Pieter Bruegel

Pieter Bruegel, “Il censimento a Betlemme”

 

Pieter Bruegel – Si tratta
di una scoperta
di Pieter Bruegel il Vecchio
(1528 c.- 1569)?

O, invece, è una grottesca trasposizione
di un episodio evangelico
nelle Fiandre del XVI secolo?

Ovvero si tratta
di una irriverente fantasia
su testo sacro?

Secondo il mio parere, è una audace
ma anche felicissima intuizione
che merita sicuramente un approfondito esame.

Pieter Bruegel nacque verosimilmente
a Bruegel (Breda, Olanda).

Compì, tra il 1551 e il 1553,
il rituale viaggio in Italia;
poi attraversò la Francia,
ma rimase sempre uguale a se stesso,
indifferente soprattutto al manierismo
degli «italianisti» e «romanisti»,
assai numerosi nei Paesi Bassi di allora.

Fu attivo soprattutto in Anversa
e poi a Bruxelles ove morì.

Gli appiopparono una serie di soprannomi:
il Vecchio, il Rustico, il Buffo
e «Bruegel dei contadini»
che è il nomignolo certamente più appropriato.

Questi epiteti non solo qualificavano
la sua singolare arte,
ma servivano anche a distinguerlo
dai diversi pittori della sua stessa famiglia.

il figlio maggiore Pieter II,
detto «degli Inferni»;
il secondogenito Jan il Vecchio,
detto «dei Velluti»;
il nipote Jan il Giovane,
che ebbe non meno di cinque figli
a continuare la tradizione artistica
della famiglia.

La letteratura sul Bruegel dei Contadini
è abbondante.

«È un pittore assai curioso da studiare,
perché vi si ritrovano,
in nuce (in breve),
tutti i pregi e i difetti della scuola paesana
di cui in realtà è il capo»
(A. Siret, Biografia nazionale, 1872).

«È senza dubbio un errore considerare il Bruegel
soltanto come il continuatore di Bosch…

Nel Bosch sono ancora presenti
il demoniaco medioevale
e la simbolizzazione delle forze occulte
da cui l’uomo è circondato
nella natura e nella vita,
e il moralista è in lui,
nonostante l’inesauribile ricchezza
dell’invenzione, superiore al poeta.

Quel che interessa invece al Bruegel
è osservare e descrivere
le manifestazioni della vita.
In esse egli, infatti, cerca, e trova,
lo stravagante e il grottesco.

Certo poco gli importa
mostrare gli uomini
come dovrebbero essere.

Al contrario, egli li raffigura
con una sorta di violento umorismo
quali sono nella realtà, con i loro difetti,
le loro passioni e le loro ubbie,

lasciando, pertanto, allo spettatore
la cura di trarne la morale»
(M. Dvoràk, Storia dell’arte
come storia dello spirito, 1924).

«Un mondo intero ci si spiega nei suoi dipinti,
un mondo che non è, in verità, come dovrebbe essere,
ma è precisamente com’è.

Il Bruegel dipinge più che non commenti;
constata senza formular giudizi;
riproduce la mera verità senza criticarla,
pur avendola vista con impareggiabile occhio d’artista.

Non è però un detrattore, bensì un osservatore
che, alla fine, nulla esagera, sia nel dolore, nella lotta,
come anche nella gioia, nella serenità.

Egli non piange, non ride, non polemizza:
è suo malgrado che, in pratica,
con le proprie opere, suscita il riso.

Sulle sue labbra, infatti,
poté a volte tremare, al massimo,
un lieve sorriso doloroso»
(G. Glück, I quadri del Bruegel, 1934).

Il quadro sul quale, tuttavia,
vorrei attirare l’attenzione
è Il censimento a Betlemme
(tempera su tavola, 117×164,5,
Bruxelles, Musées Royaux
des Beaux-Arts de Belgique).

Firmato e datato al 1566,
il quadro rappresenta
l’arrivo di Giuseppe e Maria incinta
a Betlemme, a causa del censimento
voluto dall’imperatore Augusto.

La prima cosa che balza,
in maniera evidente,
agli occhi dell’ammiratore
è la composizione generale,
a prima vista del tutto estranea
al tema religioso.

Infatti, più di un centinaio di figure umane,
tra le maggiori dei primi piani
e le minuscole degli sfondi, popolano il dipinto.

Inoltre, i personaggi evangelici
non giganteggiano e non posseggono
qualità figurative che li facciano emergere.

Se, infine,
invitati dal titolo del quadro,
li cerchiamo,
veniamo guidati soltanto dal fatto
che una coppietta si sta dirigendo
verso la locanda del censimento
con i tradizionali bue e asino.

Si può quindi notare Giuseppe,
a piedi e ricurvo, che tira il bue;
Maria, invece, composta
e tutta nascosta in un ampio mantello verde,
cavalca l’asino.

Un secondo aspetto dell’opera di Bruegel
è pure evidente:
l’artista ha trasferito l’episodio
geograficamente e temporalmente.

Il villaggio che fa da sfondo
all’episodio evangelico
è specificatamente brabantino,
coperto di neve, nel crepuscolo di una fredda
e tersa giornata di dicembre.

La trattoria ove la massa si assiepa
al fine di fare registrare la propria famiglia
secondo l’usanza, è a sinistra.

Reca la scritta
«In de groene Kroon»
(«Alla corona verde»);
inoltre su di essa
campeggia un’insegna
con le armi di Carlo V.

In alto, sempre a sinistra,
si nota la chiesa del paese.

Infine, l’aspetto che primariamente meraviglia
è, senza dubbio, l’inserimento del tutto naturale
della Sacra Famiglia (con il Cristo
prossimo a nascere!) nel paesaggio nordico.

In esso si trova, in primo luogo,
un villaggio con le sue casette
di un brabantino semplice e arcaico,
e con i suoi abitanti che attendono
alle cento incombenze quotidiane
di gente plebea del ‘500.

Inoltre, compaiono massaie
che dissanguano un maiale,
bambini che giocano con la trottola,
uomini che conversano
e altri che attraversano faticosamente
i lastroni di ghiaccio,
galline che razzolano nella neve…

In pratica, si può giudicare
o leggere in tanti modi
Il censimento a Betlemme
di Pieter Bruegel.

Accade, infatti, a qualsiasi opera;
quindi, a maggior ragione per un autore
che ha riempito di indovinelli le sue pitture.

Benedetto Caporale, «Censimento a Betlemme.
Bruegel rende attuale il fatto
dipingendo Maria e Giuseppe che arrivano tra la folla
dei sudditi di Carlo V», in “L’Osservatore Romano”,
15 dicembre 1978, p. 3.

Foto: Pieter Bruegel, il Vecchio,
Il censimento di Betlemme,
1566, olio su tavola 116×164,5 cm
Musées royaux des beaux-arts de Belgique,
Bruxelles / alessandrozaccuri.it

A dire il vero, alla Colleción de Arte
Amalia Lacroze De Fortabat, Buenos Aires
si trova invece una copia, fedelissima,
eseguita dal figlio dell’artista,
Pieter Bruegel, il Giovane.
È precisamente l’immagine riprodotta qui sopra.

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