Beatrice Rana

Beatrice Rana le Goldberg e il Paradiso

Beatrice Rana – A guardarla dal basso
sembra veramente minima.
Una distanza piccola,
anzi piccolissima
tra il dito di Dio e quello di Adamo.

«Visione folgorante
che ho avuto da piccola,
la prima volta che ho visitato
con la mia famiglia la Cappella Sistina.
Perché la Creazione di Adamo
è la scena che mi ha colpito di più,
ancora di più del Giudizio universale:

Michelangelo rende così divino Adamo
e così umano Dio», riflette Beatrice Rana.

Andando con la mente alla Genesi,
al «facciamo l’uomo a nostra immagine,
a nostra somiglianza».

Una somiglianza
che non è però sovrapposizione perfetta,
ma implica uno scarto.
Una distanza, appunto.
come quella tra il dito di Dio
e quello di Adamo.

«Quella distanza dalla perfezione
che, in effetti, provo ogni volta che suono
le Variazioni Goldberg
di Johann Sebastian Bach»
racconta la pianista di Copertino,
tante volte alla tastiera
per il capolavoro del compositore tedesco.

Pagina che Beatrice Rana
ha inciso anche in disco.
«Ho trascorso molto tempo
insieme a questa partitura.
E non c’è stata volta
in cui non abbia provato
un’esperienza spirituale forte, unica.

Un’esperienza che nessun’altra pagina
mi ha mai dato» spiega la pianista,
che nella musica di Bach ritrova ogni volta
«la capacità di coniugare
la grande ispirazione spirituale
con una dimensione umana profonda».

Sono aspetti
che si fondono sempre
nelle partiture del maestro tedesco,
nato nel 1685 ad Eisenach
e scomparso a Lipsia,
dove era kantor alla Thomaskirche,
nel 1750.

Connubio «che raggiunge l’apice
precisamente nelle Variazioni Goldberg,
dove il musicista unisce
la sua esperienza di compositore sacro
che dedica pagine sublimi a Dio
e la sua attitudine didattica».

Beatrice Rana
Beatrice Rana / vipiu.it

Perché, ricorda ancora Beatrice Rana,
«le Goldberg, un tema con trenta variazioni
alle quali segue la riproposizione del tema stesso,
rappresentano una delle esperienze più ardite
del contrappunto, dove Bach
esplora tutte le possibilità
di espressione musicale».

Il tema, semplicissimo,
passa attraverso canoni, fughe, danze
(una siciliana, una sarabanda…)
per poi tornare come all’inizio.

«E, dopo quel viaggio,
dopo quelle esplorazioni,
non può suonare come la prima volta,
anche se le note sono le stesse
dell’aria iniziale» riflette la pianista.

«E ogni volta
che le ho suonate alla tastiera
anch’io ne sono uscita diversa, cambiata.
Perché le Goldberg
sono un viaggio fantastico
negli abissi dell’uomo.
Un viaggio spirituale.

Perché la spiritualità, infatti,
è un guardarsi dentro,
uno scavare nel profondo di noi stessi
al fine di trovare uno spazio di riflessione.

La pagina di Bach fa precisamente questo,
raggiunge certamente
vette di una bellezza assoluta,
ma apre anche squarci
nei nostri abissi interiori».

Così il tema iniziale,
spiega Beatrice Rana,
«è solo la punta di un iceberg,
il segno di un mondo sommerso
da esplorare
immergendosi nella musica di Bach».

Anche per questo,
rivela la pianista,
«quando sul leggio
ho le Variazioni Goldberg
cerco sempre
un momento prolungato di raccoglimento
e di concentrazione prima di salire sul palco».

Perché in Bach «c’è sempre un percorso
che il compositore indica,
una strada da seguire concentrati,

c’è un filo rosso estremamente marcato
che va dipanato, per noi stessi,
ma soprattutto per il pubblico
che ci ascolta e che va preso per mano
e condotto in questo viaggio».

Che è anche il viaggio della vita,
riflette Beatrice Rana ricordando,
non senza profonda commozione,
il messaggio di un’amica.

«La sua mamma
era gravemente malata, a letto.
Un giorno mi ha scritto:
la mamma è morta
ascoltando le “tue” Goldberg.

Sapere che una persona,
nell’affrontare un viaggio come la morte,
sia stata preparata da una pagina
eseguita da me – una pagina
come le Variazioni, poi –
non può non colpire.

E fa sentire la grande responsabilità
che come musicisti abbiamo,
quella cioè di essere
un tramite della bellezza
tra l’autore e il pubblico».

Al fine di provare a colmare la distanza
tra il dito di Dio e quello di Adamo,
«sapendo, però,
che quella distanza dalla perfezione
resta e resterà del tutto incolmabile».

Pierachille Dolfini, «Beatrice Rana
Le Goldberg e il Paradiso», in
“Luoghi dell’Infinito”,
gennaio 2022, n. 268, p. 75.

Foto: Michelangelo Buonarroti, «Creazione di Adamo»,
1511 circa, affresco (280x570cm), Cappella Sistina,
Città del Vaticano / it.wikipedia.org

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