Riflessione spirituale 1

Riflessione spirituale 1
Inferno o Misericordia di Dio?

 

La riflessione qui proposta
è stata scritta
dal vescovo emerito di Noto
Antonio Staglianò
su “Avvenire” di martedì
21 novembre 2017.

Mons. Staglianò
prendeva spunto
dalla morte
di Salvatore Riina,
meglio conosciuto
come Totò Riina,

un mafioso
e terrorista italiano,
deceduto a Parma
il 17 novembre 2017.

La riflessione del vescovo,
tuttavia,
è fondamentalmente attuale
per ieri e per oggi.

Riflessione spirituale 1
Il malfattore imperdonabile
è morto.

E ora cosa gli accade?
Che gli succede
in quell’esperienza
nella quale l’Eterno
incrocia l’istante?

Riflessione spirituale 1

Bando alle chiacchiere:
va all’inferno o in paradiso?

Il problema è serio.
Nasce dal silenzio
che solo la morte
può generare.

Perciò chiede una parola
non evasiva,
non illusionisticamente
consolante,
possibilmente vera.

Riguarda però
solo quelli che credono
esista un Al di là,
un ‘cielo dei cieli’
dove le anime
(cioè le persone)

giungono dopo la morte
per essere giudicate
nella misericordia di Dio,
meglio dal Dio
‘misericordioso e giusto’.

Gli altri,
quelli che non credono,
non si pongono il problema.

Essi sanno
che la morte è la fine
e tutto decrepita
e si trasforma
in nuova energia cosmica.

Se non c’è un Oltre,
non c’è alcun giudizio
e l’unica immortalità
è quella
della ‘memoria storica’:

chi ha lasciato
tracce positive
‘vive’ in esse, per sempre,
in tutti gli esseri umani
che non sarebbero
senza quelle tracce.

Non saranno
una moltitudine,
tuttavia ci sono.

Per gli altri?
L’assoluto oblio.

Dunque, anche
per chi non crede
nell’Oltre,
si dà però un giudizio.

Sempre al di qua,
come permanenza
nell’umanità
che avanza.

***

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Per i cristiani
c’è l’insegnamento
di Gesù sull’Eschaton:

il Padre suo
– secondo Lui –
vuole che tutti gli uomini
si salvino,
cioè vadano con Lui
in paradiso.

Tutti lo possono fare,
se spendono la loro libertà
nelle opere del bene,
dell’amore, della fraternità,
della comunione,
e della solidarietà

e sono perciò
operatori di pace
e di giustizia nel mondo:

chi dona da mangiare
all’affamato,
da bere all’assetato,
chi veste il nudo
e chi va a trovare
il disperato,

chi diventa insomma
samaritano
nella vita di qualcuno.

E il malfattore
imperdonabile?
No.

Gli operatori d’iniquità,
i malvagi,
quelli che hanno fatto
soffrire gli altri

senza chiedere perdono
e senza darne,
in tante occasioni:

tutti all’inferno,
«dove sarà pianto
e stridore di denti»,
in quelle «fiamme eterne»

che bisognerà
in qualche modo
distinguere
da quell’altro fuoco
(a quanto pare
non eternamente definitivo)

che è il
«fuoco del purgatorio».

***

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Quanto sarebbe bello
che i cattolici cristiani
leggessero Spe Salvi
di Benedetto XVI

per capire come
questo sia possibile,
pur avendo davanti a sé
– sempre secondo Gesù –
un Dio tutto misericordia.

Per alcuni cattolici,
infatti,
le cose non andrebbero
com’è scritto
nel Vangelo di Gesù.

O meglio,
il Vangelo di Gesù
andrebbe interpretato
in modo tale

che si possa intendere
quello che loro
hanno stabilito
e di cui si sono convinti:

se Dio è Dio
sarà solo misericordia,
anche la sua giustizia
è solo misericordia
e dunque l’inferno
non esiste

e se esiste
sarebbe vuoto.

Così,
il malfattore imperdonabile
– abbia il volto di Hitler
o di Eichmann,
di tutti i mistificatori dell’umano –

verrebbe comunque
perdonato da Dio,
perché Dio
non sa fare altro:

così la vittima e il carnefice
potrebbero abitare insieme
in un angolo di paradiso,

come di fatto
è sicuramente accaduto
tra Alessandro Serenelli
e Maria Goretti,

perché l’uccisore
– in questo caso –
è stato convertito
proprio dal perdono
della vittima.

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Eppure
in quella teoria
dell’apocatastasi,…
Totò Riina potrebbe
andarsene in giro
su qualche via
del Paradiso

a raccontare a Falcone
e Borsellino
quello che ha taciuto
fino alla morte,

che ha portato
con sé nella tomba
e che ora però
può rivelare,

quasi scusandosi
del ‘tempo delle stragi’
dove morirono loro
e tanti giovani,
martiri della giustizia.

Falcone e Borsellino,
in quella
condizione paradisiaca
come non potrebbero
comprenderlo:

avrebbe potuto,
pentendosi,
mettere a repentaglio
la vita dei suoi cari,
della sua famiglia,

oltre che perdere
la montagna di soldi
accumulati in tanti anni
di malaffare
e di carcere duro,

da dove sembra
continuasse
a comandare?

***

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Chi legge
il Vangelo di Gesù
non può non ribellarsi
a questa eventualità:

alla fine il carnefice
non starà accanto alla vittima,
specie se con le sue malvagità
ha oscurato
totalmente e radicalmente
la ‘luce’

che pur aveva
in quanto ‘animale divino’,
cioè uomo creato
nell’immagine
e nella somiglianza di Dio.

Si presenterà così ‘oscurato’
nella sua estrema solitudine
(questo è l’inferno)
che nessuna parola di speranza
potrà raggiungerlo,

neanche quella del Cristo
che con la sua morte in croce
ha «espiato anche per lui».

E non perché ‘il malfattore
sia imperdonabile’,

ma solo perché,
così definitivamente oscurato,
rifiuta anche il perdono
che il Padre della misericordia
offre a tutti,
nella sua abissale giustizia.

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Questo sanno i cristiani
sull’Eschaton
del Dio misericordioso
e capiscono anche che
Dio è speranza per tutti

e loro
– se vogliono restare cristiani –
non possono giudicare
al posto di Dio

e da cristiani
devono sperare anche
per Salvatore Riina,
detto Totò.

Non potranno mai dire che
«l’inferno è vuoto»,
ma – con Hans Urs
Von Balthasar –
potranno
«sperare che lo sia».

Antonio Staglianò, «Inferno
o Misericordia di Dio?
Il posto di quell’anima
oscurata e senza speranza»,
in “Avvenire”, martedì,
21 novembre 2017.

Foto: Gerani / dal mio cellulare

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