Rosa Bianca

Rosa Bianca – I nazisti feroci vinti da una rosa

 

Rosa Bianca – Sono passati quarant’anni
da quel giorno del febbraio del ’43
in cui comparvero sui muri
delle strade di Monaco di Baviera
dei manifesti rossi con l’editto:

«Sono stati condannati a morte
per alto tradimento:
Cristopher Probst, 24 anni,
Hans Scholl, 25 anni,
Sophie Scholl, 22 anni.
La sentenza è già stata eseguita».

Chi erano questi tre giovani e
perché il regime nazista si preoccupò
di comunicare a tutti
la loro esecuzione?

Si facevano chiamare la Rosa bianca,
un nome romantico
ma con un profondo valore ideale.

«Nella nostra azione», dissero,
«vogliamo denunciare
la mostruosità del regime
solo con scritti e manifesti:
se deve essere versato del sangue,
sia il nostro».

Rosa Bianca

Racconta Inge Scholl
nel libro
dedicato ai suoi due fratelli
ispiratori del movimento
della Rosa bianca,

che l’idea
di manifestare pubblicamente
‘avversione al regime hitleriano
maturò lentamente in loro.

Hans, Sophie e Cristopher,
come molti giovani tedeschi
di quella generazione,

avevano vissuto
l’entusiasmo dell’avvento nazista,
il cameratismo giovanile,
i valori nazionalistici
della Germania hitleriana.

Hans come Cristopher
viveva a metà
fra l’università e l’esercito,
richiamato per lunghi mesi
a dar man forte alle
truppe del suo Paese.

È in questi anni, che,
anche attraverso l’incontro
con il professor Kurt Huber,
docente di filosofia teoretica
all’università di Monaco,

maturerà in questo giro
di giovani universitari
il desiderio di opporsi
alla dittatura hitleriana.

E di opporsi in nome
della loro idea di libertà
e della loro visione religiosa
del mondo.

***

Rosa Bianca – La prima iniziativa
fu un semplice ciclostilato,
stampato di notte,
in un piccolo appartamento
affittato ad alcuni studenti:

«Opponete resistenza passiva,
resistenza ovunque vi troviate».

Pur essendo pochi
quelli della Rosa bianca
ebbero cosi un’enorme importanza
per la Germania di allora.

In tutte le università
lentamente si propagarono
manifesti ciclostilati,

la Gestapo
e i servizi di sicurezza
del regime nazista
cominciarono a dare la caccia
a questi imprendibili oppositori,
come se fossero stati malfattori.

Come testimonianza
di questa scelta eroica
vi riportiamo qui sotto
alcuni testi,
troppo dimenticati,
della Rosa Bianca.

(per gentile concessione
della Nuova Italia).

Alessandro Banfi, «I nazisti feroci
vinti da una rosa», in “Il Sabato”,
26 marzo – 1 aprile 1983, p. 20

Rosa Bianca
Sophie Scholl, ventidue anni, condannata a morte nel febbraio ’43 / geo.de

La Germania tiepida e falsa

Rosa Bianca – Non si può discutere
sul piano spirituale
col nazionalsocialismo,
perché è privo di valori spirituali.

È errato parlare
di una visione del mondo
nazionalsocialista,

perché se esistesse,
bisognerebbe tentare
di dimostrarla
o di combatterla
con mezzi spirituali.

Ma la realtà
ci presenta un quadro
ben diverso.

Questo movimento
fece assegnamento,
fin dalle sue primissime origini,
sull’inganno verso il prossimo;

già allora
era intimamente marcio
e non poté salvarsi
se non mentendo
in continuazione.

In una delle prime edizioni
del «suo» libro
(scritto nel tedesco peggiore
che io abbia mai letto, e che tuttavia
è stato elevato
al rango di Bibbia
dal popolo dei poeti
e dei pensatori)
Hitler stesso scrive:

«È incredibile
fino a qual punto
si debba ingannare un popolo
per poterlo governare».

Rosa Bianca

Perché mai il popolo tedesco
ha un atteggiamento così apatico
di fronte a questi delitti
così orribili,
indegni di creature umane?

Nessuno,
si può dire,
se ne preoccupa.

Il fatto
viene accettato come tale
e passato agli atti.

E il popolo tedesco
continua a dormire
il suo stupido, ottuso sonno,

e dà
a questi delinquenti fascisti
il coraggio
e il modo di continuare
ad imperversare;
ciò che essi non mancano di fare.

Che questo sia un indizio
che i sentimenti umani
più primordiali
si sono abbrutiti nei tedeschi,

che nessuna corda
vibra più stridente in loro
all’urto di siffatte nefandezze,

che sono caduti in preda
a un sonno mortale
da cui non vi sarà più risveglio,
mai, mai?

Così pare,
e così è certamente,
se i tedeschi
non si desteranno finalmente
da quest’ottusità,

se non protesteranno
ovunque possano farlo
contro questa cricca
di delinquenti,

se non sentiranno
come proprio il dolore
di queste centinaia
di migliaia di vittime.

***

Rosa Bianca – E non è solo
compassione che debbono sentire:
oh, no; molto di più:
corresponsabilità.

Poiché è solo
il loro atteggiamento apatico
che dà a questi malvagi
la possibilità di agire così;

essi tollerano questo «governo»
che si è macchiato
di colpe così atroci;

anzi sono colpevoli
essi stessi che
sia potuto andare al potere.

Ciascuno
vuole scagionare se stesso
da questa corresponsabilità;

lo fa,
e riprende a dormire
con la massima tranquillità
di coscienza.

Ma non può assolversi:
ciascuno è
colpevole, colpevole, colpevole!

***

Rosa Bianca – Molti,
forse la maggior parte,
dei lettori di questi fogli
non sanno esattamente
come potrebbero opporre
resistenza.

Non vedono
alcuna possibilità.

Tenteremo di mostrare loro
che ciascuno può contribuire
in qualche modo
a rovesciare questo sistema.

Non è
con un’opposizione individuale,
da eremiti amareggiati,
che si può rendere pronto
il terreno per il rovesciamento
di questo «governo»;

e tanto meno
affrettarne al possibile
la caduta.

Vi si può arrivare solo
con l’azione comune di molte persone
convinte, energiche, concordi
circa i mezzi con i quali raggiungere
il fine che si propongono.

Non abbiamo molta scelta;
disponiamo di un mezzo solo:
la resistenza passiva.

Rosa Bianca

Il senso e il fine
della resistenza passiva
è di far cadere
il regime nazional-socialista.

In questa lotta
non dobbiamo esitare
davanti ad alcun mezzo,
a nessuna porta;
qualunque sia il campo
in cui si trovano.

Bisogna attaccare
il nazional-socialismo
in tutti i punti
in cui è attaccabile.
Bisogna finirla presto
con questo Stato mostruoso.

La vittoria
della Germania fascista
in questa guerra
avrebbe conseguenze
incalcolabili e terribili.

Principale preoccupazione
di ogni tedesco
dev’essere non la vittoria militare
sul bolscevismo,
ma la sconfitta
dei nazionalsocialisti.

Questa deve essere
assolutamente
al primo posto.

La preminente necessità
di quest’ultima esigenza
sarà da noi dimostrata
in uno
dei nostri prossimi fogli.

***

Rosa Bianca – A questo punto
ogni deciso avversario
del nazionalsocialismo
deve porsi
il seguente interrogativo:

quale è il modo
più efficace possibile
per lottare contro lo «Stato»
in cui viviamo,
come gli si possono assestare
i colpi più duri?

Senza dubbio mediante
la resistenza passiva.

È evidente
che non possiamo impartire
a ognuno di voi
delle direttive cui attenersi,
possiamo solo accennarle
in linea di massima.

La via per attuarla
ciascuno
la deve trovare da sé.

La Rosa bianca, in “Il Sabato”,
26 marzo – 1 aprile 1983, p. 20.

Foto: Hans Scholl, Sophie Scholl
e Christoph Probst, 1942 /
museonazionaleresistenza.it

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