Una eredità pesante 1

Una eredità pesante 1 – Prima parte

 

Una eredità pesante 1 – Spesso Papa Francesco
è attaccato da fedeli,
ma anche da sacerdoti, vescovi, cardinali,
se non addirittura accusato di eresia
a motivo della linea del suo pontificato.
C’è gente che non si riconosce
nella “Chiesa in uscita” di Francesco,
e, in genere, sul suo modo
di “fare il Papa”.

Nessun Papa
è stato esente da critiche,
e anche per Papa Francesco
è avvenuto e avviene lo stesso.

È vero che il suo stile di vita
e l’impostazione di fondo
del suo pontificato
possono prestare il fianco
a tali critiche.
Ma questa è una visione oggettiva
della sua persona e del suo ministero?

Desidero pertanto,
per me e per chi segue il mio sito web,
conoscere più correttamente possibile
come stanno le cose.

In questa rilettura della persona
e del ministero di questo Papa sorprendente
trovo sia utile seguire l’autore del libro
«Un Papa che divide?
Le inevitabili contraddizioni
di un Pontificato rivoluzionario»,
Gian Franco Svidercoschi, Rubettino Ed.,
Soveria Mannelli (Catanzaro), 2018,
con l’esperienza di sessant’anni
di frequentazione
della storia religiosa e del mondo vaticano;
senza si debba cedere al pessimismo.

È vero che il cattolicesimo
è in un periodo di transizione
molto complesso, molto sofferto.
Ma, se vissuto con coraggio e creatività,
potrebbe spalancare
orizzonti oggi impensabili.

Una eredità pesante 1 – Prima parte

Una eredità pesante 1 – Pensando a un domani,
come pura ipotesi,
ma chi potrebbe essere chiamato
a raccogliere l’eredità di Francesco?
Chi potrebbe uscire Papa
dal prossimo conclave?

Per ora,
non c’è un candidato
che prevalga sugli altri.

I cardinali potrebbero sceglierlo
nuovamente in America Latina.
Oppure,
andare a cercarlo in Europa,
e semmai in Italia, rimasta fuori,
e «mortificata»
dalle ultime tre elezioni

O se il sacro Collegio
arrivasse a decidere per una svolta clamorosa,
potrebbero eleggere un Papa asiatico,
ad esempio, quel filippino
di cui si dice un gran bene;
o un Papa africano,
come agli inizi del cristianesimo,
però stavolta sarebbe
il primo Papa con la pelle nera.

***

Una eredità pesante 1 – Molto, di fatto,
dipenderà dal momento
in cui i cardinali elettori
entreranno nella cappella Sistina.
Dipenderà se saranno ancora divisi
sui contenuti e sulle conseguenze
del «terremoto» bergogliano;
o se nel frattempo
saranno riusciti a trovare perlomeno
un minimo comun denominatore,
sui cui impostare
il futuro della Chiesa nel XXI secolo.

E, in questo caso, sarà meno arduo
scegliere il nuovo Pontefice.
Il quale,
senza ovviamente deviare
dal percorso tracciato da Bergoglio,
dovrebbe dare una cornice istituzionale
e uno sbocco pastorale ai tanti
– e forse troppi –
segni di discontinuità e di cambiamento
che avrà lasciato il suo predecessore.

***

Un’eredità pesante1 – Prima parte

Per la Chiesa cattolica,
sarebbe un colpo durissimo
alla credibilità del suo messaggio
e della sua presenza nel mondo,
se dovesse prevalere l’una o l’altra
delle punte estreme
dei due schieramenti:

quella rigorista, per la quale,
detto molto banalmente,
la verità ha sempre
la «precedenza» sulla misericordia,
la norma viene sempre prima
della persona;

e quella riformista,
incapace di comprendere
come nella Chiesa ogni novità,
per quanto buona, per quanto giusta,
non approderebbe a nulla
se non venisse gradualmente accettata,
condivisa e realizzata dappertutto.

Ma dove abitare?

Un’eredità pesante 1 – Comunque,
indipendentemente da chi verrà eletto,
un fatto è molto probabile,
anzi, quasi certo.
Il successore di Francesco
si troverà a dover prendere
immediatamente una grave decisione:
dove andare ad abitare in Vaticano.

Grave perché, se a prima vista
potrebbe sembrare una questione
di poco conto, secondaria,
se non addirittura assurda, inconcepibile,
è diventata, invece, di una complessità enorme,
fonte di possibili equivoci, di insidie.

Tutto ha inizio quando Bergoglio,
eletto Papa, decise di rimanere
nel residence di S. Marta.
Non se l’era sentita
di cambiare modo di vita
rispetto a Buenos Aires,
dove abitava in una casa piccola,
modesta, anche per una forma
di vicinanza solidale ai poveri.
E, a maggior ragione,
lo spaventava l’idea
di dover vivere lassù,
alla terza loggia del palazzo apostolico,
così isolato, lontano da tutti.

A che gli chiese perché quella scelta,
rispose: «Per motivi psichiatrici».
Scherzava, ma non tanto.

***

Un’eredità pesante 1 – E allora,
che cosa dovrebbe fare il nuovo Papa?

Come prima soluzione,
potrebbe seguire l’esempio
del suo predecessore,
restare a S. Marta,
e occupare lo stesso appartamento,
una settantina di metri quadrati,
comprendenti la stanza da letto
e uno studio.

Ma, in questo caso,
non farebbe altro che perpetuare
la situazione di enorme caos
che si registra attorno al residence.

È uno dei crocevia
più trafficati della città leonina.
Appena dietro,
c’è l’ingresso del Perugino.
Davanti, le pompe di benzina.
Sulla collinetta,
gli uffici del Governatorato,
e i grandi magazzini, frequentatissimi.

Perciò,
proprio lì accanto a S. Marta,
c’è un flusso continuo di automobili,
di visitatori, di pellegrini,
di gente che va al lavoro
o a far compere.
E ogni volta
che il Papa esce o rientra a casa,
quell’area del Vaticano
deve bloccarsi in anticipo.
Tutti fermi. Persone e macchine.

Un’eredità pesante 1

Un’eredità pesante 1 – Ma
questo disagio generale, e quotidiano,
sarebbe il meno.

Nel residence alloggiano
parecchi vescovi e prelati
che lavorano in Segreteria di Stato
e nei dicasteri vaticani.
Tutti frequentano,
a pranzo e a cena,
la grande sala
dove va anche papa Bergoglio.

E, specialmente nei primi tempi,
si era scatenata una vera e propria gara
per prendere posto al tavolo pontificio.
Permettendo così
– data la relativa facilità dell’«accesso»
l’assalto di carrieristi, di arrampicatori,
di falsi amici.
E creando le condizioni,
giorno dopo giorno,
per il formarsi di una «corte»
perfino peggiore di quelle del passato,
di quando il Vaticano
sembrava davvero una monarchia.

***

Un’eredità pesante 1 – Finché
è arrivato il momento
in cui Francesco ha capito l’andazzo,
e i pericoli che nascondeva.
«Sono stato usato»,
ha confessato una volta,
più incredulo che amareggiato.
E quindi ha cercato
di correre ai ripari.

Adesso, il suo tavolo
non è più al centro ma in un angolo;
lui mangia con pochi (e scelti) commensali,
dando le spalle alla sala.

Però, abita sempre lì,
e mangia sempre lì, a S. Marta.
«Prigioniero», se così si può dire,
della scelta che aveva fatto
all’inizio del pontificato.

Gian Franco Svidercoschi, «Un Papa
che divide? Le inevitabili contraddizioni
di un pontificato rivoluzionario»,
Rubbettino Ed., Soveria Mannelli
(Catanzaro), 2018, pp. 5-7.

Foto: Elezione di Papa Francesco /
ilgiornale.it

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