso vivo come di brace.

Cristoforo Colombo,
Pedro Alvarez Cabral
e Amerigo Vespucci
scopersero poi che questo legno
esisteva anche nel Nuovo Mondo.

Nel Brasile esso infatti cresceva
abbondantemente soprattutto
nelle regioni del Rio Grande do Norte
a Rio de Janeiro ed era precisamente
chiamato ibirapitanga (legno rosso)
dagli indigeni.

Ve n’era inoltre anche una specie solida
al fine della costruzione di mobili
e financo di velieri.

Fu precisamente per questo legno
che il nuovo territorio
assunse definitivamente
il nome di Brasile.

Il pau-brasil però non portò
nessun profitto economico al Brasile
e nessun beneficio agli indigeni,
anzi fu invece causa
di interminabili conflitti
con la Francia.

Certamente il taglio indiscriminato
del prezioso legno
fu il procedimento naturale
di una economia distruttiva
(come d’altra parte fu poi
anche quella dello zucchero,
che lasciò dietro di sé dei deserti),

ma esso determinò
la colonizzazione del paese,
facilitata dai contratti di affitto
che il Re del Portogallo stipulava
con imprenditori privati.

Ciclo della canna da zucchero, tabacco,
allevamento del bestiame

Nei secoli XVI e XVII
la cultura della canna da zucchero
predomina nell’economia del Brasile.
Anche la coltivazione del tabacco
e l’allevamento del bestiame
furono importanti
nell’economia nazionale
di questi due secoli.

L’allevamento del bestiame
doveva poi raggiungere
i livelli più alti di rendimento
nel secolo XVIII e creare
nello Stato del Rio Grande do Sul,
come d’altra parte in Argentina ed Uruguay,

un personaggio ed una letteratura originale
specificamente americana:
il gaucho e la letteratura gauchesca.

Nell’Età Media, lo zucchero era certamente
un prodotto pregiato e costosissimo,
usato principalmente
nella preparazione di droghe
o per splendidi regali.

Originario dell’Asia,
era stato introdotto in Europa
dagli Arabi e dai Crociati
anche attraverso Bisanzio.

Nel XIV secolo
s’incominciò a coltivarlo
estensivamente in Sicilia,
e nel XV secolo
aveva già sostituito il miele
come alimento.

Dalla Sicilia e da Cipro,
allora colonia veneziana,
la canna da zucchero fu piantata a Madera,
dove commerciavano vari genovesi,
e poi in Brasile subito dopo la scoperta.

Lo zucchero fu il primo prodotto
ad essere coltivato estensivamente
nella regione dell’odierno stato di Pernambuco.

Attivissimi nel commercio,
oltre ai portoghesi,
c’erano anche genovesi,
veneziani e fiorentini.

Infatti, un certo Benedetto Morello
e i fratelli Antonio, Raffaele,
Giuseppe, Francesco e Paolo Adorno
si recarono in Brasile,
con Martin Alonso de Souza,

precisamente al fine di introdurvi
la coltivazione della canna da zucchero
e portarono con sé tutto il necessario
per tale impresa.

Hans Staden, nel suo famoso Diario,
racconta che fu fatto prigioniero
nei pressi di uno zuccherificio,
di proprietà di Giuseppe Adorno, genovese.

Lo zucchero trasformò completamente
la vita degli indigeni e dei coloni europei.

La necessità della mano d’opera
nelle piantagioni fu però una delle cause
della formazione di bande armate,
«os bandeirantes»

formate in maggior parte da meticci
dell’odierno stato di San Paolo (Paulistas),
familiari con la lingua Tupì-Guaraní
(la lingua geral o lingua franca)
che preferivano al portoghese.

Erano chiamati «bandeirantes»
perché raggruppati in drappelli
intorno a uno stendardo (bandiera)
al fine di dare la caccia agli indios,
con lo scopo di venderli come schiavi
nelle piantagioni.

Lo zucchero,
come era avvenuto per il verzino,
fu la causa primaria
di una guerra economica.

Questa volta contro gli olandesi,
che, nel 1623,
decisero di invadere Salvador,
uno dei più grandi centri
della produzione di zucchero
del Brasile settentrionale.

I lauti guadagni diedero inoltre origine
a una società patriarcale e latifondista,
e furono la causa indiretta della nascita
di una letteratura nazionale

e del fiorire di un sentimento
di appartenenza ad un nuovo paese,
diverso da quello di origine,
e che bisognava difendere
in caso di necessità.

Ciclo dell’oro e delle pietre preziose

Ai bandeirantes con le loro incursioni,
anche nei territori contesi dalla Spagna,
si deve gran parte dell’esplorazione
e dell’espansione territoriale del Brasile,
come pure le prime scoperte
dell’oro e delle pietre preziose.

Si sapeva infatti che nel Mato Grosso
e nella regione del Goiás,
i letti dei fiumi contenevano
depositi alluvionali di pepite d’oro,

ma fu soprattutto nei fiumi
e nei ruscelli di Minas Gerais
che s’incominciò a scoprire detti depositi
in considerevole quantità.

Poi, dal 1693 al 1695
l’oro fu trovato in abbondanza
in diverse località della regione
e subito dopo furono rinvenuti
giacimenti di diamanti
e pietre preziose.

Successivamente si ebbe modo di constatare
che l’intero sottosuolo di Minas Gerais
non era altro che un deposito di minerali,
ed è perciò che gli abitanti
della «Capitania de Sã Vicente»
(così si chiamava) le cambiarono il nome
in Minas Gerais.

La scoperta dei metalli preziosi
fece assumere così a questa regione
una posizione dominante
nell’economia di tutto il paese
e favorì pure l’allevamento di equini e
bovini, necessari soprattutto
per il lavoro e l’alimentazione.

Rio de Janeiro divenne allora
il porto di esportazione dei metalli
e d’importazione di merci
ed anche di schiavi,
perciò nel 1763 fu nominata capitale
del Vice-Regno del Brasile.

L’architettura
e le preziose sculture barocche
di Ourò Preto
e delle altre città della regione
documentano, in effetti,
il grado d’opulenza di Minas Gerais
e lo sviluppo della vita culturale.

Vanno pure ricordate
le composizioni musicali
(collezionate in questo secolo
da Curt Lange)
appositamente redatte
in occasione delle feste religiose.

Coincise con la scoperta dell’oro
anche la pubblicazione di un libro,
con un lungo titolo
indicativo del contenuto dell’opera,
del gesuita italiano di Lucca,
Giovanni Antonio Andreoni (1648-1716):

Cultura e Opulencia do Brasil
por suas drogas e minas,
com varias noticias curiosas
do modo de fazer o assucar,
plantar e beneficar o tabaco;
tirar ouro das minas
e descubrir as da prata… (Lisboa, 1711)

L’autore si nascose
sotto lo pseudonimo di André João Antonil
e firmò la dedica al grande missionario
e umanista portoghese Joseph de Anchieta,
con il soprannome di Anonymo Toscano.

La lettura del libro, tuttavia,
indusse le autorità portoghesi
a toglierlo immediatamente
dalla circolazione.

Le ragioni di questa soppressione
furono varie.
Anzitutto la rivelazione delle ricchezze
del paese avrebbe accresciuto indubbiamente
la cupidigia di corsari e contrabbandieri
che impegnavano già duramente
le autorità locali.

Inoltre si temeva soprattutto
che altri paesi, attratti dalle potenziali ricchezze
del Brasile, lo avrebbero invaso.

Brasile- Ciclo del caffè

Il caffè è, dopo la canna da zucchero,
la più importante pianta esotica
ad essere acclimatata in Brasile.

Esso, secondo la tradizione,
fu introdotto nel Brasile nel 1723
da un portoghese,
un certo signor Melo Palheta,
che trasse i semi della pianta
dalla Guaiana Francese.

Grazie agli incentivi del governo coloniale,
che nel 1761 abolì i dazi di esportazione del caffè,
il Brasile divenne il massimo produttore
mondiale di tale prodotto,
tanto che agli inizi di questo secolo,
esportava i quattro quinti
della produzione mondiale.

Per quanto riguarda la coltivazione del caffè
vi è particolarmente in Italia
una notevole letteratura che concerne
le vicende degli immigrati italiani.

Nel Brasile, ancora oggi
si estraggono grandi quantità
di pietre preziose ed altri minerali,
come il ferro e la mica,
che hanno preso il posto dell’oro
come fonte di ricchezza nazionale.

Il caffè è ancora il principale
prodotto agricolo di esportazione.
Anche lo zucchero di canna,
benché danneggiato dalla competizione
dello zucchero di barbabietola,
è in ripresa.

L’attuale sviluppo economico
dipenderà specialmente
dallo sfruttamento delle abbondantissime
risorse idroelettriche del paese
e anche dalle nuove tecnologie
introdotte soprattutto nell’agricoltura
e nell’allevamento del bestiame.

Gaetano Massa, «Le quattro “gemme”
del Basile. Pagine si storiografia economica», in
“L’Osservatore Romano”, 18 settembre 1986, p. 3.

Foto: Piantagione di caffè a Lagoa
vicino a Santo Antônio do Amparo,
Minas Gerais, Brasile / it.wikipedia.org

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