Eroina venuta dal freddo
L’incredibile catena
che lega la mafia italiana
ai Paesi dell’Est, via Svizzera
Camion e vagoni dalla Bulgaria.
Morfina, hascisc, sigarette
e riciclaggio di denaro sporco.
Non manca nulla.
Nemmeno i nomi
Eroina – Questa storia
ha inizio il 15 febbraio del 1977.
Quel giorno
da un piccolo aeroporto
del Canton Ticino
decollò un aereo privato
con destinazione ignota.
A bordo c’era
uno dei più potenti
e misteriosi uomini
della malavita organizzata.
Si chiamava Ettore Cicchellero:
il nome non dice gran che,
ma per capire come funziona
e prolifera una parte
del traffico internazionale di stupefacenti
è necessario partire dalla sua storia.
Cicchellero
rappresentò il punto d’incontro
fra le diverse organizzazioni
che gestiscono il mercato della droga.
Aveva rapporti
con la mafia italoamericana,
controllava da vicino
il mondo del contrabbando,
si appoggiava
a numerose società svizzere
per riciclare denaro sporco
ma soprattutto
intratteneva ottimi rapporti
con enti e società statali
di Paesi socialisti
dell’Europa Orientale,
senza i quali
il commercio di droga
sarebbe molto più difficile
da realizzare.
Eroina
Il 15 febbraio 1977, dunque,
Ettore Cicchellero
abbandonò la Svizzera
(dove aveva vissuto per diciotto anni)
in seguito ad un decreto di espulsione.
Di lui
non si ebbero più notizie.
L’Italia ricevette
alcune vaghe segnalazioni
che lo davano in Bulgaria
e in Spagna.
Proprio da Madrid,
qualche anno fa
giunse la notizia della sua morte,
notizia mai verificata con certezza.
Se fosse ancora vivo,
Ettore Cicchellero avrebbe oggi 72 anni.
Nato nel Veneto,
stabilitosi in seguito a Milano,
decise di abbandonare l’Italia
nel 1958,
visto che da noi
la vita gli era stata resa difficile:
su di lui pendevano già
sette sentenze di condanna
Scelse la Svizzera italiana
e fu da qui che lavorò,
fra il ’58 e il ’74,
dietro la facciata
di rispettabile uomo d’affari,
riuscendo ad allestire
la più grossa organizzazione
di contrabbandieri mai esistita.
Migliaia di uomini
a sua disposizione,
centinaia di autotreni,
navi, società
che lavoravano per lui,
depositi di merci
in Romania e Jugoslavia,
un porto a lui accessibile
nell’inaccessibile Albania.
Aveva contatti
con società americane
produttrici di tabacchi
e con società dell’Europa dell’Est
che gli garantivano appoggi.
Moltiplicò per mille
i guadagni di un’attività,
quella del contrabbando,
che non aveva
mai sfamato molte bocche
prima del suo avvento.
***
Eroina – Ovviamente
tutto ciò gli fruttò
una grandissima ricchezza.
A Lugano,
ben visto e tollerato
dalle autorità elvetiche, disponeva
di una splendida villa sul lago,
era proprietario di due aerei
e numerosi immobili,
aveva auto di lusso
ed un tenore di vita altissimo.
Arrivò a conquistare tutto ciò
anche perché, nel suo campo,
era un genio.
Capì per primo
che senza la corruzione i suoi traffici
non avrebbero potuto esistere;
capì che la complicità
dei Paesi dell’Est
(affamati da sempre
di valuta occidentale)
era indispensabile
per allestire un’organizzazione
in grande stile.
Capì soprattutto,
nei primi anni Settanta,
che la crisi economica
alla lunga avrebbe reso infruttuoso
il contrabbando di sigarette.
Fu così
che decise di stringere i rapporti
con la mafia siciliana,
che in quegli anni
si arricchiva soprattutto
con i sequestri di persona.
Lui aveva bisogno della mafia
per allargare i suoi orizzonti;
la mafia aveva bisogno di lui
per riciclare danaro sporco.
Stabilì rapporti di grande fiducia
con due potenti mammasantissima
di «Cosa nostra»:
Gerlando Alberti e Luciano Liggio.
E cominciarono anche per lui
i guai seri.
Eroina
Nel 1972
il commissario Calabresi
diede il via alle indagini
su un traffico d’armi
tra Svizzera e Italia
giungendo al nome di Cicchellero,
sospettato di essere
uno degli organizzatori.
Ma il commissario Calabresi morì
proprio il giorno in cui
avrebbe dovuto incontrarsi,
a Lugano, con un informatore
da cui sperava di ottenere
buone notizie.
Anche il mitico dottor Nardone,
super-investigatore
della Milano anni Sessanta
e poi questore a Como,
arrivò a considerare Cicchellero
un pericoloso malvivente.
Ma il primo «colpo basso»
giunse il 10 settembre 1975.
Libero Ballinari, un ticinese
che fece da carceriere
a Cristina Mazzotti,
la quindicenne di Como rapita
e uccisa dall’Anonima sequestri
nell’estate di quell’anno,
venne interrogato
dalla polizia di Chiasso:
«So con certezza»
raccontò Ballinari «che Cicchellero
ricicla i soldi della mafia
provenienti dai sequestri di persona».
Ne fu informata la polizia italiana,
scattò un’inchiesta
che in pochi mesi
portò ad ottimi risultati.
Il 16 marzo del 1976
la procura di Milano
emise un ordine di cattura
contro Cicchellero,
accusato di aver riciclato i soldi
dei riscatti affidatigli
dalla mafia italiana.
Cicchellero teneva per sé
il 5% dei denari
consegnatigli da Cosa nostra:
il resto tornava in Italia
sotto forma di sigarette
provenienti dalla Jugoslavia
o dall’Olanda.
***
Eroina – Le autorità svizzere
lo arrestarono,
ma rifiutarono l’estradizione
chiesta dall’Italia.
Dopo pochi mesi di galera
lo rimisero addirittura in libertà,
limitandosi
ad un provvedimento di espulsione.
E così arrivò il 15 febbraio 1977,
giorno in cui Cicchellero
disse addio alla Svizzera.
Abbandonò tutto:
la villa lussuosa,
la Mercedes e la Jaguar
con le quali si muoveva abitualmente,
le sue numerose società.
Ma lasciò in eredità
il suo diabolico castello
del contrabbando.
Coloro che presero il suo posto
avevano imparato molto
da Cicchellero:
avevano capito
l’importanza dei rapporti
con la mafia italiana
e con i Paesi dell’Est.
L’erede del boss
Eroina – La trama
scritta da Cicchellero
ci porta ora a Firenze.
Qui, il 21 gennaio 1983,
la Guardia di finanza
fece irruzione nel magazzino
di una ditta di spedizioni
e bloccò un carico di scarpe
destinate agli Stati Uniti.
Fra le 2.800 scatole di mocassini
gli agenti trovarono
ciò che cercavano da tempo:
81 chili di eroina purissima.
La droga era della mafia.
Il capo dell’organizzazione
era un potentissimo boss palermitano,
don Masino Spadaro,
già vecchio lupo del contrabbando
quando venne mandato a Napoli
in soggiorno obbligato,
indicato da Tommaso Buscetta
come uno dei più potenti boss
di Cosa nostra,
facente capo alla famiglia
dei fratelli Greco e Ciaculli.
Le indagini di Firenze
non si limitarono
al ritrovamento della droga.
I giudici scoprirono che la merce
veniva spacciata in America
e che il ricavato veniva inviato
in Svizzera e versato sul conto
di una società panamense
in una banca di Zurigo:
la società è la San Marco Shipping.
Titolare della San Marco
è un altro personaggio-chiave
di questa vicenda, Georg Kastl,
quarant’anni, di Basilea,
condannato dal Tribunale di Firenze
a 26 anni di reclusione
ma ancora libero in Svizzera.
È considerato
il più importante riciclatore
di narcodollari
di provenienza mafiosa.
Eroina
Georg Kastl è il vero erede
di Ettore Cicchellero.
Nel 1969 fondò a Basilea
una società per la vendita di tabacchi,
la Basito Sa, che aveva sede
nello stesso stabile della Wtc
(Weitnauer trading corporation)
una delle più importanti ditte del mondo
per quanto riguarda il commercio
di sigarette.
Georg Kastl ed Ettore Cicchellero
ebbero in quegli anni
numerosi contatti fra loro
e insieme realizzarono buoni affari.
Sparito Cicchellero,
Georg Kastl divenne
un punto di riferimento
per i contrabbandieri
di tutta Europa,
ed attorno alla sua ditta, la Basilo,
cominciarono a ruotare
numerosi trafficanti
che mettevano a disposizione
i mezzi di trasporto
per la merce contrabbandata.
Diverse inchieste
condotte dalla polizia francese
e da quella tedesca
hanno messo in luce i metodi
usati dagli uomini di Kastl
nell’organizzare
il traffico illegale di tabacco.
I carichi di sigarette
venivano acquistati
presso i «punti franchi»
(depositi internazionali
dove la merce
viene venduta esentasse)
del Belgio o dell’Olanda.
Caricati sui camion
partivano alla volta
di Paesi dell’Europa Orientale,
compiendo spesso itinerari
apparentemente assurdi:
Germania Est e Bulgaria
le mete più abituali.
Le sigarette tornavano
in Europa occidentale
con documenti d’accompagnamento falsi,
redatti nella maggior parte dei casi,
da società statali di quei Paesi
e quindi smistate al mercato nero
italiano, spagnolo o francese.
***
Eroina – L’organizzazione di Kastl
era efficientissima,
grazie ad una ramificata
rete di contatti in Occidente,
ai rapporti coi padrini
della mafia turca e a quelli
con le società governative dell’Est.
Kastl aveva ereditato proprio tutto
da Cicchellero, anche l’abilità
nel non sporcarsi le mani
affidando ai suoi uomini
i compiti ingrati.
E proprio dal curriculum
di alcuni di essi
emerge la complicità
dei Paesi dell’Est.
Vediamone qualcuno.
Rehinold Kurz, austriaco,
ricercato
dalle autorità del suo Paese
per un traffico illecito di Marlboro
fra Ungheria e Austria
avvenuto tra il ’77 e 1’80:
le sigarette arrivavano a Vienna
stivate in vagoni ferroviari,
ma i documenti
d’accompagnamento della merce,
compilati dalle autorità ungheresi,
denunciavano il trasporto di fiori.
Inoltre Rehinold Kurz
venne indicato
in un rapporto del gennaio ’79
dalla polizia doganale tedesca
come uno dei principali orchestratori
di un traffico di sigarette
che entravano in Europa occidentale,
destinazione Spagna,
grazie alla complicità
di una società statale di Berlino Est.
Eroina
Un altro uomo-satellite di Georg Kastl
era Otto Steffen,
padrone di numerosi autotreni
messi a disposizione del contrabbando.
Otto Steffen,
ora rifugiatosi in Africa
perché ricercato dalla polizia
di mezza Europa,
raggiunto da un giornalista elvetico
ha dichiarato:
«Ho sempre lavorato
con società bulgare,
rumene e jugoslave.
Queste società mi procuravano
i documenti doganali falsi
in cambio di una percentuale
sulle sigarette.
Loro scortavano i miei camion
sino alla frontiera
con auto della polizia».
Patrick Laurent, parigino,
rifugiatosi in Svizzera
perché ricercato nel suo Paese,
dopo aver lavorato a lungo con Kastl,
ha fondato una società per conto suo
(sempre a Basilea).
È il principale imputato
nell’inchiesta iniziata
nel marzo scorso a Bergamo
su una rete di contrabbandieri.
L’inchiesta ha portato al sequestro
di grossi carichi di sigarette provenienti
da Cecoslovacchia e Germania Est.
***
Eroina – Ma il personaggio
più interessante,
fra tutti gli uomini
che hanno lavorato con Kastl,
è Edmund «Eddy» Eichenberger.
Costui ha fatto per anni
traffico di sigarette
ed ha lavorato a stretto contatto
con la società Basito di Georg Kastl.
Il fatto curioso (ma non casuale)
è che già nel ’74
Eichenberger venne descritto
dalla Guardia di finanza italiana
come uno dei più stretti collaboratori
di Ettore Cicchellero:
su una nave
sequestrata dalla Finanza
al largo di Viareggio
(il mercantile Floriana)
vennero trovati camion
pieni di sigarette;
i camion erano di Eichenberger,
la nave di Cicchellero.
Eichenberger
non è sotto processo in Svizzera
ma è stato interrogato
da un giudice francese
per questioni di contrabbando.
Eichenberger
durante l’interrogatorio
ha fatto mettere a verbale
queste parole:
«Il traffico di sigarette esiste solo
perché esiste la corruzione.
La differenza è che in Occidente
vengono corrotte le singole persone,
doganieri in particolare;
nei Paesi dell’Est, invece,
trattiamo direttamente con i governi.
Quelli là
farebbero qualsiasi cosa
per le valute occidentali».
Dalle sigarette alla droga
Eroina – Certo,
le Marlboro non sono eroina.
Ma anche la droga
è materia di «commercio»
fra gli eredi di Ettore Cicchellero
e i Paesi dell’Est.
Sino a qualche anno fa
la polizia svizzera
aveva tollerato,
meglio, «favorito»
l’attività dei contrabbandieri
che si sono stabiliti
in territorio elvetico.
Non ha potuto chiudere gli occhi, però,
dinanzi ad un fondato sospetto:
che il traffico di sigarette
stesse divenendo una copertura
per il commercio di droga.
Il sospetto divenne realtà
verso la fine del ’79, quando,
nelle vicinanze di Lucerna,
fu fermato un camion
proveniente dalla Turchia,
via Bulgaria.
Su quel camion c’era
una tonnellata e mezza di hascisc.
Prese il via un’inchiesta
che si preannunciava importante:
il 17 giugno ’80
la polizia di Zug,
nella Svizzera tedesca,
scrisse un rapporto
in cui si affermava
che molti trasporti
organizzati da alcuni spedizionieri
residenti in Svizzera
favorivano il passaggio di droga
dall’Est all’Ovest dell’Europa.
Il 3 luglio dell’80,
con un nuovo rapporto,
la polizia di Zug si disse certa
che buona parrte del traffico
aveva per protagonista Otto Steffen
«i cui camion»
si legge nel rapporto «hanno fatto
numerosi trasporti di eroina
dalla Bulgaria e dalla Turchia.
Otto Steffen prende ordini
da tale Alfred Rauch
della ditta Basilo di Basilea».
Il nome di Alfred Rauch è falso:
in realtà si tratta proprio di Georg Kastl.
Eroina
L’inchiesta sembrava
essere arrivata alla radice,
ma successe l’incredibile:
la magistratura elvetica
archiviò la vicenda.
L’autista del camion
su cui era stato trovato l’hascisc
venne liberato
e così anche un socio di Otto Steffen,
arrestato dalla polizia di Zug.
Si scoprì più tardi
che i due erano informatori
del servizio segreto
della Germania Ovest!
Ma l’assurdità
dell’archiviazione del caso
da parte delle autorità svizzere
venne messa in luce ben presto
da un’indagine condotta con coraggio
dal giudice Germain Sengelin,
di Moulhuse, Francia,
a pochi chilometri dal confine
con la Svizzera.
Sengelin arrivò ad individuare
nella ditta Basilo,
e di conseguenza in Georg Kastl,
la stanza dei bottoni
di un fiorente traffico di contrabbando
e di importazione di eroina
proveniente dalla Bulgaria
e dalla Turchia.
***
Eroina – Il maggior atto d’accusa
a disposizione del giudice francese
era costituito dalle deposizioni
di due camionisti da lui interrogati.
I due,
uno svizzero e l’altro francese,
avevano lavorato per anni
alle dipendenze della Basilo.
Raccontarono: «In più occasioni
siamo stati incaricati di trasportare
carichi di sigarette
dal Belgio al Kuwait,
passando per la Bulgaria
ma, una volta arrivati a Sofia,
i nostri viaggi si interrompevano.
Qua venivamo presi in consegna
da alcuni esponenti
di una società statale
(la Despred e/o la Kintex, ndr)
e portati in lussuosi alberghi
della capitale bulgara.
Avevamo l’obbligo
di lasciare le chiavi del camion
nel cruscotto.
Dopo qualche giorno ci dicevano
che potevamo ritornare in Svizzera.
Niente Kuwait.
Ci consegnavano
nuovi documenti di accompagnamento,
falsi naturalmente,
e con grosse auto nere
scortavano il nostro viaggio
sino alla frontiera».
Solo dopo qualche decina di trasporti
i due capirono che,
oltre alle sigarette,
portavano in Europa anche eroina.
«Cinque chili per volta»
specificarono.
Eroina
Gli interrogatori dei due autisti
vennero trasmessi
dai giudici francesi a quelli svizzeri.
Una brutta figura
per questi ultimi
che si videro obbligati
a riaprire l’inchiesta.
Venne spiccato
un ordine di cattura
contro uno stretto collaboratore
di Georg Kastl, Otto Steffen,
il quale fuggì in Africa.
Oltre all’ordine di cattura
nei confronti di Steffen
i giudici svizzeri arrestarono
anche alcuni pesci piccoli,
che sono stati condannati
lo scorso anno.
Ma nei confronti di Georg Kastl,
il vero cervello
di tutta la faccenda, nemmeno
una comunicazione giudiziaria.
La società Basilo, comunque,
venne «sciolta» d’autorità
dalla polizia.
Kastl si ritirò dal giro,
ma solo apparentemente.
Fondò a Zurigo
la San Marco Shipping,
la società attraverso cui
sono stati riciclati
milioni di narcodollari
della mafia.
Va specificato che
la droga portata dalla Bulgaria
con i camion
era destinata ad organizzazioni
di spacciatori turchi
immigrati in Svizzera
ed in Germania.
Tuttavia ci sono buoni motivi
per credere che Kastl,
oltre a fare il riciclatore
del denaro sporco della mafia,
rivestisse anche
il ruolo di intermediario
fra Cosa nostra ed i padrini
della mafia turca
per il rifornimento della droga.
L’uomo dei bulgari
Eroina – Occorre allora
tornare nuovamente a Lugano.
Qui, poche settimane fa,
sono stati condannati tre svizzeri
accusati di aver effettuato
trasporto di denaro sporco
dagli Stati Uniti alla Svizzera.
Il denaro in questione
(oltre 20 miliardi di lire)
costituiva il ricavato
della vendita di eroina
da parte della mafia
sul mercato americano.
Questi tre signori
avevano il compito di consegnare
una parte del denaro
ad un noto mafioso
legato al clan di Gerlando Alberti,
Giuseppe Rotolo.
Costui a sua volta
si recava a Zurigo per
«pagare le partite di eroina»
a un turco residente a Zurigo,
Avni Musullulu.
Musullulu era l’uomo
che procurava alla mafia
grosse partite di droga:
faceva arrivare
la morfina-base in Sicilia,
qui veniva raffinata e preparata
per la spedizione negli Stati Uniti.
I giudici ticinesi
hanno anche accertato
che in alcune occasioni
i soldi,
anziché finire a Musullulu,
venivano accreditati
sul conto della San Marco Shipping
a disposizione di Georg Kastl.
Pare infatti
che fosse stato Kastl. più volte.
a fare da intermediario
fra Musullulu
e la mafia italoamericana.
***
Eroina – Kastl
è stato interrogato al proposito:
ha ammesso
di aver ricevuto quei soldi
ma non sapeva a cosa servissero.
Non c’erano indizi sufficienti
per accusarlo,
hanno detto i giudici,
e così ancora una volta
l’erede di Cicchellero si è salvato.
Musullulu, invece,
non l’ha potuto interrogare nessuno.
Appena sentito odore di bruciato
ha abbandonato
i suoi uffici di Zurigo ed è fuggito.
Dove?
In Bulgaria, ovviamente.
Ma dove
si procurava la droga Musullulu?
Lo ha rivelato il suo braccio destro,
Paul Waridel,
interrogato al proposito.
Un racconto sconcertante:
«Musullulu aveva ottimi rapporti
con società di Stato bulgare.
Quando alla frontiera
la polizia doganale bulgara
sequestrava carichi di morfina,
Musullulu ne era subito informato.
Quella morfina
gli veniva venduta
dalle stesse società bulgare
che lo aiutavano a trasportarla
senza danni in Turchia o in Grecia.
Qui veniva caricata sulle navi
e portata in Sicilia.
Mafia italiana,
mafia turca,
contrabbandieri,
Paesi dell’Est.
Il cerchio si chiude,
come aveva insegnato
Ettore Cicchellero.
Renato Pezzini, «Eroina
venuta del freddo», in
“Il Sabato”, 2 – 8 novembre 1985,
pp. 13-14.
Foto: La ballata del re di denari /
lanuovafrontiera.it