Les Misérables 2
L’ispettore e l’ex galeotto, due visioni del mondo messe a confronto
Les Misérables 2
In un certo senso,
Flaubert
aveva ragione
lo scrittore francese
disse
di non apprezzare
I Miserabili
in quanto romanzo
troppo religioso,
troppo evangelico:
in effetti,
si definì
«oltremodo
indignato»,
perché il romanzo
era stato scritto
«per la canaglie
cattolico-socialiste,
e per i parassiti
filosofici-evangelici».
Les Misérables 2
In effetti,
il vangelo
ci mette
costantemente
davanti a
due diversi modi
di affrontare
la realtà,
lo sguardo
di Gesù
e quella
che potremmo
definire
la mentalità
del mondo.
Due atteggiamenti
simboleggiati
dai protagonisti
del capolavoro
di Victor Hugo,
Javert e
Jean Valjean.
Tutti e due
hanno
– o pensano
di avere –
la fede,
e vi fanno
riferimento;
tutti e due
vorrebbero
esserne
all’altezza.
Le loro azioni
però
nascono da
due atteggiamenti
diametralmente
diversi.
Una
contrapposizione
radicale,
profonda
che vale la pena
approfondire.
***
Les Misérables 2
«È interessante
il monologo
di Javert
dopo
aver letto
la Bibbia
-scriveva
don Julián Carrón
in un testo
uscito sulla
rivista “Tracce”
nel settembre
del 2016 –
mi riferisco
alla bella
sceneggiatura
del musical
in versione
cinematografica.
La sua riflessione
è questa:
“Là, nell’oscurità,
un evaso in fuga
lontano da Dio,
lontano
dalla Grazia.
Dio
mi è testimone
non cederò mai
(…)
Signore,
fa’ che io lo trovi,
che io possa
vederlo
al sicuro
dietro alle sbarre!
Non avrò pace
fino ad allora!
Lo giuro.
Lo giuro
sulle stelle!”».
È interessante
il sottinteso
del giuramento
di Javert,
nel film diretto
da Tom Hooper
(Les Misérables,
2012):
«Fino a quando
non sia riuscito
a mettere ordine».
Les Misérables 2
Questa,
sottolinea Carrón,
è una possibile
modalità
di concepire
il compito
che nasce
dalla fede:
mettere ordine
nella realtà.
Invece
l’atteggiamento
di Jean Valjean
nasce
da un’altra
esperienza
di fede,
suscitata dal gesto
assolutamente
imprevedibile,
sconvolgente
nella sua gratuità
del vescovo Myriel,
che considera
il suo ospite
molto più prezioso
dei suoi candelabri
d’argento.
***
Les Misérables 2
Valjean pensa
che il suo compito
sia,
a partire da
questa esperienza,
testimoniare
la misericordia
di cui è stato
oggetto.
Ci troviamo
davanti
a due situazioni:
l’applicazione
implacabile
della legge
per mettere ordine
secondo
la propria immagine
del disegno di Dio,
oppure
una familiarità
con l’esperienza
umana,
che rende la cosa
più complessa,
per cui
Jean Valjean
si rende conto
che la modalità
adeguata
di rapporto
con tutti
è quella di cui
lui è stato oggetto.
Si tratta
dunque
di condividere
con gli altri
quel gesto
di misericordia
che Dio
ha compiuto
nei suoi confronti
attraverso
il monsignore
di Digne.
Un gesto che
gli ha regalato
la liberazione
interiore,
ma anche
un approfondirsi
della sua
consapevolezza,
della sua
cognizione
del dolore.
***
Les Misérables 2
«Chiunque
sia stato raggiunto
da un amore grande
e gratuito
dentro
una condizione
di errore e di peccato
– scrive
Luigino Bruni
in uno dei
tanti commenti
che ha dedicato
al capolavoro
di Victor Hugo –
sa che l’incontro
con quella
luce agapica
fa male all’anima:
“Gli pareva
di vedere Satana
alla luce
del paradiso”.
Vediamo di più,
capiamo di più,
soffriamo di più:
la luce
ci fa vedere
il nostro buio
in tutta la sua
tremenda
grandezza,
questa
nuova visione
del passato
ci fa paura,
e la paura
può diventare
angoscia.
Ecco perché
qualche volta,
molte volte,
l’incontro
con un autentico
amore gratuito
non basta
per iniziare
davvero
una vita nuova:
quella
grande luce
non ci libera
dal nostro passato
che,
paradossalmente,
ci pesa di più
perché ne vediamo
tutta la gravità».
Silvia Guidi,
«Il giuramento
di Javert», in
“L’Osservatore
Romano”,
giovedì 2 gennaio
2025, p, 12.
Foto: Javert e Valjean
nel film di Tom Hooper
(2012), DMarx22,
Universal Pictures.